Sabbia dal deserto

Viaggiare in auto ha per me un grande fascino e quando sotto le ruote ho solo sottile, soffice ed impalpabile sabbia la sensazione di libertà è immensa. Il Sahara tunisino è vasto e, a prima vista, può sembrare tutto uguale; tuttavia, ad una più attenta analisi, si possono notare sfumature di colore che cambiano in base alla luce, alla quantità d’acqua o all’ora del giorno, piccole impronte di chissà quale animale che tracciano la sabbia, strani arbusti dall’ingannevole aspetto poco vitale. In Tunisia ci sono otto Parchi nazionali e il più grande, con i suoi 150.000 ettari, è il Parco Djebil, ai margini del grande Erg orientale. Qualche millennio fa la zona era coperta da una sorta di savana composta da arbusti tipici della zona centrale del Sahara e le caratteristiche biologiche di questo ecosistema hanno giustificato l’istituzione del Parco nazionale nel 1994. Le tribù nomadi berbere, hanno però da subito contestato questa decisione perché, oltre a dover combattere quotidianamente con il difficile ambiente sahariano, si sono visti sottrarre ampi spazi di pascolo. Un cosa che nel deserto lascia costantemente stupiti è come le piante e gli animali riescano a sopravvivere nonostante l’apparente mancanza d’acqua. Pare che flora e fauna possano rimanere in vita grazie all’ampia rete di linee che in profondità costituiscono un letto di flusso verso le depressioni che esistono in tutta la zona. Nel Parco,ovviamente, non sono ammessi mezzi a motore e le guardie si muovono a cavallo o a dorso di dromedario. Così, ritrovandomi al tramonto di fronte alla porta d’accesso della zona protetta, i guardiani   mi esortano a campeggiare a ridosso delle mura, perché venga protetta dal forte vento notturno ma solo dopo aver cenato con loro. Vengo invitata a sedermi intorno ad un grosso braciere dalle alte fiamme, perché il freddo inizia a farsi sentire tagliente. Mentre i miei ospiti sono intenti a preparare un tè caldo, io mi riempio gli occhi con i colori del tramonto, il sole tinteggia la sabbia di un caldo color arancio mentre le gazzelle corrono elegantemente nello spazio infinito. La vita qui non è certo semplice; i turni di guardia al Parco sono di tre mesi, durante i quali stare lontano dalla famiglia è un’aggravante al clima difficile: molto caldo d’estate e intensamente freddo in inverno. L’ora di cena è arrivata e Abdallah e Fahed mi offrono dell’ottimo riso al vapore con carne e verdure. Da bere acqua, che proviene dalla cisterna e bisogna utilizzare tutti il medesimo bicchiere…ma che importa, non sarà questo ad impedirmi di gustare questa ottima cena in compagnia di persone gentili e incuriosite da me, tanto quanto io lo sono da loro.

Riso al vapore tunisino:

ingredienti per 2 persone: 150 gr riso parboiled, 100 gr carne di manzo, 2 zucchine, 1 cipolla, zenzero, zafferano, curcuma, sale. Mettere il riso in un recipiente con le spezie ed il sale. Aggiungere poca acqua, mescolare e far riposare. Nel frattempo tagliare la carne in piccoli pezzi o, in alternativa, potete preparare delle polpettine con carne macinata. Il riso va cotto in una pentola per la cottura al vapore (io uso la pentola per fare il cous cous), quindi mettere l’acqua a scaldare. Versate il riso nel cestello della pentola ed aggiungete la cipolla tagliata a fette, le zucchine a rondelle e la carne. Coprite con il coperchio e fate cuocere circa 40 minuti. Servire con pomodori e cipolla fresca.

Testo e foto: Federica Giuliani

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