La storia straordinaria di una signora avventurosa e testarda. Innamorata della giada. Che a questo minerale ha dedicato la vita diventando ricca.
A volte ci sono fiabe che, se ben narrate, sembrano verità. Poi esistono realtà così suggestive che hanno tutta l’apparenza di una favola. La Signora della Giada esiste per davvero e la sua è una storia così fantastica che, raccontandola, parrà di entrare nella trama di un romanzo. Marie Lou Ridinger è nata negli Stati Uniti. Agli inizi degli anni ’60, quando aveva appena 13 anni, la mamma si trasferì in Messico per motivi di lavoro. Qualche anno dopo, al momento di iscriversi all’Università, forse attratta dai prodigiosi resti archeologici di quel paese, Marie Lou decide di dedicarsi allo studio delle antichità. Diventata archeologa, conosce l’uomo che diverrà suo marito e compagno d’avventure, Jay Ridinger. Insieme trascorrono alcuni periodi di vacanza in Guatemala, ad Antigua, la vecchia capitale dello stato. Durante questi soggiorni vengono avvicinati da alcuni indigeni,
discendenti dei Maya come il 45% della popolazione del paese, con l’intenzione di vendere loro alcuni manufatti in giada. Marie Lou e Jay chiedono insistentemente dove costoro abbiano trovato il materiale, ma i nativi non sanno rispondere. L’iniziale curiosità si trasforma in interesse e, dopo lo studio approfondito di un libro di William Foshag, un geologo dello Smithsonian che aveva fatto ricerche sulla giada in Centro America, l’interesse diventa passione. E’ la svolta che cambierà la loro vita. I coniugi Ridinger si trasferiscono ad Antigua e si documentano su tutta la letteratura esistente in materia, convincendosi che, contrariamente a quanto sostenuto da più parti, in Guatemala debbano esistere giacimenti di giada pura. L’archeologa sa bene che le preziose maschere funerarie e i gioielli che adornavano i re sepolti nelle piramidi dovevano essere state lavorate con materiale rinvenuto da qualche parte nel paese. Per tre anni esplorano con caparbietà
i territori posti fra la faglia nordamericana e quella caraibica, sul lato orientale del Guatemala, verso i Caraibi. Sono convinti che quella sia la zona più adatta alla formazione del prezioso minerale. Nel 1974 vincono la loro prima battaglia, trovando il giacimento n° 1: sono trascorsi 500 anni dall’invasione Spagnola e dalla scomparsa di qualunque traccia di giada nel paese. Fino ad allora, infatti, per oltre 3000 anni, i Maya del Guatemala l’avevano costantemente lavorata, ritenendola sacra. Essa era infatti il “passaporto” per il mondo dei morti e i loro re venivano sepolti con raffinatissime maschere di giada. L’Inquisizione spagnola, tuttavia, proibì severamente tale usanza, ritenuta pagana e contro la religione cattolica, mettendo a morte chiunque la praticasse. In poco tempo, la giada sparì dal paese e da tutto il Centro America. Fino al 1974! Quell’anno Marie Lou è al massimo della felicità e si reca dalle autorità per annunciare la sua scoperta e offrire la totale disponibilità alla collaborazione. Il governo di allora, tuttavia, corrotto e
impantanato nella lunga guerra civile, deride lastudiosa, convinto che sul suo territorio non si trovi nulla di importante. Le consiglia, anzi, di tornarsene da dove è venuta. I coniugi Ridinger, a quel punto, non si perdono d’animo e chiedono la concessione per lo sfruttamento, ottenendola senza difficoltà, in quanto i funzionari governativi sono convinti che non vi siano miniere di giada. I primi pezzi arrivano ad Antigua e Marie Lou vorrebbe aprire un piccolo negozio, ma nessuno sa come lavorare quel minerale così duro.
Grazie ad una catena di amicizie, fa arrivare dalla Francia una coppia di esperti, che insegnano ad alcuni operai locali come intagliare le pietre grezze per ricavarne gioielli. Per 13 anni Marie Lou e Jay continuano a cercare giacimenti, oltre al primo, ubicato su un affluente del fiume Montagua. Ne trovano altri due, acquistando anche quei terreni. Le spese sono enormi, ma gli affari non vanno bene: i turisti sono pochi e non credono al valore dei pezzi lavorati da Marie Lou; le vendite all’estero non decollano, in quanto il governo continua a sostenere che non si tratti di vera giada e
gli investitori non acquistano. L’archeologa decide allora di gettare la spugna e abbandonare l’impresa alla quale ha dedicato quasi tutta la sua vita e il suo denaro. Jay, però, la convince a non arrendersi e nel 1987 accade il miracolo. Un giornalista del National Geographic viene invitato a visitare i siti e il laboratorio. Rimane affascinato da quello che vede e dalle prove scientifiche inoppugnabili mostrate dall’archeologa, realizzando un reportage che farà il giro del mondo e cambierà nuovamente il destino di Marie Lou Ridinger. La Jades S.A., la società fondata nel frattempo, diventa in poco tempo la più importante produttrice di gioielli in giada del mondo, con filiali in molti paesi. Si tratta di giada purissima, la Jadeite, presente ormai soltanto in Guatemala e in Myanmar. La maggior parte dei monili che si trovano a basso prezzo sono fatti di Nephrite, un minerale piuttosto comune, o addirittura di marmo colorato. Marie Lou oggi è ricca e famosa, è proprietaria di 7 miniere e fattura milioni di dollari, ma continua a ricevere nel suo laboratorio gli ospiti interessati al suo lavoro e, perchè no, alla sua storia straordinaria che, a saperla raccontare, può davvero sembrare una fiaba.
Testo di Pier Francesco Zoli Foto di Mauro Camorani
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