Il viaggio dipinto sul volto
Queste semplici parole evocano l’essenza di ciò che Tabucchi immagina per viaggio, quello che resta negli occhi, oltre che nel cuore, perché ci si porta dentro l’altrove, l’altro, la curiosità, la scoperta e non l’abbronzatura di una luna di miele alle Seychelles. Fondamentalmente è questo che comporta il partire: fare la fatica di conoscere, imparare e capire ciò che è altro da noi, prima dai libri con le città fantastiche e le geografie immaginarie degli scrittori, fuori dal tempo e dallo spazio, e poi nel percorso geografico, orizzontale, con il confronto degli incontri, della quotidiana sorpresa dell’esserci , in viaggio. Una voglia di conoscere che non basta mai. Nella prefazione Tabucchi dice che il mondo non è il “villaggio globale”. descritto dai media, che la sua meraviglia sta nell’essere grande e diverso, impossibile da conoscere tutto: ed è come leggere un augurio, perché sarebbe bello continuare a pensarlo a dispetto degli inquietanti tentativi di tutti per essere uguali a tutti gli altri ….Tabucchi, che ha conosciuto tanta parte del mondo ma non lo ha mai fatto per doverne scrivere, ci regala un taccuino di spezzoni di vita in cammino, nostalgie, allegrie e rimpianti che ogni viaggio porta con sé. Racconti percorsi da un filo che li lega: la curiosità e l’amore per gli “altri”. La rilettura di un atlante studiato da ragazzo e la decisione di conservarlo per far sapere ai nipoti che il mondo non è immutabile, i confini e i colori di un paese possono cambiare; restano (se resistono ) i fiumi e le montagne ma possono appartenere ora a un paese ora a un altro. Il ricordo dello zio che aveva deciso di dare un’educazione estetica ai nipoti e gli allora lunghi viaggi da Pisa a Firenze a conoscere il Beato Angelico, Giotto e Caravaggio. I suggerimenti per fuggire dalla fretta del tour “mordi e fuggi” e la gioia della scoperta di un angolo nascosto e una lapide quasi dimenticata come a Pisa o un’intera magnifica basilica del barocco portoghese fuori dai tour organizzati impegnati su spiagge che potrebbero essere ovunque. L’inconsapevolezza innocente di chi fa un viaggio senza sapere nulla di ciò che va attraversando può diventare un salvacondotto in un paese assolutamente sconosciuto e forse, Notturno Indiano, sarebbe stato un libro diverso. Suggerimenti sussurrati su percorsi geografici e mentali per scoprire anche nelle mete più viste angoli e storie sconosciute in un continuo rimando tra geografia e letteratura. Tabucchi rilegge le tessere dei suoi ricordi sparpagliati nel mondo e pensa ai “viaggi straordinari che non ha mai fatto, quelli che non potrà mai fare, che restano non scritti o chiusi in un loro segreto alfabeto sotto le palpebre, la sera, fino a quando arriva il sonno e si salpa”. E anche questo è il nostro meraviglioso Tabucchi.
Testo Daniela Bozzani
Antonio Tabucchi, Viaggi e altri viaggi
2010, “I Narratori”, Feltrinelli, pagine 266, € 17.50