Parigi. Hotel de Ville
Parigi è varia e inaspettata. Abbaglia, confonde con la sua grandezza, si rispecchia lucente e maestosa sulla superficie lievemente increspata della Senna, si innalza superba tendendo i comignoli di terracotta e i tetti aguzzi di zinco bluastro verso il cielo. Il Palazzo di Giustizia e la Consiergerie evocano episodi di storia sanguinaria e la vista dei loro imponenti sotterranei
Parigi. Moschea
intimidisce i curiosi che osano sbirciare attraverso le grate al livello della strada. Il Musée du Louvre elettrizza e spaventa, affascina e strabilia, ma il senso di spaesamento che provoca nel visitatore inesperto può indurre quest’ultimo a seguire indolentemente le truppe di ignari turisti, trascurando i molteplici ingressi alternativi quasi sempre deserti. Place de la Concorde si estende a perdita d’occhio, permettendo allo sguardo di spaziare libero e ossigenato, dalla Tour Eiffel fino alle garbate cupole di vetro dell’Orangerie, per poi seguire la Senna fino all’imponente palazzo del Louvre, scavalcando i numerosi ponti di pietra dalla leggiadra eleganza. Ma non basta lasciarsi lusingare dai suoi splendori, Parigi non è solo la Ville Lumière, una mastodontica vetrina di gioielliere che fa bella mostra delle sue gemme più preziose. Se si trova il coraggio di abbandonare le vie principali, lo scintillio dorato dei grandi magazzini La Fayette, la calca di Rue de Rivoli, e ci si inoltra in uno stretto vicolo laterale, lastricato di piccoli ciottoli smussati dall’usura, lucenti di acqua piovana, si scopre un intero mondo di boutique
Parigi. La Senna
all’ultima moda, boiserie color pastello che confezionano le vetrine di opulente pasticcerie come eleganti scatole di cioccolatini, librerie a tema che espongono i loro volumi dalle copertine invitanti sui marciapiedi, minuscoli bistrot accoglienti che emanano golosi effluvi di burro fuso e baguette appena sfornate. Passeggiando tra i negozi può capitare di sentire una musica ritmica e felice provenire dal portale di una chiesa, e poi, oltrepassata la soglia, rimanere a bocca aperta nello scoprire che si tratta di un coro gospel, lasciarsi rapire dal battito incessante delle mani, dai corpi in movimento
Parigi. Musée du Louvre
Parigi. Ile de la Cité
vestiti dei colori vivaci dell’Africa, dall’atmosfera al contempo festosa e solenne di un atipico rito religioso. Poco più avanti ci si potrebbe imbattere in un antico chiostro dalle volte unghiate che racchiude un minuscolo cortile quadrato, avvolto nella semioscurità della sera e rischiarato da fasci di luce radente che ne evidenziano la matericità della pietra, e che ospita una modesta esposizione di antichi mobili e oggetti tibetani. Dopo una faticosa ma appagante visita al Musèe du Louvre, dopo essersi lasciati pigiare pigramente dalla folla radunata intorno alla Gioconda, dopo aver schivato i mille flash esplosi in ogni direzione, dopo aver camminato nell’aria frizzante di una domenica mattina di inizio dicembre, curiosando tra i bouquinistes del lungo Senna, una buona tazza di tè alla menta accompagnata da una ricca proposta di dolci al miele potrebbe rifocillare le stanche membra e la mente sovraccarica di informazioni. La Moschea di Parigi si erge sorprendente e grandiosa in un tranquillo quartiere della Rive Gauche, catapultando l’ignaro visitatore in un’atmosfera che potrebbe tranquillamente appartenere ad un vicolo di Marrakech, con la sua facciata bianca cesellata a
Parigi. La Tour Eiffel
motivi arabeggianti e contornata da un fregio di ceramica tunisina, e con l’alto minareto che sovrasta candido e luminoso il cortile all’ingresso della sala di preghiera e dell’hammam. Il centro culturale arabo inglobato nello stesso edificio della moschea è un fervente luogo di incontri tra diverse culture e nazionalità. Qui si può assaggiare il sapore speziato della cucina marocchina, o anche solo degustare un buon caffè accompagnato dalla tradizionale pasticceria araba, in un ambiente caldo e confortevole, seduti a piccoli tavolini circolari di mosaico bianco e blu in un cortile raccolto intorno ad una fontana di pietra, o nel caldo folklore di una colorata sala da tè arredata in stile arabo. Poco lontano dal quinto arrondissement dove si trova la Moschea, attraversata la caratteristica Ile St. Louis, oltrepassati i ponti che collegano l’isola alla Rive Droit e che ammiccano alla stupefacente veduta di Notre Dame adagiata sull’Ile de la Cité con la Tour Eiffel sullo sfondo, si entra trionfali nel Marais, e ci si ritrova a passeggiare per il vecchio quartiere ebraico, gomito a gomito con la sfavillante St. Paul. Qui si incrociano continuamente distinti signori di nero vestiti, con gli inconfondibili cappelli neri a tesa larga tradizionalmente indossati dagli Ebrei Ortodossi, ci si aggira con l’acquolina in bocca tra le vetrine straripanti di cibo kasher che espongono fiere e festose importanti candelabri a sette braccia in plastica multicolore illuminati ad intermittenza. Ed è qui che può capitare di dover schivare un’auto che si slancia ad alta velocità per gli stretti vicoli portando legata al tetto una gigantesca luminaria a forma di candelabro a sette bracci, con un potente altoparlante che trasmette a tutto volume un felice canto di Hanukkah.
Testo e foto di Elisa Kaltbrunner
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