Ogni anno a Myitkyina, nel nord della Birmania, si tiene il Sut Manau. In un arcobaleno di colori le etnie Kachin si uniscono nella danza della prosperità. Un ringraziamento e una richiesta alle divinità di maggior fortuna.
Dove le montagne del nord del Myanmar (Birmania) si coprono di neve, dove Maykha (o N’Mai) e Malikha (o Mali) confluiscono nello stato Kachin, nasce l’Ayeyarwady, il mitico fiume raccontato da Kipling in Mandalay – Letters from the East. Dal 1898, il romantico nome di “Road to Mandalay”, è ancora in uso per riferirsi al grande fiume, lungo 2250 km, che copre quasi interamente un paese “diverso da ogni altra terra che tu possa aver conosciuto”. La confluenza dei due “piccoli” fiumi
è un importante punto di riferimento per tutti i birmani, oltre che uno dei luoghi più significativi nella tradizione popolare dei Kachin. A questo stato, teoricamente indipendente dal 1948, appartengono undici differenti sottogruppi etnici ognuno con il proprio idioma e un dialetto comune, lo Jinghpaw, ognuno con i propri costumi, coloratissimi e molto originali. Tutti però condividono orgogliosamente il proprio retaggio culturale con danze e canti durante il Manau Festival. Di grande importanza per tutte le tribù, questa celebrazione religiosa, dedicata alla venerazione del Madaj Nat (lo spirito celeste
o del benessere e prosperità), è suddivisa in dieci differenti tipi di commemorazione di particolari eventi. I principali sono 5: Sut Manau, Rawt Malan o Padang Manau, Ju Manau, Kum Ran Manau e Sha Dip Hpawt Manau. Quest’ultimo si tiene per esorcizzare gli spiriti maligni presenti nelle terre da coltivare e garantirsi la protezione degli spiriti buoni. Il Kum Ran o danza della separazione, benedice il membro della famiglia che ha deciso di cominciare la sua nuova vita indipendente. Durante il Ju si prega per ottenere buona salute, protezione dai danni anche materiali e perché i figli riescano a mantenere le tradizioni familiari. Il Padang, nei tempi antichi, era il grido di battaglia per richiamare i guerrieri a combattere i nemici e nello stesso tempo assicurarsi la vittoria. Ma il più importante è il Sut Manau: la danza della prosperità, in ringraziamento della buona fortuna avuta e per chiedere ulteriore favore alle divinità. E’ anche la celebrazione delle azioni filantropiche dei Duwagyi o grandi capi clan che sponsorizzano il festival delle razze per lo sviluppo dello stato Kachin. Il luogo del Festival viene preparato e decorato con dodici pali, (vedi flash bandiera) che vengono fissati al centro
della scena in forme diverse a seconda dell’occasione dell’evento, intorno a cui si muoveranno i danzatori. La stilizzazione delle tracce lasciate dai percorsi di formiche, uccelli, farfalle, tori e semi che si muovono e proliferano, disegna interamente i pali ispirando la sequenza della danza. I pali che finiscono con la punta arrotondata simbolizzano le colonne maschio, Dung La, che rappresentano lo Shata Nat (spirito luna) che infatti è disegnata sulla loro base. Le colonne femminili, Dung Yi, la cui punta ricorda quella del coltello tradizionale, rappresentano Jan Nat, lo spirito sole dipinto
anch’esso alla base. I due coltelli incrociati simbolizzano la protezione dai nemici e dagli animali. Il lungo palo posto orizzontalmente alla base di tutti i pilastri finisce con la testa e la coda di un tucano che tradizionalmente fu l’ospite della prima celebrazione di un manau tenutosi dagli uccelli intorno a un banyan tree carico di frutti maturi. Nel raggio di 5 chilometri il rimbombo del Chying, l’enorme tamburo fatto con pelle di bufalo, rincorre il suono metallico del Bau, gong extralarge simile al canto di un uccello locale dal nome impronunciabile, e quello acuto del flauto per invitare tutti a partecipare alla
festa. Due leader, da sotto incredibili cappelli ornati da lunghi becchi di tucano, piume di pavone e zanne di cinghiale, conducono le fila di due gruppi di danzatori. Abbigliati negli originali costumi cerimoniali dei vari clan (Hkahku, Dalaung, Maru, Lauwaw, Guari, Lashi, Azi, Zaiwa, Rawang, Lisu e Jinghpaw) seguono ogni passo, ogni cambio di ritmo che i due leaders decidono. Le due colonne di danzatori si incrociano come in uno scambio di convenevoli per poi formare un cerchio che gira ossessivamente intorno ai pali, per allontanarsi e poi avvicinarsi nuovamente, sempre seguendo il ritmo ripetitivo degli strumenti. Pur se i passi possono sembrare uguali, in realtà seguono l’intricato disegno dei pali (diverso per ogni Manau) dall’inspiegabile, per noi, significato. Chiunque si può aggiungere al cerchio, in qualsiasi momento, in un ritmo crescente di partecipazione. Il N’Htu, l’arma che gli uomini impugnano durante la danza, ha un significato importante nella cultura kachin, dato che è considerato praticamente l’unico e indispensabile strumento per la vita quotidiana. Serve per pulire il terreno da coltivare, intagliare i tronchi per costruire case e utensili e viene scambiato come “testimone” nelle cerimonie di fidanzamento. E’ anche l’arma usata dai nazionalisti in rivolta contro il dominio coloniale e non meraviglia l’importanza che riveste nei manau festival. La danza, non più di 8 o 9 movimenti continuamente ripetuti, può durare da 1 a 3 ore fino a una sfiancante settimana. Una danza infinita per rappresentare l’amicizia e l’unità nazionale.
Il primo Manau
I kachin credono che il primo Manau venne celebrato dagli uccelli, dai pesci e dalle farfalle e che Madaj, trasmettendo questa tradizione al suo popolo, chiese in cambio la promessa di mantenerla viva per sempre. Madaj, insieme agli altri Spiriti, viene invitato alla celebrazione che dura dai due agli otto giorni, come nel caso del Htinghtang Manau, e solo quando tutto è finito gli Spiriti devono essere rimandati nei loro luoghi originali, mentre i celebranti osservano un giorno di digiuno. Al di là delle spiegazioni poetiche e leggendarie, il Manau Festival oggi viene celebrato nella prima decade di gennaio per commemorare l’accordo di cessate il fuoco tra i KIO (Kachin Indipendence Organization) e la giunta birmana, sancito nel 1994. Ogni anno ci sono polemiche e contestazioni per l’alta presenza di soldati birmani intorno al Manau Park di Shatapru, dove si tiene l’evento, e il divieto di pubblicare il giornale kachin per tutta la settimana. Inoltre alcuni “giornalisti” inviati direttamente dalla nuova capitale Naypyataw, obbligano a usare per le notizie la sola lingua birmana. Intorno alle danze ci sono performance culturali, una specie di museo descrittivo di usi e costumi tradizionali, bancarelle di cibo (anche i dolci sono coloratissimi ) e oggettistica e persino un concorso di bellezza. Il welcome centre per vip locali e stranieri (a prescindere!) offre tutto il giorno invitanti dolcetti di riso, mandarini squisiti (prodotti localmente), bevande calde (persino la cioccolata!) e un vino fermentato, servito direttamente da un tronchetto di bambù.
Lo stato Kachin
Lo Stato Kachin fu costituito il 10 gennaio 1948, sei giorni dopo l’indipendenza birmana; ma in realtà la popolazione non ha mai goduto di autodeterminazione da quando, nel 1962, il Generale Ne Win prese il potere. Ancora oggi la violazione dei diritti umani continua anche con limitazioni sull’uso della lingua locale e sulle tradizioni popolari. Ma i Kachin tengono a rispettare le promesse fatte al loro Madaj Spirit…
Simbologia della bandiera nazionale kachin
Il verde dello sfondo rappresenta la bellezza del paese simbolizzando l’enorme distesa di fertili campi verdi irrigati naturalmente da fiumi, ruscelli, cascate e laghi. Il cerchio bianco simboleggia l’unità delle tribù e la loro profonda onestà mentre i pali Manau, disegnati all’interno del cerchio, rappresentano la forte identità culturale dei kachin.
Il tamburo rituale Manau Chying
Usato esclusivamente durante la danza Manau, deve seguire uno speciale procedimento di costruzione. Il tronco in cui intagliare il tamburo, lungo tra il metro e ottanta e i due e ottanta con un diametro di 60 centimetri, deve essere attentamente selezionato e tagliato in un giorno sacro da una persona altrettanto attentamente selezionata. Anche il giorno per cominciare a scavare il tronco, lavoro che non può essere eseguito da una sola persona, deve essere un giorno sacro, scelto come tutto il resto dal “sacerdote dei nat” (gli spiriti guardiani, buoni e cattivi, ancora oggi venerati in tutto il paese). L’intera superficie del tamburo verrà poi decorata con animali e uccelli riccamente colorati. E’ il suono di questo strumento il principale attivatore di energia nella danza in un ritmo armoniosamente potente.
Testo Daniela Bozzani Foto Federico Klausner