Per esempio lo è il miglior tartufo bianco che qui si può trovare e che infatti costa quasi lo stesso. O la natura straordinaria o ancora i siti archeologici unici. Ma la risorsa più preziosa è invisibile e la scoprirete nelle storie di persone speciali.
Aldo e Florindo ascoltavano affascinati le strane storie del signor Mario, in cui piccoli gnomi scavavano lunghi cunicoli alla ricerca di funghi preziosi dal profumo intenso e dove fatine alate allevavano splendidi cani bianchi dal pelo lucente e naso fine. Mario era un vecchio saggio e un tartufaro, che passava gran parte della giornata seduto sulla panchina in piazza Andrea d’Isernia, di fronte alla chiesa e vicino al bar Centrale. Di certo non passava inosservato: era un uomo anziano molto robusto, carnagione scura e viso rugoso segnato dal tempo. Si appoggiava a un bastone bianco, ai suoi piedi il compagno d’avventure, Bruno, un vecchissimo cane bianco pezzato di rosso, quasi del tutto sordo e ahimè pure mezzo cieco. Pare avesse più di 20 anni. Mario era il beniamino di tutti i bambini, che passavano i pomeriggi ad ascoltare le sue favole apprendendo l’arte e la tecnica della raccolta del tartufo. Oggi Mario non c’è più e sulla panchina probabilmente siede il suo fantasma. La maggior parte dei tartufari lo ricorda come il maestro indiscusso e loro mentore. Chiedetelo ad Aldo, che oggi non è più un ragazzino ma il numero uno. E’ diventato lui il punto di riferimento,. Se cercate l’oro bianco lui vi soddisferà e vi racconterà tutto quello che desiderate sapere di questo strano fungo odoroso. Non è letteratura. Nella provincia d’Isernia c’è profumo di storia, sapore delle cose di una volta, umanità e voglia di socializzare; da queste parti si
conoscono tutti, si scambiano suggerimenti e consigli, si aiutano e si fanno in quattro per accontentarvi. Adriano Cozzolino ci apre la porta del suo ristorante. Con lui lavorano decine di ragazzi. E’ un’istituzione da queste parti: una persona molto gentile, capace di trasformare ogni alimento del territorio in una prelibatezza. Un mago dei fornelli. Subito ci racconta dei suoi trascorsi da chef all’estero, poi ci mostra i prodotti freschi del sottobosco: funghi porcini e grossi tartufi bianchi. I suoi ragazzi ci friggono alcune frittelline salate tanto per spizzicare qualcosa con l’aperitivo crando l’atmosfera che è tipica delle case dei molisani, persone ospitali, semplici ed espansive. Da questi fornelli escono piatti ricercati, ma allo stesso tempo semplici, come la tradizione vuole. Sono i mesi autunnali-invernali che vedono protagonista il tartufo bianco d’Isernia, profumatissimo e molto saporito,il principe indiscusso del territorio. Adriano non si limita a farlo annusare mettendone solo una o due fettine trasparenti nel piatto: lui abbonda. Sostiene che se devi godere lo devi fare fino in fondo; come dargli torto? Per il menu lasciatelo fare e non rimarrete delusi: una cena a base di prodotti tipici del territorio e tanto tanto tartufo, il tutto accompagnato da un ottimo bicchiere di Tintilia, un corposo rosso autoctono, magari della cantina Di Majo Norante. Qualche chilometro fuori Isernia c’è il giacimento paleolitico “La Pineta”, risalente a 730.000 anni fa, una scoperta tra le più famose al mondo per estensione, qualità e quantità di materiale ritrovato. Ad
accompagnare i visitatori c’è Emilio Izzo, coordinatore responsabile dei beni culturali, giovane, modernista ma anche tradizionalista. Bell’aspetto, elegante, capelli lunghi e raccolti in una lucida e folta coda, è lui l’occhio vigile del sito. Ma quello che più conta è che è preparatissimo e innamorato del proprio lavoro. Se volete visitare gli scavi-museo dovete prenotare la visita; passerete qualche ora tra ossa fossilizzate di rinoceronte, denti pietrificati di balena e zanne lunghissime di mammut. Garantito, rimarrete affascinati dai reperti e dalla preparazione e simpatia di Emilio. Se siete amanti della storia non potete tralasciare il Teatro -Tempio Sannitico di Pietrabbondante, che rappresenta certamente uno dei monumenti di maggiore fascino, non solo per la straordinaria posizione dominante la valle del Trigno, ma anche per le sue caratteristiche architettoniche uniche rispetto agli altri edifici greci e romani costruiti per accogliere il pubblico. Se passate ad Agnone e chiedete a una vecchietta: «dove trovo un buon caciocavallo e qualche prodotto tipico?» senza perdersi in inutili spiegazioni, vi accompagnerà direttamente in bottega e vi raccomanderà al proprietario come se foste suoi parenti stretti, ci tiene che riceviate il miglior prodotto. Non vi ha portati in una qualsiasi bottega, ma da Di Nucci Antonio, considerato il miglior caseificio della provincia, non lo dice la vecchietta e nemmeno Antonio. A
testimoniarlo i numerosissimi premi e riconoscimenti arrivati nel corso degli anni Se non ha altro da fare, la cortese vecchietta, vi aspetterà e vi accompagnerà in un altro negozio, magari dove troverete il pane migliore, quello cotto nel forno a legna, croccante e profumatissimo, o magari potrete assaggiare il famoso confetto “riccio” di Carosella. Mi ricordo di una trasmissione televisiva “l’uomo dei dadi”, un personaggio inglese che viaggiava a zonzo per il mondo e quando arrivava in un posto nuovo chiedeva a sei persone di suggerirgli un luogo molto bello da visitare, poi tirava il dado e a seconda del numero che usciva sceglieva la destinazione. Da queste parti si sarebbe trovato in seria difficoltà: non per la mancanza di cose belle da vedere, anzi, ma perchè le persone interpellate non si sarebbero limitate a suggerirgli una destinazione. Si sarebbero subito organizzate per accompagnarlo di persona. Così è a Isernia, se chiedete un’informazione o un consiglio non stupitevi di essere coinvolti in storie straordinarie. Non lo dico tanto per dire, lo dico perché l’ho vissuto in prima persona; anche voi come me, in una giornata, potreste capitare nella “sede del Tombolo” gestito della signora Maria Caruso che, con alcune amiche, per non far scomparire l’antica tecnica di ricamo ha deciso di allestire una sorta di scuola-museo-negozio,dove ritrovarsi per lavorare e insegnare ai giovani questa straordinaria disciplina; da queste parti la tradizione è cosa seria. A sua volta, la signora Maria avrebbe insistito per farvi conoscere Antonio Scasserra, una vera istituzione da queste parti. Da anni raccoglie costumi e gioielli della tradizione popolare. Casa sua è un vero museo: oggetti e abiti che oggi non esistono più e che lui conserva per mantenere vivo il legame con il passato; ripeto, la tradizione da queste parti è cosa seria. Lo stesso Antonio vi presenterebbe l’amica Emilia, che vi accompagnerebbe di sicuro a visitare il Castello Baronale D’Alena Frisari, del Barone Giulio de
Jorio Frisari, non solo per farvi visitare una dimora d’altri tempi, ma soprattutto per farvi conoscere l’amico Piero Ricci, ricercatore, sperimentatore e naturalmente artista e musicista degli Ecletnica Pagus. Piero ha trasformato e modificato una semplice cornamusa in uno strumento del tutto nuovo, capace di emettere un’infinità di suoni. Naturalmente se siete arrivati fino a lì, un paio di sonate non ve le negherà, anzi chiamerà la padrona di casa per accompagnarlo con l’arpa: fantastica esperienza, anzi, unica. Dimenticavo, Piero è stato chiamato a suonare per il Maestro Muti, affascinato da questo suono nuovo e vibrante. Dopo la breve pausa musicale Anna, l’amica di Emilia che è un amante della natura, vi accompagnerà da Tiberio, una persona all’apparenza chiusa e burbera, ch poco per volta mostra un cuore tenero. Lo sa pure quel cane che, una mattina di novembre, arrivato dal nulla, decise che Tiberio sarebbe diventato il suo padrone. Io quel giorno ero suo ospite e se Tiberio non mi avesse raccontato questa strana storia, avrei scommesso che quel cane era il suo fedele compagno da una vita. Lo seguiva fiero, se Tiberio si fermava lui si sedeva ai suoi piedi. Anche quando è entrato nelle stalle per mostrarci i suoi cavalli, questo cane non ha
esitato, seguendolo dentro un box con uno stallone molto nervoso. Per non parlare di quando siamo entrati nell’abitazione: si è seduto all’ingresso aspettandolo. Un’invidia pazzesca, chiunque vorrebbe un cane così! Tiberio è fortunato, si vede che ha feeling con gli animali, sono la sua vita, la sua passione. Lui alleva cavalli, ha un agriturismo, lo Staffoli Horses, e organizza passeggiate a cavallo nella splendida natura circostante, percorrendo i Tratturi, vie antiche della transumanza che hanno segnato la storia del Molise. Attraversarli significa distendersi attraverso racconti e storie, sacrifici e nostalgia di tempi antichi. Questa è la terra di Tiberio, di Emilia, di Aldo, di Anna e di Piero, e se vi troverete a Isernia, non pianificate la giornata, vi basterà comunicare con una persona a caso e questa vi organizzerà una sorpresa dopo l’altra.
Testo e foto di Giovanni Tagini
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