L’ isola più piccola delle mascarene ha mantenuto intatto il suo carattere africano ed è una delle ultime frontiere per chi è in cerca di un paradiso naturale.


“Figlia di un dio minore”, si potrebbe dire di Rodrigues. Per di più di un dio africano, perché l’isoletta è quasi del tutto creola e cattolica a differenza della più famosa Mauritius che è un melting pot di razze, culture e religioni. Lunga diciotto km e larga otto, la montagnosa Rodrigues affonda le sue radici di roccia vulcanica in una laguna dai riflessi blu topazio, solcato da bianche vele montate su barche dai fianchi stretti: leggere ali di angelo che sembrano voler marcare i confini di uno spazio infinito. I pescatori, aiutati dall’alta marea, si dirigono attraverso la “passe”, il varco naturale nella barriera corallina, per gettare le reti in mare aperto. Nelle ore di bassa marea, invece, spingono le loro imbarcazioni fino al reef con l’aiuto di lunghe pertiche, riparando i volti rugosi scavati dal sole tropicale e dal vento con caratteristici cappelli a falde larghe fatti con striscioline di foglie del “vacoa” (Pandanus utilis), un albero locale. Vanno a caccia dell’”ourite”, il prelibato polpo che poi viene fatto seccare al sole e cucinato in mille modi. Visitando l’isola, è infatti assai frequente imbattersi in lunghe file di ourites appesi a seccare come se fossero dei panni stesi.
C’erano solo le tartarughe e il Solitaire, un uccello cugino del Dodo mauriziano, anch’esso oggi estinto a causa della voracità di marinai e colonizzatori del passato. Le pendici della “Cendrillon des Mascareignes”, ora verdeggianti, ora aride, si tuffano in fretta nell’Oceano Indiano generando piccole spiagge dalla sabbia bianchissima: Trou d’Argent, St François, Anse Bouteille, Anse Coton e Pointe Coton. Saint François è una lunga spiaggia dove i giovani di tanto in tanto si radunano per giocare a foot-ball. Trou d’Argent, la più famosa, è invece una lingua di sabbia bianca cullata da onde di cristallo e incastonata fra due ripide scogliere. Per raggiungerla bisogna camminare un po’, ma la fatica è ben ripagata dalla bellezza del luogo.

Più lontano, persa nell’azzurro, un’incredibile lingua di sabbia candida sembra galleggiare sul mare: è l’Ile Cocos, un lembo di terra popolato da una movimentata colonia di uccelli che nidificano tra le fronde dei “filaos”, sorta di conifere tropicali dette anche casuarine. Le sterne nere, quaggiù chiamate Noddis, sfidano le teste dei visitatori con minacciosi voli radenti. Quelle candide, dette “Vierges blanches”, più discretamente “sfarfallano” al di sopra dei loro nidi per difendere la preziosa covata. L’Ile Cocos è un’area protetta. Nessuno può passarvi la notte. Infatti i turisti vi trascorrono solo qualche ora per un tuffo in un mare da sogno. La sola condizione è di lasciare tutto in perfetto ordine e di non disturbare gli animali. Un’altra curiosità sono i grandi pipistrelli che di giorno colonizzano a testa in giù gli alberi vicino a Port Mathurin. A sera però i Flying Foxes o Renards Volants, prendono il volo creando sciami di ombre scure nel cielo. La Grotte Patate, nella zona vicina all’aeroporto, vale una visita. Le sue sale alte anche 25 metri rappresentano una vera sorpresa in questa piccola isola. Per esplorarla bisogna però essere accompagnati da una guida esperta che solitamente si contatta attraverso un hotel. La vecchia cava di corallo invece è stata chiusa, qui si dice, per non danneggiare il fragile ecosistema. Eppure la maggior parte delle case dell’isola sono fatte di mattoni di corallo che venivano estratti nella plaine corail da vere e proprie famiglie di operai muniti di seghe, scalpelli e martelli. Il vero problema ecologico non sta nello sfruttamento dei depositi di corallo, bensì nel progetto di costruzione di nuovi alberghi. Ciò comprometterebbe davvero l’equilibrio ecologico della piccola isola che non potrebbe sopportare un grande afflusso di turisti con tutti i problemi ad esso connessi.

Il sabato, a Port Mathurin, la piccola capitale che è stata appena sfiorata dallo tsunami del 2004, si svolge un mercato coloratissimo. I banchi sono stracolmi di verdure e di frutta esotica. Dappertutto barattoli di peperoncini piccoli ma piccantissimi. Gli unici oggetti dell’artigianato locale sono i cappelli e le borse fatti con le fibre del vacoas. Preziosissimo è il miele considerato uno dei migliori al mondo tanto che viene servito nella first e nella business class della compagnia aerea mauriziana Air Mauritius. A Rodrigues la gente vive all’antica. La domenica la popolazione, tutta profondamente cattolica, si raduna nella chiesa di Saint Gabriel – la più grande dell’Oceano Indiano – per seguire la predica di un parroco dalla pelle bianca. Dopo la funzione, sulla scalinata che porta alla chiesa, le ragazze da una parte e i ragazzi dall’altra si studiano, si guardano, si sorridono e si scelgono. Volano occhiate fugaci e tra le labbra carnose si disegnano candidi sorrisi; sono i preliminari di nuovi amori e di passeggiate, mano nella mano, lungo ripidi sentieri nascosti fra i campi di mais.
Testo e foto di Andrea Alborno
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