Possedendo un DNA da viaggiatrice, non ho potuto esimermi dal trascorrere una giornata in giro per Firenze.
E’ una Città che da sempre amo per la sua bellezza ma soprattutto per i ricordi che mi legano a lei, avendo origini fiorentine.
Di buon passo inizio la mia visita solitaria: dalla Stazione mi dirigo verso il Duomo passando per Via delle Belle Donne, imbocco Via de’ Servi e cammino guardandomi attorno come se vedessi Firenze per la prima volta. Tante persone ovunque: scolaresche di ragazzi italiani poco interessati alle opere d’arte, comitive di giovani francesi, piccoli gruppi di giapponesi, inglesi e, naturalmente, fiorentini intenti a svolgere le loro quotidiane attività. Il sole è caldo ed io sono sempre più felice di respirare quest’aria, anche perché mi tornano alla mente le lunghe passeggiate fatte con i nonni prima di qualche ormai lontano Natale: le vetrine illuminate, i ricciarelli* gustati per merenda e, soprattutto, la calda mano della nonna che teneva stretta la mia. Sono sveglia dalle 6 e si fa già sentire un po’ d’appetito, perciò mi dirigo in Borgo la Croce alla ricerca del mio spuntino fiorentino preferito: il panino col lampredotto. E’ un tipico piatto povero della cucina fiorentina composto da una parte dello stomaco del bovino,
cotto in acqua con cipolla, pomodoro e sedano. Viene servito in piatto o in un panino non salato, con salsa piccante e salsa verde.
In Piazza S. Ambrogio trovo due lampredottai piuttosto allegri e simpatici, perciò mi accomodo su di un alto sgabello a degustare il saporito panino. Lo voglio completo, anche con il pane inzuppato nel brodo di cottura. Più tardi alla ricerca di un buon caffè, vengo attirata da un piccolo locale d’epoca con un solo tavolino all’esterno e, scoprirò dopo, bottiglie di profumo nella curata toilette Paris style. L’insegna recita Gilda Bistrot e, per la bontà del caffè e la grazia della proprietaria, ve ne consiglio una visita qualora vi trovaste da queste parti.
La passeggiata prosegue e continuando a rimirare i magnifici edifici rinascimentali, mi ritrovo di fronte alla Casa di Dante dove rimango per un po’ ad ascoltare incantata un tizio, con la corona d’alloro in capo, mentre recita la Divina Commedia.
La stanchezza inizia a farsi sentire e vado a cercarmi un posto per riposare un po’ in Piazza del Duomo, così ho anche la possibilità di stare ferma ad osservare la gente; non è una cosa che faccio per spirito di critica ma perché sono molto incuriosita dalle storie delle altre persone, ed osservarle mi dà qualche indizio…almeno nella mia fantasia.
I minuti passano e cambiano i miei vicini di panchina; sono tre coppie, direi straniere, allungo l’orecchio e riconosco qualche parola: evet, dört, be?, te?ekkur**, sono sicuramente turchi. Vorrei parlare con loro ma non so come fare, ho sempre paura di risultare invadente. Una delle signore però mi guarda, mi porge una boccetta e mi dice:”koloniasi??”, mi stava offrendo l’acqua di colonia al limone che i turchi usano abitualmente per pulirsi le mani; sorrido, accetto ed inizio a parlare con questi turisti che decantano a me le bellezze dell’Italia, mentre io tesso le lodi del loro meraviglioso Paese. Stanca ma soddisfatta me ne ritorno a casa con prosciutto di maiale grigio, pane toscano senza sale e salsicce da far stagionare…avrei potuto fare altrimenti?
* tipici dolci senesi dalla tipica forma a chicco di riso, composti da mandorle, zucchero, albume d’uovo e l’ostia su cui poggiano.
**in turco: si, quattro, cinque, grazie
Testo: Federica Giuliani blog: Travel to taste, racconti gastronomici di una viaggiatrice Foto: Federica Giuliani e archivio