Spiagge lunghissime e bianche, mare trasparente, sole e abbronzatura. E due coste, una diversa dall’altra. Barbados, l’isola più orientale dei caraibi è questo. Ma non solo.

Clive Lorde sorride sereno da dietro la scrivania, è direttore della Protezione Civile locale e come tutti i barbadiani è un uomo fortunato. Abita infatti sull’unica isola dell’arco caraibico che si trova fuori dalla abituale rotta degli uragani. Questi sistemi tropicali si formano da qualche parte al largo delle coste africane, al centro dell’Atlantico, poi, nel loro cammino verso nord o si disperdono oppure, quando sono nei pressi di Barbados, rallentano per poi cambiare rotta evitando l’isola. L’ultimo che ha colpito l’isola è stato nel 1955. Ma se è vero che ciò che non è successo finora non è

detto che non accada in futuro, il saggio amico caraibico, si affretta a ricordare che si può credere in Dio, non nella natura. Da queste parti poi, a proposito di uragani, circola una filastrocca che recita così:” june too soon, july stand-by, august come it must, september remember, october it’s over”, e che tradotta significa che fidarsi è bene ma bisogna comunque fare attenzione ai mesi di agosto e settembre. Ecco quindi che Barbados, pur non avendo molto da temere, è una delle isole caraibiche maggiormente attrezzate per far fronte alla minaccia, con tutte le strutture turistiche costruite secondo criteri anti-uragano. Con questo e la promessa di un sole splendente per più di tremila ore all’anno i turisti possono dormire sonni tranquilli, e dedicarsi alle splendide spiaggie che Barbados mette a loro disposizione. Sole e mare dunque, il classico binomio vincente di ogni isola caraibica che si rispetti. D’altra parte è giusto così: non si viene certo fin quaggiù attratti dal richiamo di una storia che di tracce ne ha lasciate poche, se si eccettua la presenza di alcune dimore del periodo coloniale, le Plantation Houses, invero splendidamente conservate. Addirittura, Cristoforo Colombo scorse Barbados da lontano ma la ignorò e passò oltre. I portoghesi si fermarono nel 1536, la battezzarono “Los Barbados”, per via delle radici aeree somiglianti a lunghe barbe degli alberi di casuarina, ma alla fine se ne andarono anche loro verso il più ricco Brasile. Gli inglesi al contrario, da quando giunsero qui un secolo più tardi, non se ne andarono più: l’Europa chiedeva zucchero in quantità e ai commercianti di Sua Maestà non sfuggì quell’isola che si prestava a essere trasformata nella grande piantagione di canna da zucchero che è ancora oggi. Basta fare un giro in macchina per le strette strade dell’interno per rendersene conto. La monocoltura della canna ha determinato la drastica riduzione

del suo patrimonio boschivo, tuttavia Barbados è ancora un’isola abbastanza ricca, dato che ospita circa 700 differenti specie di piante e fiori. Il commercio dello zucchero oggi non è più un grande affare e la principale fonte di reddito dell’isola è diventata l’industria del turismo con quasi mezzo milione di visitatori che sceglie di trascorrere le vacanze in questa piccola Inghilterra baciata dal sole dei tropici, dai modi aristocratici ma non troppo. Quasi tutti scelgono la costa occidentale dell’isola, accarezzata dal Mar dei Caraibi e fatta di lunghe spiaggie bianche, orlate di palme e bagnate da acque turchesi. Questa è la parte più tipicamente tropicale, più classica e proprio per questo quella più colonizzata dall’industria del urismo. Ville, hotels, resorts di gran lusso e cottage si alternano dunque lungo le baie della costa ovest, fortunatamente senza deturpare troppo il panorama, dato che una saggia politica ambientale impedisce che le costruzioni superino l’altezza delle più alte palme da cocco. In ogni caso turisti, bagnanti e tutto ciò che ne consegue, come motoscafi e moto d’acqua, non ne fanno certo un posto deserto. Per gli amanti della tranquillità e della natura insolita di Barbados è forse più consigliabile la costa orientale dell’isola. Dalle alture delle regioni centrali i boschi di palma reale lasciano intravedere l’azzurro del mare della costa atlantica dell’isola, senza dubbio la più spettacolare, con villaggi di case colorate costruite direttamente sulla spiaggia battuta dalle correnti dell’oceano. Al termine di una ripida discesa si raggiunge Bathsheba, un piccolo

paesino di pescatori. E’ questa l’altra anima di Barbados: sottolineata dal primato assoluto dei venti e delle onde e da una natura aspra, fatta di falesie e scogliere a picco sull’oceano, in drammatico contrasto con le calme acque turchesi dell’altro versante. La costa atlantica dell’isola è anche quella più cara ai barbadiani, che vengono qui per trascorrere tranquilli fine settimana, animati solo dalla presenza dei surfisti di tutto il mondo che si danno appuntamento nella mitica spiaggia di Bathsheba, conosciuta con il nome di “Soup Bowl”, per la schiuma vaporosa e bianca delle onde che agitano le acque della baia. Lungo la spiaggia se ne incontrano molti, inguainati nelle loro mute e con la tavola sotto il braccio in attesa di “quella giusta”. Bob viene da Cardiff, Galles. Racconta che lui vive per cavalcare le onde. In inverno va in Irlanda e d’estate viene qui, a Barbados, dove si trovano le onde più belle, “quelle più possenti, insieme a quelle delle Hawaii e delle coste californiane”. Lontano dal lusso e dalla folla, i surfisti si trovano a proprio agio e verso sera, nell’atmosfera calda e colorata dei rum-shops della costa, si rincorrono storie di giornate trascorse a cavallo delle onde. Barbados è in grado di soddisfare proprio tutti, non resta che scegliere lo scenario che più si addice al vostro stato d’animo.
Testo e foto Lucio Rossi
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