BAROCCA E SENSUALE

La città nera, Bahia de Todos os Santos, per i brasiliani semplicemente Salvador la regina “africana”.

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Esibizione di capoeira

A febbraio il Brasile è tutto in festa, il Carnevale impazza, e Salvador ne è travolta.  Chi ama mescolarsi alla folla e non teme emozioni forti, non può perderlo (quest’anno è dal 19 al 24 febbraio); per gli altri è meglio aspettare che lo spettacolo finisca, lasciando intatto il fascino della città. Il Carnevale di Salvador  è considerato quello più popolare: il cuore afro emerge prepotente  e diventa una gigantesca festa di piazza, dove per un’intera settimana tutti si scatenano ai ritmi frenetici riversati dai trios elettricos. In questi giorni tutto ruota intorno al carnevale, ed è impossibile fare altro. La città, che si snoda intorno alla baia di Tutti i Santi, è come un  lunghissimo serpente nella cui pancia  si trova il quartiere storico  del Pelourinho, che deve il nome allo stele dove venivano battuti all’asta gli schiavi provenienti dall’Africa. Fondata nel 1549,  Salvador fu capitale del Brasile, allora colonia portoghese, fino al 1763. Di quel periodo, florido grazie alla canna da zucchero e all’esportazione di oro e diamanti provenienti dalla Chapada Diamantina, rimangono a testimonianza le sontuose chiese, le case, l’architettura coloniale barocca.

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Panorama dal ponte

Basta perdersi nelle stradine Pelourinho, dichiarato Patrimonio  dell’Umanità, con le  facciate pitturate di fresco nei colori pastello per fare un tuffo nel passato, quando Salvador era il porto principale del Sud America. Vale la pena  di soggiornare in uno dei tanti palazzi trasformati in alberghi o pousade di charme perché sembra di stare su un proscenio e i passanti paiono i fantasmi dei tanti personaggi letterari che  qui hanno realmente vissuto o sono nati dalla penna di Jorge Amado. Al centro culturale dedicato allo scrittore, Fundaçao Casa de Jorge Amado,  un’antica magione coloniale ristrutturata, regna  l’aroma di garofano e cannella diffuso dalla caffetteria dove sono esposte le copertine originali dei romanzi. In prossimità della  Fundaçao, tante gallerie d’arte contemporanea, con opere d’avanguardia o coloratissimi dipinti e statuette naif, e la Escola de Capoeira, la danza nata in Angola, ma diventata famosa in Brasile.  Al ritmo del birimbao nella roda de capoeira rivivono le movenze dell’antica lotta,  simbolo di ribellione, che oggi serve a coinvolgere e aggregare i ragazzi di strada.

Ma la musica è ovunque, nei locali aperti fino all’alba,  nelle piazze con gli artisti di strada, raccontata dai tanti che hanno conosciuto Caetano Veloso e gli altri famosi musicisti dell’onda bahiana. E se vi sentite scrutati forse è opera di qualche Orixà, una delle divinità del Candomblè, la religione afrobrasiliana. Gran parte della vita spirituale a Salvador è imperniato attorno ai riti e alle credenze in omaggio ad Yemanjà, l’Orixà delle acque,  sincretizzata con la Madonna. E anche se la maggior parte dei bahiani si dichiara cattolica, è il sincretismo Candomblè ad emergere, in particolare nelle chiese da più amate, come Igreja de Bonfim. Le chiese sono tantissime, in un tripudio di Barocco, rococò e coloniale. Siamo sempre nel centro storico, in Praça da Sé. In fondo a destra si entra nel Terreiro de Jesus, una delle piazze più suggestive, e a sinistra c’è la Cattedrale dagli altari barocchi e neoclassici. Proseguendo fra altre chiese e palazzi si arriva alla piazza con la croce che preannuncia  il Convento di São Francesco, una delle più alte espressioni del barocco bahiano e coloniale.  L’interno è interamente decorato in lamelle d’oro con le balaustre in legno di jacarandà nero.

3Poco oltre si incontra  la Igreja de Nossa Senhora do Rosario dos Pretos, costruita nel ‘700 dagli schiavi,  e imboccando la lunga ladeira do Carmo, le chiese dell’Ordem Terceira do Carmo e Nossa Senhora do Carmo, nel cui museo si può ammirare un Cristo ligneo scolpito nel ‘700 da uno schiavo. Qui concedetevi una pausa per un aperitivo nei bar adiacenti che hanno l’interno rivolto verso la baia: uno spettacolo veramente unico. Per scendere nella Citade baxia usate l’Elevatore Lacerda, attivo dal 1868.Potrete così vedere il Mercado Modelo, con tantissime bancarelle colorate e stupirvi con quelle della Feira de Sao Jacquim. Dicono sia pericoloso per i turisti, però qui  la vita pulsa e le cataste di frutta profumata sono una gioia per gli occhi, insieme alle curiose statuette di angeli e diavoli.Sul litorale a Itapuà  un viavai di corpi scolpiti e abbronzati, tra surf, venditori, spiagge bianche. Tutto si può vedere, ascoltare e soprattutto assaggiare a Salvador: le specialità della cucina bahiana sono fra le più originali e gustose del Brasile.

Testo di Teresa Scacchi e foto di Eugenio Bersani

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