In bici lungo la Tremula

È una di quelle strade che hanno fatto la storia d ‘Europa per la sua funzione di collegamento tra nord e sud. Risalire i tornanti in pavè del San Gottardo è un’impresa da ciclisti esperti. Ma percorrerla in discesa permette di godere un panorama unico al mondo.

Cascata Piumogna in località Faido

Il San Gottardo è’ il passo storico delle Alpi centrali, che prende il nome da un abate benedettino del X secolo, rappresentato nell’iconografia con una piccola chiesa in mano. Cerniera tra Nord e

Sul passo del Gottardo

Sud lungo la via che collegava la grigia e fredda Europa nordica alle assolate terre del meridione. Ancora oggi, quando arriviamo in Ticino dall’Oberland (che significa “terre alte”), lasciandoci alle spalle ghiacciai e creste di granito, il Sud ci accoglie con un’improvvisa folata di calore e i suoi vivaci colori, già ci sembra di respirare l’aria del Mediterraneo. Possiamo allora immaginare quale seduzione doveva provare nel Medioevo un pellegrino quando, raggiunto il valico dopo giorni di cammino, si affacciava per la prima volta sulla Val Leventina e l’Italia. Una storia lunga, sepensiamo che l’attuale galleria

Nel bookshop prima della partenza

stradale del Gottardo è stata inaugurata appena nel 1980. Il passo, poco sopra i 2000 metri, domina un’orografia alquanto complicata, nel mezzo di un quadrilatero di valichi: il Furka e il Nufenen a ovest, l’Oberalp e il Lucomagno a est, che rende l’ambiente alquanto suggestivo. Celebre per essere stato uno dei valichi più frequentati, soprattutto da quando venne costruito il ponte del Diavolo che consentiva ai viandanti di superare la gola dello Schöllenen senza essere travolti dalle ire del fiume. Questo piccolo ponte di pietra che ha resistito fino ad oggi è menzionato negli Annales Stradenses, redatti nel XIII secolo come “guida” per i pellegrini che dal nord Europa si volevano recare a Roma. Per lungo tempo la via del Gottardo è stata poco più che un sentiero, era nota con il nome di Tremula per il fondo in pavè, con una successione di tornanti sorretti da spettacolari muraglioni in pietra per far passare la diligenza, e risale al 1832. A quell’epoca vennero costruiti anche gli altri edifici sul passo, per il servizio postaledelle carrozze, escluso il vecchio Ospizio datato 1117 e rifatto nel Settecento, dopo una

L'antico Postale del San Gottardo

valanga. Oggi una società privata ha restaurato due delleantiche diligenze e ripropone lo stesso ballonzolare di un tempo lungo il percorso da Andermatt a Airolo  Noi invece lo affrontiamo in bicicletta. Punto di partenza è la stazione ferroviaria di Airolo (1159 m) dove si noleggiano delle ottime mountain bike (t. +41 91 8691737). A pochi metri da lì parte il bus giallo che conduce al valico sul quale si possono caricarele biciclette (partenze: ore 8.15 e 14.10). La nostra escursione comincia in cima al Passo di San Gottardo e percorre in discesa gli aerei tornanti della Tremula, che in alcuni tratti raggiunge una pendenza del 12%. Mani

Le bici portate sul Passo del San Gottardo

serrate sui freni e qualche sosta per godersi il panorama dall’alto. In totale 12 km e 900 m di dislivello fino alla cittadina di Airolo. Da qui si seguono le indicazioni della pista ciclabile Val Leventina, che in realtà conduce sulla strada normale, oggi poco frequentata dalle automobiligrazie alla vicina autostrada. I fianchi dell’alta valle forma alpeggi e costoni boscosi che in alcuni punti si restringono fino a formare una gola. Man mano che si scende l’ambiente alpino lascia il posto a un paesaggio agreste. All’altezza di Faido il fiume forma una spettacolare cascata. Il paesino più caratteristico

I tornanti del passo del San Gottardo

è Giornico, con la Casa Stanga affrescata che si affacciata sulla piazzetta. Immancabili i vasi di gerani rossi che decorano i balconi delle case di pietra. E se si alzano gli occhi, spiccano i campanili del più bel romanico della Val Leventina: la chiesa di San Nicolao, e la pieve di Santa Maria del Castello su un colle appena sopra il paese. A Giornico c’è la stazione del treno, ma chi ha ancora voglia di pedalare, può continuare la pista ciclabile (altri 12 km) fino alla stazione di Biasca.

 

 Testo: Giulia Castelli     Foto: Mario Verin

 

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