Ancora in Vietnam: Ninh Binh.Un punto sulla cartina che potrebbe passare inosservato, a metà strada tra Hanoi e Hué, un luogo che molti trascurano nella foga di arrivare alla capitale o per raggiungere al più presto le bianche spiagge della costa orientale, Ninh Binh è un posto da scoprire. Per quanti percorrono il Vietnam da sud verso nord questo luogo segna l’ingresso in un paese diverso dove la gente sorride a fatica e dove gli uomini portano dei rigidi cappelli da esploratore di color verde militare, così popolari nel nord del paese; per chi invece scende verso sud rappresenta uno sfumato abbandono della marzialità settentrionale per ritrovare i ritmi più tranquilli del sud. Ninh Binh è un posto interessante che, non propriamente bello e per questo poco toccato dai turisti, dà un immagine più genuina di tanti altri luoghi che si sono rifatti il trucco per accogliere il maggior numero possibile di stranieri: qui i ristoranti non si vergognano di servire tartarughe e carne di cane, i mercati a cielo aperto vendono fiori e frutta (non i soliti souvenir) e alle otto cominciano già a sbaraccare perché la giornata di lavoro è già nel suo pieno. Ma nei pressi di Ninh Binh giace una gemma che ancora pochi scoprono, attirati dalle false promesse della più famosa Halong Bay: tra infinite e verdissime risaie, immersa in un complesso reticolato di canali e ponticelli, sorgono le formazioni calcaree di Tam Cuoc, immensi giganti di pietra che sorgono dal nulla, enormi capezzoli della madre terra su cui saltellano le capre e attorno ai quali volteggiano i falchi. Tam Cuoc viene spesso definita la Halong Bay delle risaie e se la trasposizione, a livello di paesaggio può rendere, le sensazioni che si possono vivere girando liberamente tra le risaie di Tam Cuoc sono di tutt’altro livello. Perché è questa la ragione che rende Tam Cuoc un posto speciale: la libertà che vi si può godere, la possibilità di muoversi senza impedimenti perdendosi a volontà tra queste formazioni calcaree. Per quanto il paesaggio di Halong Bay, dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità sia di una bellezza straziante, il numero eccessivo di turisti che la visitano e le centinaia di barche che vi circondano ad ogni momento rovinano decisamente l’esperienza: il rumore dei motori diesel che borbottano tutta la notte e la fitta coltre di smog in cui vi risveglierete la mattina vi riporterà con la mente al peggior traffico di Saigon. A Tam Cuoc niente di tutto ciò, la ricetta per la felicità è semplice: bastano un motorino e due grandi occhi per godere di questo spettacolo fantastico nella più completa indipendenza, due buone gambe non guastano per interrompere la migrazione a due ruote e scalare uno dei tanti templi arroccati sulle pendici delle montagnole più grosse. Il tempio dei mille gradini, col suo drago di cemento che si snoda sulla cima offre una bellissima vista su tutta la valle e le centinaia di libellule che volano alte punteggeranno di nero tutte le foto e i vostri ricordi, soli di fronte al verde delle risaie che si congiunge col cielo. Da un porticciolo a Tam Cuoc partono delle barchette che attraversano le risaie, sfiorano le pareti dei monoliti calcarei disseminati ovunque e passano sotto basse grotte che conducono a tranquilli specchi d’acqua. I rematori e le rematrici spingono le imbarcazioni muovendo i remi coi piedi, mantenendo la presa artigliando il legno con le corte dita. Le donne sono coperte dalla testa alle estremità con pesanti vestiti e i classici cappelli a cono: anche per loro è importante mantenere il bianco eburneo della pelle, simbolo di grande bellezza in tutto il continente asiatico, indicativo di una vita agiata che non comporta il lavoro nei campi o nei cantieri all’aria aperta. Purtroppo, aspettatevi di dover subire il loro assalto al ritorno, di dover essere bombardati da incessanti richieste di acquisti di souvenir e di inutili magliette; serve un po’ di pazienza per resistere ma ne vale la pena. Nei dintorni di Tam Cuoc ci si immerge in tutti gli stereotipi da cartolina del Vietnam: qui davvero le ragazze hanno capelli corvini mantenuti in lunghe code di cavallo, davvero le donne portano il tradizionale abito vietnamita composto di pantaloni e lunghe tuniche di seta, davvero gli studenti escono da scuola in massa, su biciclette troppo grandi e con foulard rossi arrotolati al collo. Un posto da scoprire, un posto da vivere per avere un’immagine più vera di un Vietnam troppo spesso pronto a compromettersi per far piacere al turista tocca e fuggi.
Testo e foto : Matteo Il blog di Matteo
Chi è Matteo?
Della stessa serie:
1 – Easy Rider
3 – Sapa la vera gemma del Vietnam