Un caso. Una combinazione fortunata di storia, politica, economia ha contribuito alla formazione di un Eden. Perchè la natura spesso realizza il suo disegno a dispetto dell’uomo.
Cuba. Valle de los Ingenios
Il Paradiso è stato descritto in vari modi con parole ispirate da fiducia o da utopia a seconda dei casi. Aggiungere l’aggettivo terrestre sembra un azzardo al di fuori dei canoni comuni di chi, come me, ha ricevuto un’educazione cristiana. Eppure esistono dei luoghi che meritano una definizione simile. Come la luna, a cui Buzz Aldrin si riferì in questo modo: “La bellezza di quei luoghi era talmente lontana da ogni nostro concetto terrestre che non esistono parole in grado di definirla.”
Cuba. Baracoa: Eleutherodactylus iberia, la rana più piccola del mondo
Non c’è bisogno di superare i confini dell’atmosfera: c’è un luogo che si può sicuramente vantare di essere un Paradiso terrestre, Cuba. Le vicende economiche e politiche che riguardano questo Paese hanno fatto si che, in maniera del tutto casuale, la flora e la fauna locale si conservassero quasi inalterate. Negli ultimi 50 anni, molte isole caraibiche hanno perso gran parte del proprio patrimonio ambientale sacrificandolo alla crescente industria del turismo. I profili dei paesaggi cubani sono rimasti invece integri, costituendo un habitat sicuro non solo per la fauna stanziale, ma anche per i migratori. Persino le barriere coralline, che si trovano in perfetto stato, contribuiscono all’eccezionale biodiversità del luogo. L’isola e il suo arcipelago ospitano centinaia di specie, molte delle quali sono endemiche: il che li rende un polo d’attrazione privilegiato per scienziati biologi ed eco-turisti. Per comprendere il modo in cui Cuba abbia potuto mantenere questo livello di preservazione naturale, occorre analizzare la traiettoria storica del Paese. I contributi accidentali sono stati l’embargo americano e il collasso dell’Unione Sovietica. Grazie al primo, unito alla bassissima densità della popolazione locale (circa 102 persone per chilometro quadrato), Cuba ha goduto di un singolare isolamento che le ha permesso di avere livelli minimi di impatto ambientale. Alla maggior parte delle
Cuba. Santiago de Cuba: tramonto su Playa El Francès
specie è stata così garantita la sopravvivenza, anche se alcune si sono comunque estinte come bradipi e scimmie. Diversi habitat della flora e della fauna sono stati distrutti per dare spazio alle coltivazioni di tabacco e zucchero di cui Cuba è uno dei maggiori esportatori mondiali. La svolta rivoluzionaria del 1959, poi, ha impresso uno sviluppo originale rispetto a quello di altre nazioni post-coloniali. Grazie a scelte economiche che hanno privilegiato l’agricoltura rispetto all’industria pesante, l’inquinamento è stato molto ridotto. Paradossalmente questi risultati sono stati migliori di quelli ottenuti con politiche ambientali consapevoli attuate in altri paesi dell’occidente a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70. Il 1991 è l’anno in cui è avvenuto il collasso dell’Unione Sovietica e la ripercussione su Cuba è stata notevole avviandola al cosiddetto “Periodo Speciale.” Questa fase storica ha segnato una profonda depressione dovuta al contingentamento delle risorse petrolifere ed energetiche che l’URSS prima forniva a un prezzo politico. Di conseguenza sono venuti a mancare gran parte dei beni di consumo, obbligando i cubani a uno stile di vita più austero e perciò anche più eco-compatibile. Contemporaneamente la consapevolezza verso il valore del proprio territorio e un maggiore senso di responsabilità nel proteggerlo si facevano strada nella coscienza dei cubani. Appare emblematico il discorso di Fidel Castro
Cuba. Baracoa: Polymita picta nigrolimbata, lumaca endemica della Provincia orientale
pronunciato nel 1992, durante la conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro: “Una importante specie biologica corre il rischio di sparire a causa della rapida e progressiva eliminazione delle sue condizioni naturali di vita: l’uomo…E’ necessario far rilevare che le fondamentali responsabili dell’atroce distruzione dell’ambiente sono le società di consumo…I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra fertile vanno a finire ogni anno in mare. Numerose specie si estinguono. La pressione demografica e la povertà portano a sforzi disperati per sopravvivere anche a spese della natura…Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare da molto tempo.” In tempi recenti l’equilibrio dell’ecosistema cubano resiste, anche se sottoposto al rischio di danni irreparabili causati da alcune pratiche agricole e dal turismo di massa. L’impatto dei visitatori finora è stato poco influente, ma i due milioni di turisti annuali, potrebbero ben presto quadruplicare e il fenomeno deve essere prevenuto con campagne di sensibilizzazione e iniziative per un eco-turismo responsabile. Cuba può diventare un esempio da seguire: un vero e proprio Eden nato da eventi fortunosi che sanno di miracolo.
Testo di Mauro Pinto Foto di Lucio Rossi