Canada: Québec into the wild

Il mondo selvaggio a portata di mano: come conquistare un sogno primordiale a un paio d’ore dalla metropoli. 

 

 

Sette milioni e mezzo di abitanti per una provincia grande due volte la Turchia concentrati ai confini con gli Stati Uniti e lungo il fiume San Lorenzo. Per il resto boschi immensi, tundre, laghi, ghiacci perenni, e un mare pescosissimo. Sarà anche un Canada da cartolina, giubbe rosse e cacciatori di pellicce, cani da slitta e pellerossa, ma se dentro di voi ancora alberga un diapason sintonizzato sul richiamo della foresta, qui lo sentirete vibrare, forte e chiaro.  Il territorio selvaggio inizia a qualche centinaio di chilometri da Montréal, annunciato da una campagna di linde fattorie, cottages immersi nel verde, campi di orzo e segale, orti e serre. Poi la strada s’inerpica fra basse colline dove il manto di aceri, betulle e conifere si fa man mano più fitto e già nell’intrico del sottobosco pare di scorgere occhi furtivi che vigilano sul nostro passaggio. 

Intorno a Saint Alexis des Monts, l’ultimo villaggio del Maskinongé prima del nulla, ci sono decine di piccoli laghi, spesso raggiungibili solo lungo piste sterrate o sentieri scoscesi, sempre che non si abbia a disposizione un idrovolante. Questo habitat millenario è il regno della lince, dell’orso bruno, del castoro, dell’alce, del lupo, del coyote, dello scoiattolo, dell’ermellino, della lontra, della martora, di  gufi reali e altri grandi rapaci, come l’aquila dal collare, e quattro specie diverse di picchio.  Nelle acque limpide nuotano trote di varia specie e dimensione, compresa l’ambita trota grigia, che può raggiungere gli otto chili di peso. Fino a trent’anni fa l’economia locale ancora si reggeva soprattutto sull’attività tradizionale della caccia agli animali da pelliccia. Oggi la maggior parte dei vecchi trappeurs ha appeso l’attrezzatura al chiodo, e quel poco di mercato che rimane lo si deve ai cinesi, entusiasti di rincorrere mode e lussi che noi consideriamo ormai esecrabili.  

Siamo nel territorio dei monti Laurentides, la  catena del sud Québec (massima altezza 1166 m.) destinata quasi interamente a parco naturale o riserva faunistica, nel tratto compreso all’interno della regione turistica del Mauricie. La foresta boreale tinge il paesaggio di colori cangianti che vanno dal bianco brillante del lungo inverno al verde azzurrino della primavera, degradante nei toni scuri della stagione estiva, fino al trionfo cromatico dei mesi autunnali, quando la luce esalta le sfumature rosse e gialle delle foglie. Per molti è questo il momento più bello dell’anno. Guidati dall’innata sensibilità alla poesia della natura, alla sua estetica inimitabile, tanti giapponesi scelgono proprio l’autunno per venire fin qui e pascersi di uno spettacolo che per intensità e scala ha pochi eguali al mondo.  

Più ci si inoltra nella foresta, più i segni della presenza umana si fanno rari e i rumori indecifrabili. Bisogna affidarsi a qualche guida del posto per riconoscere in un frullo d’ali un martin pescatore dalle dimensioni ragguardevoli, o apprendere che il muggito sordo e potente che ci ha fatto sobbalzare sulla riva del lago appartiene a una piccola rana. I sentieri seguono le antichissime piste dei nativi delle tribù algonchine, e ancora oggi sono i tracciati migliori anche d’inverno, quando la spessa coltre di neve sembra rendere uniforme ogni superficie. Come nel resto del Canada, e forse anche di più, c’è grande rispetto per la natura. Pesca e caccia sono rigidamente regolamentate, anche se davvero la fauna è abbondante e il flusso di appassionati, specialmente dagli States, ma ora anche dall’Europa, decisamente in crescita. 

Fra queste alture, su queste acque trasparenti, la maggior parte dei turisti viene però per altri motivi, per le tante attività che si possono fare a seconda della stagione, o semplicemente per ritemprarsi e rigenerarsi. Gli amanti di fauna e flora trovano un vero paradiso dove consumare occhi e obbiettivi.  Il trekking in ogni momento può riservare incontri ravvicinati con animali selvatici, aprirsi su paesaggi di rara bellezza, piccole lagune formate dalle dighe dei castori, valli profonde ammantate di foresta fittissima, minuscoli laghi senza nome, o grandi bacini dove il cielo si specchia e le ninfee tingono di bianco  anse nascoste. Nella stagione degli amori può accadere di incrociare una coppia di alci, il grande orignal, che hanno scelto di nuotare per raggiungere l’altra riva e rompono con il loro incedere maestoso l’immobile superficie, lasciando una lunga scia nell’acqua e una sensazione di levità nel cuore di chi osserva. 

Durante l’inverno racchette da neve  e sci da fondo sono gli attrezzi indispensabili  per addentrarsi nella selva, o  spingersi fino al ghiaccio di un lago per praticare la tradizionale pesca dei nativi: un buco nella crosta e filo ed esche gettate all’ingordigia delle trote provate dalla dura dieta dei mesi freddi.  Le lunghe distanze, gli itinerari sulle orme dei trappeur, si possono coprire ancora oggi con un solo  mezzo: la slitta. Nella versione moderna e motorizzata consente di percorrere velocemente moltissimi chilometri al giorno, fra spruzzi di neve e scariche di adrenalina. Altri tempi e ben altre emozioni significa  scivolare fra i boschi eterni alla guida di una muta di husky, sentendo sotto i talloni i pattini danzare all’unisono con il passo degli animali, e avanzando nell’intimo delle terre estreme divenire  parte del respiro del mondo. 

 Tutte le stagioni sono adatte ad un viaggio da queste parti, e ci sono alcune strutture di ottimo livello che propongono soggiorni con possibilità di praticare attività sportive, fare escursioni mirate alla conoscenza dell’habitat e della cultura locale, percorrere itinerari invernali anche di più giorni con slitte e motoslitte. Le due che segnaliamo garantiscono in più una cucina di alto livello e trattamenti terapeutici ed estetici accurati nelle spa per un relax totale circondati dall’incanto ineguagliabile della natura boreale

L’accoglienza sui laghi dorati 

  

Non si può immaginare posizione più incantevole di quella dell’ Hotel Sacacomie, sull’alto della sponda orientale dell’omonimo lago, nel fitto della foresta ma con una splendida vista sulle acque limpide e la prossimità di una spiaggetta dalla sabbia fine e un molo attrezzato per kayak, canoe, barche da pesca. La struttura cinque stelle è tutta in legno, possiede 109 stanze e suite, ed è stata edificata adottando soluzioni rispettose dell’ambiente che vanno dalla climatizzazione con pompe di calore, ai vetri, tutti riciclati, alle piante da legno utilizzate compensate con reimpianti, all’acqua, riciclata per l’80% , al cemento, anch’esso riciclato. La proprietà ha acquistato un vastissimo appezzamento di terreno dal Governo, oltre 500 km2, con l’impegno tassativo di mantenerne inalterato l’habitat ed evitare qualsiasi speculazione edilizia. 

 

 

 In questo luogo, scelto si dice assecondando il pensiero di un vecchio nativo – “qui si può parlare con la Terra” –  l’immersione nella natura è totale, e le attività possibili moltissime, sfruttando l’esteso territorio e i numerosi laghi. Fra queste, la pesca alla trota bianca e grigia, l’equitazione, il trekking lungo gli oltre 65 km di sentieri segnati, il canottaggio, il tiro al volo. Molte le iniziative dedicate ai bambini, come la scoperta della cultura dei popoli amerindi, della vita dei primi pionieri e di miti e leggende sui lupi, nell’atmosfera emozionante di una vera cabane du trappeur . Si possono fare escursioni in quad, rigorosamente su percorsi che non disturbano gli animali, o provare l’ebbrezza di un giro panoramico su un idrovolante. Da non perdere sono le escursioni per avvistare castori e orsi bruni, con l’assistenza di guide esperte e molto disponibili, in gran parte ex cacciatori di pellicce, grandi conoscitori della fauna locale. Una citazione particolare merita monsieur Marion, ex trappeur che ha impiegato due anni a farsi perdonare e a fraternizzare con Charlie, capofamiglia di una grossa tribù di castori, il quale ora lo aspetta puntualmente ogni sera per ricevere dalle sue mani teneri e irresistibili rametti dal nome segreto.  

La struttura possiede un parco motoslitte e più di 150 cani da slitta che d’inverno diventano il mezzo locomotore ideale e più ambito dagli escursionisti. 

Vanto e fiore all’occhiello  dell’Hotel Sacacomie è  Geos, la modernissima Spa con certificazione ambientale ricavata in un’ala dell’edificio comunicante con un giardino naturale a picco sul lago dove, fra erbe di bosco e fiori spontanei, due piscine con idromassaggio ed acque a 38° gradi costanti consentono un relax assoluto, in una cornice paesaggistica inimitabile. Sempre nel giardino, una sauna allestita in una grotta e una vasca con cascata di acqua a 13°. All’interno bagno turco e un’altra piscina, una sala di attesa e una solarium/relax (con chaises longues, musica d’ambiente, succhi, frutta e acque minerali), tutte con vetrate a vista sul lago. A disposizione 10 lettini e vasche per trattamenti estetici e terapeutici con prodotti della propria linea Herbier.  Da segnalare alcune esclusive di Geos, come la massoterapia alle pietre vulcaniche, il trattamento energizzante del corpo a base di argilla viola, la reinassance amérindienne  detossificante e purificante, il dolce esfoliante con tè verde, rosa e argilla glaciale per problemi dermatologici e antistress, il trattamento curativo per le articolazioni a base di alghe marine canadesi e argilla marina del Manicouagan e, sempre per il corpo, l’esfoliante, energizzante, idratante con argilla e sciroppo d’acero. 

Festeggia quest’anno il 15° anniversario la La Pourvoirie du Lac Blanc, considerata un’istituzione nel Mauricie, soprattutto grazie all’attivismo e alla simpatia del suo “inventore”, Gaston Pellerin, che ha deciso di realizzare con la moglie Andreé sui 4000 acri di laghi e foreste di proprietà della famiglia il suo sogno di sempre: un complesso di accoglienza per gli amanti della pesca e della natura incontaminata. Oggi gli acri sono 6800, e il complesso comprende un hotel  cinque stelle con 18 camere e, dislocati lungo il lago, 12 chalet ad alto confort, uno rustico ed uno familiare interamente in legno. Di recente costruzione, un centro acquatico con piscina, piccola spa, sauna, mini gym e sala per massoterapia. 

L’entusiasmo di Gaston Pellerin ha contagiato anche il resto della famiglia: il primogenito Charles è un ottimo chef responsabile della cucina, mentre il fratello Georges coordina le tante attività esterne durante tutto l’anno. La pesca si può praticare su diversi dei 12 laghi celati dalla grande foresta appartenente al domaine. Esperte guide sono a disposizione per assicurare catture ragguardevoli anche ai principianti assoluti. Molte le possibilità di svago in ogni stagione: osservazione degli animali – orsi, castori, uccelli – trekking in solitaria o con guida, gite in quad, idrovolante, tiro al volo, esperienze simulate delle tradizioni di caccia  degli indiani e dei trappeur, notti in tee-pee, nel cuore della foresta. D’inverno escursioni con racchette, pesca nel ghiaccio, gite in motoslitta e slitte coi cani. Particolarmente  seguita l’organizzazione di tour di più giorni con slitte con partenza e rientro in hotel, forniti di tutta l’attrezzatura e vestiario, e con la possibilità di guidare il proprio mezzo nella carovana capitanata dai fantastici conduttori della Pourvoirie. Una grande emozione, da provare almeno una volta nella vita. 

Della Pourvoirie, a parte la bellezza dei luoghi, colpisce l’atmosfera amichevole e familiare creata da tutto il personale: un po’ come sentirsi a casa dall’altra parte dell’oceano. 

 

Nella vecchia birreria québequoise 

  

Lungo la strada per arrivare agli hotel segnalati vale la pena una sosta alla Microbrasserie Nouvelle France, all’ingresso di Saint-Alexis. Annesso alla birreria c’è un piccolo ecomuseo e un simpatico ristorante arredato con mobili antichi e ornato di animali imbalsamati, pelli, vecchie foto, attrezzi tipici dei trappeurs e dove è possibile gustare piatti della tradizione accompagnati da tre qualità di birra, ovviamente, locale. 

  

Testo e foto di Gianfranco Podestà