La laguna delle anatre

ORBETELLO – TOSCANA

Orbetello è una delle zone naturalistiche più incontaminate della Toscana. Un territorio che racchiude attrattive storiche e paesaggistiche e che comprende una zona umida di importanza internazionale (riconosciuta dalla convenzione di Ramsar). Posta lungo le rotte migratorie, assicura la concentrazione di migliaia di volatili, rappresentando uno dei principali siti di svernamento per gli uccelli che nidificano in Europa.

Laguna di Orbetello
tramonto sulla Laguna di Orbetello

Oltre 1500 ettari di terreno paludoso rappresentano un habitat unico nel suo genere con una laguna costiera, separata dal mar Tirreno da due strisce di terra lunghe circa 6 chilometri (i Tomboli sabbiosi della Giannella e della Feniglia) e chiusa ad ovest dal promontorio dell’Argentario. Una terza lingua di terra si protende nel centro della laguna e su di essa sorge la cittadina di Orbetello, centro storico in epoca etrusca. I resti delle sue mura poligonali risalgono al IV secolo a.C. e di notevole interesse è il Duomo del XIV secolo, il più bell’esempio di arte senese della zona. Un ponte artificiale, la Diga Leopoldiana, collega la cittadina al Monte Argentario e divide così la laguna in due parti, la Laguna di Ponente e la Laguna di Levante. Le sue acque, inoltre, da cui decollarono gli idrovolanti di Italo Balbo per le celebri trasvolate atlantiche del 1930 e del 1933, sono ricche di pesce pregiato come spigole, orate, muggini e anguille, il cui allevamento rappresenta oggi una delle realtà più importanti del mercato del settore nel nostro Paese.

Questa è la carta d’identità di un ambiente intatto che, a soli 150 chilometri da Roma, ha saputo conservare i tipici paesaggi maremmani in perfetta armonia tra natura e storia, in grado di soddisfare gli interessi e le aspettative di chiunque voglia scoprire questo angolo di Toscana.

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un avocetta si nutre nelle acque della laguna

I miei ricordi invece conservano ancora intatte le limpide mattine d’inverno, quando la tramontana cerca di infilarsi dappertutto, trafiggendoti come mille spilli o quelle di interminabili libecciate, umide di pioggia, che poi però hanno saputo regalarmi tramonti incendiati di rosso e di piombo. Allora ti stringi ancor di più nella giacca a vento, magari cercando un poco di sollievo al riparo del capanno d’osservazione, sapendo che comunque potrai assistere sempre a qualcosa di speciale. Per un fotografo naturalista, infatti, Orbetello rappresenta un luogo unico nel centro Italia per la ricchezza dell’avifauna, protetta dal 1971 da una importante riserva naturale gestita dal WWF Italia. Così il bip elettronico della sveglia che mi raggiunge nel letto prima dell’alba, permettendomi di arrivare al nascondiglio mimetizzato tra le canne prima che la luce del sole mi renda visibile agli abitanti della laguna, è poca sofferenza rispetto al freddo che attenderà me e il mio amico di tanti appostamenti nell’immobilità gelida di ore alla ricerca dello scatto perfetto. Qui infatti nidificano o transitano molte specie di uccelli rari, tra cui il cavaliere d’Italia, il fenicottero rosa, l’airone bianco maggiore e il falco pescatore, ma ovviamente le lenti dei nostri obiettivi inquadrano anche le specie più comuni come gli aironi, le spatole, i mestoloni, i germani reali, le avocette o le alzavole nelle loro abitudini quotidiane. La laguna di Orbetello è tra l’altro l’unico sito riproduttivo della costa tirrenica per la sterna comune e per il fraticello, e tra i mammiferi non è raro l’incontro con la volpe, il tasso o l’istrice. Anche nel mondo degli insetti la laguna sa celare una vera rarità: si tratta di una cicindela endemica, una specie di coleottero che oltre ad Orbetello si trova solo in Camargue.

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un piovanello pancianera
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Jogging lungo i sentieri della pineta

Quando la stagione si fa più calda e molti migratori hanno lasciato la laguna per darsi appuntamento all’anno successivo, ci si può comunque avventurare in una caccia fotografica itinerante tra la macchia e le foreste che si sono stabilite sui tomboli della Giannella e della Feniglia e che hanno ricreato particolari condizioni ambientali simili a quelle delle antiche foreste mediterranee. Così, sempre più spesso, abbandono le acque oramai tranquille dello stagno e mi ritrovo a percorrere nel silenzio il sentiero largo e pianeggiante che disegna l’intero tombolo della Feniglia, lungo circa 6 km.

E’ pomeriggio inoltrato e cercando di rimanere sempre sottovento riesco facilmente ad avvicinarmi ad alcuni esemplari di daino che qui vivono in completa libertà. I punti più comodi per questo tipo di incontri, entrando dal lato di Ansedonia, sono la radura o la pineta vicino alla caserma della guardia forestale. Un giovane maschio è a meno di cinquanta metri da me, e restiamo a guardarci come ipnotizzati. Lì vicino c’è una femmina che annusa l’aria davanti a sé, evidentemente sospettosa. Solo più tardi mi accorgo che, quasi nascosto, c’è il suo cucciolo. Mamma daino, con incredibile tenerezza si frappone tra me e il suo piccolo. Curiosità e timidezza lottano in entrambi, così mi accuccio per farmi più piccolo e non intimorirli. Alla fine se ne vanno, tornando nella sicurezza del fitto bosco. Le luci più calde della primavera e i profumi delle prime fioriture accompagnano il mio percorso lungo il quale è facile notare le buche scavate dai cinghiali in cerca di radici, mentre ad intervalli di circa un chilometro alcuni sentieri mi danno la possibilità di uno sbocco sul mare, ancora non colonizzato dai bagnanti estivi. Le dune conservano integre la classica serie, dalle erbe pioniere, caratterizzate dalle fioriture estive del giglio di mare, fino alla macchia alta in cui predominano il lentisco, la fillirea, il rosmarino e il leccio, e quindi alla fitta pineta di pino domestico. Mentre le rive interne della laguna sono caratterizzate da vasti salicornieti, nel territorio dell’oasi di Orbetello non è raro imbattersi in una delle dodici specie di orchidee censite fra cui la rara Orchis palustris, tipica di questi ambienti umidi. Il sole si bagna finalmente nella laguna, disegnando sagome di lenti fenicotteri che si radunano placidi al centro dello stagno per passare la notte al sicuro e così il sopraggiungere del tramonto mi suggerisce che è tempo di uscire da questo mondo sospeso e ritrovare la via per la cittadina che lentamente si illumina delle sue luci. Un altro giorno è trascorso veloce, denso di emozioni, di fatiche e di sorprese, di freddo pungente e temporali, ma così intenso che le sue immagini sanno ancora destare meraviglia nei miei occhi a distanza di tempo.

Testo di Roberto Morelli – Foto di Roberto Morelli & Fabio Trenta

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