Spiagge candide incorniciate da palme, acque trasparenti, foreste tropicali, tramonti incandescenti e il rum. E l’immancabile Bob Marley. La Giamaica incarna un sogno, anche se dietro questa immagine da cartolina il passato degli schiavi pesa ancora. Il rastafarianismo, che non è solo dreadlock e reggae, sostiene il ritorno alla madre Africa e si impegna per migliorare le condizioni del popolo nero nel mondo.
Si può cominciare da Negril: 7 chilometri di rena immacolata lambita da acqua turchese, dietro cui si è sviluppata la maggiore località turistica del Paese, capace di offrire una buona scelta di accoglienza e ristoro. Sulla spiaggia per fortuna ancora tranquilla si affacciano ristorantini con lidi privati dove prendere il sole e ascoltare musica. Chiacchierare con la gente del posto qui è facile: gli artigiani arrivano alla spiaggia con i loro oggetti in legno intagliato, gli abitanti salutano i turisti con larghi sorrisi, e qualcuno immancabilmente offrirà spinelli o compagnia per la notte (alle donne!). Malgrado sia ormai molto turistico, come dice la gran quantità di pulmini e di venditori locali che affollano il parcheggio, il posto più famoso per guardare il sole che si tuffa nell’Oceano rosseggiante è il Rick’s Café, sulla parte della scogliera di Negril. Si ammira il tramonto straordinario e si beve rum punch ascoltando reggae, mentre i ragazzi si arrampicano sugli alti alberi e si tuffano tra le onde da altezze davvero incredibili. Altra meta da non perdere, le Dunn’s River Falls, a pochi chilometri da Ocho Rios. Con i loro 180 metri di scalini calcarei che scendono verso una piccola spiaggia formando ripide cascate e piccoli pozze, sono forse l’attrazione più nota della Giamaica. Si risale il corso del fiume coperto da una rigogliosa foresta pluviale insieme alla
folla. Ma tra gli incitamenti delle guide locali che aiutano a superare i passaggi più difficili e gli inevitabili idromassaggi, si arriva alla fine del percorso con il fiatone e il cuore leggero. Per rendersi conto invece del passato coloniale del Paese, si può visitare una delle tante tenute agricole che ancora oggi coltivano ananas, canna da zucchero, banane, manghi, cacao e caffé. Molto ben conservata è la Woodstock Farm, che ha una casa principale dell’800 in stile georgiano con uno splendido portico in legno, che si affaccia sulle verdi colline e una più moderna piscina, www.woodstockjamaica.com. L’ora di macchina che la separa da Montego Bay è un’ottima occasione per vedere la parte interna della Giamaica e scoprire l’incredibile vigore della sua foresta. Già Colombo la descrisse come “l’isola più leggiadra che occhio umano abbia mai visto”. Malgrado sia piuttosto piccola, la Giamaica vanta infatti una notevole diversità di territori e vegetazione, e le colline sono ricoperte da piante provenienti da tutto il mondo, portate qui secoli fa dai colonizzatori. Grazie agli Spagnoli arrivarono la canna da zucchero, gli agrumi, una varietà di banano. E perfino, il frutto nazionale, l’ackee, l’ingrediente di uno dei piatti tipici, l’“ackee and saltfish”, fu portato dall’Africa a bordo di una nave di schiavi. Passando attraverso la scenografica Bamboo road, con un’ora di macchina da Woodstock si può arrivare ad un altro dei
simboli dell’isola: l’Appleton Estate, la celebra fabbrica del Rum. Qui oltre al tour per scoprire come si produce il liquore partendo dalla canna da zucchero, si possono degustare, e ovviamente acquistare, le bottiglie con vari gradi di invecchiamento. Tornando alla costa e alla sua incredibile natura, gli ecosistemi delle scogliere coralline pullulano di vita: un’uscita di snorkeling permette di nuotare tra cavallucci marini, pesci tropicali e coralli multicolori. Per vivere pienamente i fasti d’oro della Giamaica, quando era la meta privilegiata delle star americane, un indirizzo privilegiato è l’Half Moon, a Montego Bay, uno dei più eleganti resort cinque stelle dei Caraibi. Prende il nome dalla spiaggia di sabbia bianchissima a forma di mezzaluna davanti a cui sorge, e ha ospitato celebrità come la regina Elisabetta e il principe Charles, John e Jacqueline Kennedy, e pure Fidel Castro. Le loro foto si possono ammirare lungo le pareti dell’edificio principale, ricavato da una dimora coloniale, che
ancora regala l’atmosfera di questo passato dorato. Tutto intorno, sui 160 ettari di rigogliosa vegetazione hanno trovato posto 398 suite, 53 piscine, 13 campi da tennis, un campo da golf di 18 buche disegnato da Robert Trent Jones, un centro equestre per fare cavalcate sulla spiaggia e una laguna per nuotare con i delfini ammaestrati. Il relax è assicurato dalla Fern Spa: 6300 metri quadrati con giochi d’acqua, giardini, stanze per trattamenti con patii privati, labirinto per meditazione e un padiglione per lo yoga. Molti dei trattamenti attingono ai rimedi indigeni e usano piante coltivate nel giardino. Per informazioni: www.halfmoon.com. Da maggio e settembre con Carréblu 7 notti in B&B con volo Livingston da Malpensa (www.lauda.com) e trasferimenti a partire da 1890 €.
Testo: Carmen Rolle Foto: Anne Conway
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