Un libro come un opera d’arte, un’opera da leggere, da avere tra le mani per emozionarsi, a partire dalla carta stropicciata (a mano), dalla scrittura che si fa un po’ fatica a decifrare ma chissà perché quella “p” mai uguale, quella “r” che si confonde nella “i”, sembra improvvisamente più vera del preciso carattere tipografico. E il testo tratto da un giornale del 1856 diventa forma attuale di pensiero: il “viaggio in forma libera”. E poi quelle illustrazioni, scomposte su fogli diversi che sembrano scenografie, accompagnano alla meta, anzi nel “walkabout”.
E questo è solo il principio.
Il principio del “viaggio circolare sulle tracce di un pericoloso niente di preciso”. Non so perché ma io, che amo più di tutto viaggiare verso paesi lontani a piccoli passi, assaporando l’avvicinamento con i lenti cambiamenti che si percepiscono sulla pelle e nei pensieri, sono rimasta incantata da questo inizio: un viaggio circolare sulla ferrovia Parma-Aulla, Aulla-Lucca, Lucca-Pistoia, Pistoia-Bologna, Bologna-Parma.
Giorgio Gennari scrive in modo bizzarro, a metà tra poesia e fumetto, arricchendo di fascino sottile anche il nulla di una campagna triste, di stazioni quasi invisibili tra le carcasse di una natura autunnale e il silenzio spettrale di un treno locale. Ma anche in un piccolo viaggio come questo si assaporano piccoli indizi di cambiamento, corrono sulle rotaie, in pochi chilometri i silenzi si trasformano, per chi li vuol vedere, in un caos di dialetti, emozioni e pensieri. Le stazioni di piccoli paesi fatti di niente, se non di “cartelli di grottesca promozione turistica”, si incrociano ai ricordi dei morti di Bologna. E il cerchio si chiude.
Sono le impronte degli scarponi a condurre il walkabout tra emozioni (reali) e viaggi (metaforici). Cambia il racconto, la meta e cambia anche il modo di scrivere, si fa ombroso con la nostalgia del nomade per una casa, del vagabondo acchiappanuvole braccato dalla famiglia che lo rivuole e i “sogni che non hanno sonno”. La danza del vecchio nell’oro del tramonto che mima case, canali e campanili per spiegare una strada a chi già la sa, ma non si vuole perdere la magia di un incontro. Il ricordo del vecchio col rosmarino si mescola ai “bighelloni del suk di Gerusalemme”, spettacoli e odori di un esotismo alla Pierre Loti. L’Oriente raccontato come un acquerello alla Hesse, una magica frenesia di “viaggio vero” ti coglie alla gola prima di riuscire a staccare gli occhi dal testo per correre con le mani alla prossima illustrazione e alla prossima storia.
Giorgio Gennari, reduce di mille lavori e impegni politico-culturali-artistici, ha scattato decine di migliaia di fotografie, mai classificate, e scritto su decine di taccuini e tovaglioli di carta impressioni e considerazioni sui suoi viaggi vicini e lontani. Da questi appunti nasce il suo lungo, anomalo racconto, rappresentato dalle illustrazioni-immagini di Giacomo Mordacci, un artista complesso, “contaminato” dall’opera (grafica, fumetto, graffiti, disegno, scultura) di Egon Schiele. Il lavoro che ha unito queste due personalità è stato complesso. Ma la comprensione totale dell’uno per l’altro coglie, con il disegno, anche ciò che sfugge tra le righe scritte.
Un omaggio allo scrittore scomparso il giugno scorso, figura storica del Teatro Due di Parma. Un libro intenso, il cui valore non prescinde certo dall’abile lavoro grafico e dalla magnifica stampa su carte di incredibile fascino.
Walkabout di Giorgio Gennari – Illustrazioni di Giacomo Mordacci. Fermoeditore, maggio 2010. Pagine 158 con illustrazioni. Prezzo: €120
In vendita nelle migliori librerie oppure online da Fermoeditore
Testo di Daniela Bozzani
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