Un paese dedicato all’ambiente. Morigerati crede nell’agricoltura di qualità. Nei suoi prodotti DOP, artigianali e biodinamici. Coltivati in un geoparco UNESCO di scogliere, grotte, gole, falesie e massicci montuosi. Tutti in bianco e nero.
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Non c’è momento migliore della primavera avanzata, quando il giallo delle ginestre in fiore copre le pendici delle colline, per capire le ragioni dell’ origine del nome di Morigerati. Un paese di 600 abitanti, a 250 metri di altitudine, che deriverebbe l’etimo dal greco muriké, ginestra. Siamo a metà strada fra il mare del Golfo di Policastro, che si
trova a soli 5 km in linea d’aria, e le creste calcaree del Monte Cervati che sfiorano i 2000 metri, nel territorio del Parco Nazionale del Cilento, recentemente entrato a far parte della prestigiosa rete dei Geoparchi riconosciuti dall’Unesco.Il legame con il mondo greco, dovuto ad antiche colonizzazioni, è sempre stato molto forte in questo tratto del Basso Cilento fra Ascea e Sapri. A Velia, in ottobre (quest’anno dal 17 al 23), organizzano il festival della Filosofia in Magna Grecia , che si celebra proprio nel luogo dove, nel V secolo a.C., si sviluppò la scuola eleatica guidata da Parmenide e dal suo allievo Zenone. Salendo nel grande parco archeologico verso la Torre Angioina che domina il sito, si ha modo di seguire un percorso che alterna informazioni di carattere storico e archeologico a scene di animazione teatrale e musicale. Ricordate il “paradosso sul moto di Zenone”, quello di Achille e la tartaruga? Ebbene, seguendo i dialoghi degli attori, è facile rivivere i momenti in cui Zenone spiega all’allievo Polimaco le proprie teorie filosofiche. Tutto intorno ci sono colline punteggiate di ulivi, di fronte al Mar Tirreno da cui sono arrivati i coloni greci provenienti dalla lontana città di Focea, in Asia Minore.Da Ascea si può seguire il litorale per scoprire località note e meno note. Marina di Pisciotta, dove un gruppo di pescatori pratica ancora la pesca alle alici con la menaica, una rete a maglie larghe che consente di catturare anche i pesci di taglia più grande.
Le alici, dalla carne bianca e con un gusto delicato, vengono poi estratte dalle reti manualmente: si mangiano fresche o si possono mettere sotto sale. Un prodotto prezioso e non facile da trovare: provate a chiedere di Nino Camarano, uno dei pescatori che ostinatamente si battono perché questa tradizione non vada perduta a favore della pesca intensiva. Più a sud si incontra la frequentatissima Palinuro, con le sue grotte lavorate dal vento e dal mare, poi Marina di Camerota e Scario, belle località di mare con i palazzi ottocenteschi che si affacciano sul porto.
Arrivare fino a Sapri è una delizia per gli occhi, ma anche per la gola. D’obbligo una sosta sul lungomare alla pasticceria dove Enzo Crivella propone i cannoli cilentali che, con il loro ripieno di ricotta di capra, miele locale e marmellata di fichi bianchi, esaltano le migliori produzioni locali.Qualche chilometro all’interno, ai piedi delle suggestive pareti del Monte Bulgheria (1224 m.) c’è San Giovanni a Piro, dove ritorna forte il legame con le tradizioni elleniche. Il paese venne fondato attorno al 670 d.C. da popolazioni provenienti dall’odierna Bulgaria e nel 990 d.C. i monaci basiliani crearono il Cenobio di San Giovanni Battista, appena fuori l’abitato. L’Abbazia esercitò una forte influenza per molti secoli su tutto il territorio.
Per chiudere l’itinerario, ritorniamo a Morigerati che ha l’ambizione, con i suoi soggiorni a tema e le iniziative di accoglienza diffusa in casali, b&b, agriturismi, di diventare parte attiva di un turismo attento alle tradizioni e all’ambiente. Certo, il mare è bellissimo ed è facile da raggiungere in meno di mezz’ora d’auto. Ma c’è qualcosa di diverso che a Morigerati e nella vicina frazione di Sicilì non vogliono perdere o in qualche caso recuperare e valorizzare al meglio: un territorio in gran parte intatto, anche per merito di una lungimirante azione di protezione naturalistica e una tradizione contadina che ancora produce eccellenze gastronomiche (fico bianco del Cilento DOP, olio extravergine di oliva DOP, salumi artigianali, liquori con fico d’india, ortaggi, miele).
Insomma, un’agricoltura di qualità interpretata in chiave moderna come insegnano gli esempi del frantoio di Nicolangelo Marsicani, dell’Azienda agricola biologica Muriké o i salumi di Gianni Cammarano del Salumificio Cellito. Il gioiello naturalistico è l’oasi WWF delle Grotte del Bussento. L’area è protetta fin dal 1985: un comodo sentiero scende dal paese al fondo del canyon dove in una grotta il fiume Bussento riemerge con forza dalle cavità carsiche in cui si è inabissato alcuni chilometri più a monte. Tutto il percorso è ben tracciato e fra risorgive, ponticelli che attraversano il fiume, cascatelle, vecchi casali, si può compiere un itinerario circolare molto suggestivo, ombreggiato da ontani, salici, pioppi e bossi. Facile avvistare rapaci come il nibbio o l’astore, molto più difficile osservare le lontre che qui hanno una delle colonie più ricche e importanti d’Italia.
Testo e foto di Dario Bragaglia