Un pacifico boom

Archiviati gli odi e conflitti religiosi che ne hanno insanguinato la storia recente il Libano rifiorisce. Sfruttando il suo fascino di ponte tra oriente e occidente che i contrasti culturali, paesaggistici, architettonici e gastronomici del Paese dei Cedri alimentano.

Beirut, Hamra district
Beirut, Hamra district

 

Signore, qui si fanno i soldi! Perfino  i musulmani lo hanno capito, si sono buttati anche loro nella corsa ai soldi”, commenta il tassista cristiano senza paura di far emergere la vena xenofoba che sta alla base dei suoi ragionamenti. E infatti è il boom. Basta percorrere il lungomare di Beirut, come stiamo facendo noi, per rendersene conto. Qui è tutto un cantiere. Grattacieli. Gru al lavoro. Caterpillar che abbattono gli edifici crivellati dalle pallottole. E strade intasate. Traffico inverosimile,

Il ristorante Abdel Wahab el-Inglizi, nel distretto di Achrafiye
Il ristorante Abdel Wahab el-Inglizi, nel distretto di Achrafiye

grosse auto. Smog e clacson. La guerra sembra un episodio lontano e dimenticato. Il boom economico lascia intravedere gli spiragli di una possibile pace duratura. Il benessere sta arrivando e gli affari mettono in soffitta l’odio e i mille motivi che sono stati all’origine dei continui conflitti armati che hanno travolto il paese dei cedri. Il Libano, come l’araba fenice, rinasce dalle sue ceneri. E’ l’ennesima volta, ma questa, tutti sperano, potrebbe essere quella definitiva. Il prodotto interno lordo è cresciuto dell’8,5% e i consumi del 40%. Finalmente i capi delle diverse fazioni politiche e religiose stanno imparando a tollerarsi. Certo non si amano, per ora. Ma nel futuro, chissà, forse potranno anche stringersi al mano. Il primo ministro Saad Hariri è riuscito a varare un nuovo governo di unità nazionale con trenta ministri, legati sia alla maggioranza che all’opposizione. Hariri ha trionfalmente dichiarato che finalmente “si inaugura un nuovo corso che si basa sul consenso e la collaborazione per il bene del Libano”. Beirut è il simbolo di questa rinascita. “Mille volte morta, mille volte rivissuta”, scriveva a ragione la poetessa Nadia Tueni. Già, mille volte rinata e oggi più che mai pronta a mostrare senza vergogna al mondo intero i suoi contrasti e le sue anime profonde. Questa città è un vero melting pot di genti, di religioni e di culture. Un crogiolo di

Beirut
Beirut

razze. I suoi quartieri sono stati a volte ghetti chiusi, a volte crocevia di scambio. Cristiani da una parte, musulmani dall’altra. Ma non solo. La divisione non è così semplice. Quali cristiani e quali musulmani? In Libano ci sono 18 religioni ufficialmente riconosciute. Le chiese e le sette religiose sono cartine di tornasole. Spesso segnano anche la classe sociale di appartenenza: ricchi o poveri. Nelle strade si incontrano donne completamente velate e ragazze in minigonna. Le une accanto alle altre. E’ un mini mondo dove la tradizione  mediterranea levantina si tocca con quella araba, si fonde o si respinge, fino a creare gli estremismi più integralisti. Sono proprio questi contrasti laceranti che oggi possono trasformare il Libano in una destinazione turistica unica nel panorama mediorientale. C’è una tale quantità di siti e di luoghi interessanti da vedere che ci vuole almeno una settimana per riuscire a farsi un’idea di cosa sia per davvero il  Paese dei Cedri e della sua valenza multiculturale ed etnica. Gli abitanti sono circa quattro milioni, così divisi: musulmani 55% (di cui 34% sciiti e 21% sunniti), cristiani 37 % (di cui 20 % maroniti) e  Drusi 7%. La distribuzione sulla carta geografica è a macchia di leopardo. Gli sciiti sono concentrati soprattutto nel sud del paese e nella valle della Bekaa, mentre i sunniti sono attorno a Tripoli e Sidone. I cristiani abitano perlopiù nella zona centrale del Monte Libano, mentre i drusi si trovano nel massiccio dello Shuf. Molti sono i tasselli di questo mosaico che si ricompone

La moschea Mohammed el-Amin, Beirut centro
La moschea Mohammed el-Amin, Beirut centro

passo dopo passo. Appena fuori Beirut, Beiteddine è il sontuoso palazzo di una ricca famiglia nobiliare araba. Il vicino villaggio di Deir Al-Qamar sfoggia i più bei esempi di architettura di provincia del XVII e XVIII secolo. Nella sciita valle della Bekaa si visita la “Città del Sole”, l’antica Baalbek, straordinario sito archeologico, forse la importante città romana del Medio Oriente. La valle della Bekaa è un’importante regione agricola. Dai vigneti di Ksara proviene il più antico vino libanese, oggi commercializzato dall’azienda vinicola Chateau Ksara. Non lontano si trova il sito archeologico di Anjar, altra antica città risalente ai primi secoli dell’islam, al periodo della dinastia Omayyade. In direzione nord si esce dalla valle del Bekaa e si entra nell’area dei cristiani maroniti. Il territorio è segnato da una fitta rete di chiese e di monasteri, spesso nascosti tra i dirupi montagnosi che caratterizzano questa parte del Libano. Lungo la costa Mediterranea è un susseguirsi di antiche città legate a doppio filo alla storia dell’occidente. Byblos, antichissima, fu sito romano e poi porto dei crociati, come testimonia il suo castello. La vicina Harissa vanta una gigantesca statua bianca della Vergine del Libano. Tripoli, a nord, è la seconda città del Libano ed è quella che più di altre ha conservato intatto il fascino arabo. La parte antica risale al periodo dei Mamelucchi. E’ un dedalo di vie, di suq, di hamman, di moschee e di caravanserragli. Qui la popolazione è sunnita. A sud, l’antica Tiro fondata dai fenici, conserva splendidi resti romani. Tutta questa parte meridionale del Libano è controllata da Hezbollah, mentre la vicina Sidone, serrata attorno alle sue mura medievali, è la terra natale del primo ministro Hariri, l’uomo che ha nelle sue mani il destino di questo tormentato paese. Se per davvero la pace si imporrà, allora è probabile che il Libano torni ad essere quello che fu un tempo, la perla del Levante.

Testo e foto Aldo Pavan  www.aldopavan.it

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