Carnaval mix

Per quattro giorni si ferma tutto: è il secondo Carnevale del Sudamerica dopo quello di Rio, ma vanta un mix di colori ed etnie unico, al ritmo di danze dal sapore africano. La festa finisce con la sepoltura di Joselito Carnaval, il simbolo dell’addio alla baldoria, almeno fino al 6 gennaio successivo.

Ragazze su un carro del carnevale
Ragazze su un carro del carnevale

La cordialità della gente, l’energia della musica e dei balli più spettacolari, i costumi e i carri scintillanti che sfilano per le strade in un tripudio di colori e di suoni: la città colombiana di Barranquilla si ferma la prima settimana di febbraio di ogni anno per celebrare il Carnevale e cade quasi in uno stato di trance, per quattro giorni consecutivi, dal sabato al martedì prima del mercoledì delle Ceneri. Un divertimento senza freni a cui si lasciano andare gli abitanti della città e i turisti per celebrare la vita in tutta la sua complessità e diversità. E’ un carnevale dal sapore caraibico, una festa meticcia, il secondo Carnevale per importanza in Sudamerica dopo quello di Rio. Barranquilla è il capoluogo del dipartimento Atlantico, a Nord del Paese, e si è sviluppata a partire dai primi anni del XVII secolo sul delta del Rio Magdalena, il fiume più importante della Colombia, fino a diventare uno dei centri culturali, industriali e commerciali più importanti dei Caraibi.

Danzatori
Danzatori

La tradizione del Carnevale si è tramandata di padre in figlio a partire dai primi anni del Novecento, mischiando la cultura spagnola dei colonizzatori della vicina città di Cartagena, le tradizioni africane importate durante i secoli passati con la tratta degli schiavi e gli usi e i costumi della popolazione indigena. Un miscuglio di etnie vivace e spensierato, arricchitosi nel tempo con influenze della cultura libanese, siriana, araba, ebrea ed europea: contaminazioni che sono il risultato di migrazioni posteriori verso il paese sudamericano. Un mix colorato, come i fiori lanciati dai carri il primo giorno del Carnevale: fiori di pace, metafora dei proiettili che hanno insanguinato le tante guerre vissute dal paese, lanciati sulla folla di abitanti e turisti accalcata ai bordi delle strade da donne e uomini mascherati con costumi sgargianti. Tutte le strade di Barranquilla sono invase da gente in festa e le attività della città sono bloccate fin dal sabato del Carnevale, il primo giorno delle celebrazioni, quando va in scena la Battaglia dei fiori.

Il 31 gennaio, qualche giorno prima dell’inizio del Carnevale, c’è l’incoronazione della regina delle regine e del Rey Momo, Re del Carnevale. La regina dà inizio alle celebrazioni, seguite da  turisti accorsi da tutti i paesi del mondo per ammirare i carri che sfilano lungo le strade, circondati da ballerini e ballerine che si muovono al ritmo delle danze tipiche locali, come la “Cumbia”, una danza sensuale di preludio all’atto amoroso tra uomini e donne, o il “Mapalè”, un ballo tribale africano con ancheggiamenti molto maliziosi. Poi ci sono le coreografie della “Danza del diavolo”, uno spettacolo di performance e salti acrobatici al ritmo dei sonagli e dei tamburi, messe in scena da ballerini coperti da multiformi maschere di animali, modellate dal legno e dipinte di nero, rosso, bianco e giallo.

Maschera
Maschera

E’ il lunedì della Grande parata, il terzo giorno del carnevale, che la fantasia degli abitanti di Barranquilla raggiunge la sua massima espressione. Diversi gruppi sfilano in successione, ognuno con costumi diversi e interprete di una danza particolare. La danza del “Torito” e quella del “Congo” sono le più celebri e conosciute insieme a quella del “Diablo”. I movimenti che disegnano le coreografie conservano le tradizioni africane da cui hanno origine, sono danze felici, che raccontano però un passato difficile e pieno di sofferenza, il ricordo di maltrattamenti e di schiavitù. Queste danze sono diventate il simbolo del Carnevale di Barranquilla, insieme al rum bianco che scorre a fiumi e agli abitanti che si lasciano andare a una gioia talmente grande da coinvolgere anche i turisti  meno abituati a un divertimento così sfrenato.

I festeggiamenti del Carnevale finiscono la sera del martedì grasso, alla vigilia del mercoledì delle ceneri, con l’entierro (sepoltura) di un enorme pupazzo (Joselito Carnaval) che è il simbolo dell’addio al periodo di baldoria, almeno fino al febbraio successivo.

Folklore
Folklore

Joselito –  narra la leggenda –  era un cocchiere che lavorava senza sosta, riposandosi solo il martedì. Un giorno bevve più del solito e si addormentò nella carrozza. Alcuni ragazzi che passavano di lì per caso, pensando fosse morto, lo portarono al cimitero. In poco tempo si sparse la voce della morte di Joselito: uomini e donne corsero verso il cimitero e formarono un corteo funebre, piangendo e disperandosi per la morte del cocchiere. Quei pianti e quei lamenti, anno dopo anno, sono diventati il simbolo della fine del Carnevale, della tristezza che accompagna gli abitanti di Barranquilla durante le ore che segnano la fine di un periodo di festa tanto divertente e spensierato. Anche se è meno conosciuto di quello di Rio, il carnevale di Barranquilla accoglie ogni anno sempre più persone e per questo motivo nel 2003 è stato riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità.

Testo di Daniele Cimò foto di Fausto Giaccone www.faustogiaccone.com

clikka INFO

Sfoglia la rivista Latitudes

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.