Turchia. Pamukkale: come il turismo lo distrugge

Ogni tanto, anche se a malincuore, è giusto e anche utile per gli altri citare qualche luogo dalla cui visita siamo rimasti delusi, specie se ci avevamo riposto invece molte aspettative. Si tratta ovviamente di luoghi turistici, che prima abbiamo conosciuto tramite i racconti degli amici e poi abbiamo apprezzato anche se solo in parte attraverso le tantissime foto online che ci presentavano un paesaggio da cartolina e ci invitavano a godere di un’esperienza unica. Sto parlando di Pamukkale, la rinomata località termale (che è anche un sito archeologico) della Turchia occidentale famosa per le sue cascate di calcare che quasi sembrano ghiaccio. La visita di questo sito è sviluppata dall’alto di un rilievo fino alla strada lungo una serie di vasche artificiali poste in sequenza e appare in tutto e per tutto un “cammino verso la liberazione dal turismo di massa”. Il primo tratto è quello più affollato, sporco, finto. Centinaia di turisti restano a bagno nell’acqua tiepida delle vasche facendo a gomitate con gli altri, improvvisati fotografi propongono scatti per 5 euro, dal fondo delle vasche insieme ai fanghi si raccoglie di tutto, a me è capitato tra le mani anche un cerotto. Altro pugno in un occhio sono le decine di guardie che vigilano sul comportamento dei turisti che in più occasioni vanno a richiamare mentre si apprestano a scalare le rocce per fare delle foto quando è assolutamente ed espressamente vietato.

I più pigri comunque si fermano e stazionano nella prima zona, basta fare qualche metro verso le vasche più in basso che lo scenario cambia almeno in parte, qualche coppietta cerca un po’ di privacy, altri solo un po’ più di tranquillità. Chi decide di percorrere tutto il corso delle vasche sarà premiato per il suo sforzo (davvero piccolo) e potrà godere di un silenzio quanto mai desiderato ma allo stesso tempo di un panorama meno suggestivo poiché queste affacciano ormai sulla strada.

Che delusione Pamukkale! E pensare che durante il nostro lungo viaggio in bicicletta dall’Austria alla Siria l’abbiamo cominciata a respirare già centinaia di chilometri prima, vogliosi di conoscere questo luogo magico che invece l’uomo ha reso di “plastica”.

Ma la vera beffa è che questa situazione nemmeno tanto drammatica è merito dell’intervento dell’UNESCO che ha letteralmente salvato Pamukkale da una fine ben peggiore alla quale era destinata anni fa, quando al posto delle vasche artificiali correva una vera e propria strada percorribile da auto e moto e la cascate di calcare erano avvicinate da alberghi a non so quante stelle.

Vi prego, inventate una cura dal turismo irresponsabile, e non voglio nemmeno chiamarlo “turismo di massa” perché non è mica sempre detto che la massa porti degrado, se la massa è rispettosa certe posti li potremo ancora godere e non solo vedere, altrimenti saremo costretti a rifugiarci nelle gallerie di foto online finte e meravigliosamente ritoccate.

Testo di Alessandro Micozzi

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