Le terre di Molinella nella bassa bolognese

Le terre di Molinella nella bassa bolognese. Tipico paesaggio rurale

Vi è un’Italia piccola ma a noi tanto cara, un’Italia intima, vicina, fatta di tradizioni e di un territorio dove ancora è visibile l’antico lavoro dell’uomo che ha interagito con la storia, con la cultura  e si mescola sapientemente con la poesia, l’arte, l’architettura e la buona gastronomia. E’ la provincia;  territorio capace di far scoprire nuove aree di ingegno e di creatività, dove il paesaggio dona vedute di struggente raffinatezza e di meravigliosa solarità.  La pianura del basso

La valle Molinella

bolognese, quella parte di territorio che si distende ad est verso i lidi ferraresi e che ne fa il confine in quanto, oltre ad esso, cambia la cadenza della parlata che non è più bolognese, è cosparsa di paesi gettati come tanti sassolini nella valle silente e uniforme sotto un manto di verzura, ravvivata dalla sue cascine, dalle case rurali circondate da una scacchiera di coltivi. Molinella è uno di questi paesi e tra le sue pieghe di antica storia una specificità lo rende diverso; è un paese tra terra ed acqua. Le Valli e le Terre Umide si avvicendano con il loro tesoro faunistico ed arboreo, annodate ad una campagna che mostra ancora l’impronta impressa nel paesaggio dalle acque, dovuta ai mutamenti del corso di alcuni fiumi e ad una complessa rete irrigua costituita da corsi d’acqua naturali e da canalizzazioni costruite dall’ingegno umano.  Addentrarsi in questo mondo liquido, dove il vento capriccioso spettina i canneti e le cime degli alberi e percorrerlo anche nel più fitto fogliame è possibile solo a piedi o con la bicicletta. Scoprire in quale modo il tempo antico e paziente ha conservato, come in uno scrigno, lo svolgere di piccoli  accadimenti quale lo stillicidio dell’acqua da un canale che esala un alito di vapore che, di notte, si condensa depositandosi in minutissime gocce cristalline sulla cima delle erbette, creando l’illusione ditrasparenti  campanelle appese ai fili. In queste terre le acque dei canali erano sfruttate per il funzionamento di mulini delle cui vestigia poco o nulla rimane e, in epoche più recenti, per lo sversamento nei campi delle risaie che

Il campanile di Durazzo

furono una grande e importante economia. La creazione dei grandi bacini per il contenimento delle acque d’espansione, le così dette “casse”, hanno originato, con il passare del tempo al loro interno, particolari ecosistemi con lo sviluppo di una specifica fauna e flora. Una di queste casse è la “Vallazza” di Molinella; un grande specchio d’acqua circondato da una folta filiera di pioppi oltre la quale si estende il paesaggio rurale, con lo sfondo dominato, nelle giornate limpide, dalla schiera degli Appennini. La quiete silenziosa e greve viene ogni tanto interrotta dal battito d’ali dell’airone cenerino o rosso, dalla folaga o dal germano reale o dal falco di palude mentre, tra l’erba ed il fogliame è tutto un brulicare di piccoli animali.  Molinella fu anche terra di briganti che, nelle sue paludi di allora, insidiose e coperte in parte da una fitta selva, fecero il loro “covo”. Sorsero leggende e ancor oggi, converticole di anziani seduti davanti al bar, si divertono a raccontare. E’ la storia di un capo brigante che tanto terrore aveva seminato in vita e, giunto alla fine dei suoi giorni, per mette in pace la sua anima, decise di donare alla chiesa il suo grande tesoro seppellendolo nel terreno attorno ad essa. La zona era quella di Marmorta, una delle piccole frazioni di Molinella, oggi famosa per il suo fertilissimo terreno: uno dei più fertili d’Italia! Nessuno sapeva esattamente il luogo di sepoltura del tesoro e solo una mappa, stilata di pugno dal capo dei briganti ne precisava le coordinate che erano determinate da una particolare inclinazione dell’ombra proiettata dalla cima del

Molinella il campanile pendente

campanile della chiesa durante il vespro. Sorse un problema: quale chiesa? Infatti nel paese ci sono due chiese; la vecchia, ormai diroccata e vuota come un guscio e la nuova con il suo svettante campanile. Il paesino di Marmorta venne ripetutamente visitato da “ricercatori” che prima dell’imbrunire scavarono il terreno attorno a tutte le due chiese, bucando ovunque ma, del tesoro, nessuna traccia e la leggenda si ingigantì d’oro, diamanti, collane e, come la buona tradizione vuole, ancor oggi vive.  Lasciando la leggenda, prendiamo la strada principale che taglia in due la piana verdeggiante; di qua la valle, di là la campagna dove colture cerealicole si alternano a prati, filari di pioppi mentre,  rimangono isolati o a piccoli gruppi alberi legati all’antico assetto agrario e all’economia d’altri tempi quali gelsi,  salici,  noci,  pioppi cipressini di notevoli dimensioni. Questi ultimi  appaiono spesso collocati in funzione di termini, oppure agli ingressi dei viali che portano alle cascine, o ancora a perimetrare i fondi e come accompagno lungo le sponde dei canali. In origine, tra le tante costruzioni agricole che rendevano viva la campagna molinellese, si potevano trovare quelle più “nobili” dove l’edifico padronale e le sue appendici rurali erano disposte a guisa di cerniera tra la lunga prospettiva alberata d’accesso e il giardino più interno, sviluppato verso la cintura retrostante. Le costruzioni ad uso stalla erano sovrastate dai tipici fienili sorretti da alti e bei pilastri in cotto che davano a questi edifici una loro grandiosità ed importanza.  Sull’esterno del fienile vi era una graticciata di mattoni sfalsati che aveva lo scopo di permettere la circolazione dell’aria impedendo la fermentazione del fieno e mantenendolo nel contempo riparato dalle intemperie. Questi ruderi sono ancora lì, muti, feriti dall’incuria e la loro “nobiltà”  antica a volte vive accanto ad un aristocratico pino che apre al sole il suo serico ombrello oppure ad una festosa ed imponente quercia o all’olmo, mentre i  platani  in filari lunghissimi fiancheggiano i rettifili degli stradoni.

Vecchi casolari tramonto

Appaiono in lontananza le vestigia di vecchi palazzi e ciò che rimane di antichi borghi distrutti dallefrequenti inondazioni. Il silente campanile della chiesa di Durazzo, unica vestigia di un piccolo insediamento oggi scomparso, si staglia nella campagna dorata del grano maturo, colorandosi nell’imbrunire di quiete e di riposo. Par di sentire vibrare la vita che qui si svolse in mille sussurri, in un suono dolcissimo fatto di varie armonie: eco leggero di voci vaganti, rondini che stridono in coro volando sulla sua sommità a cerchio, lontano suono di campane, brezza che ha fremito d’ali e il cadenzato canto del cuculo che ad intervalli risuona sulla terra bassa di Molinella.


Testo: Patrizia Berardo
Foto: Anna Petrizzo e Renzo Diamanti



Informazioni utili

Come arrivare: Molinella si trova a una quarantina d km da Bologna lungo la SP 253 e poi la SP 6. Se non si usa l’auto Molinella è collegata a Bologna da un servizio di bus e dal treno.

Dove dormire: Mini Palace Hotel, 4*, aperto tutto l’anno, l’hotel Mini Palace è tra gli alberghi “storici” più rinomati della Provincia di Bologna, via Circonvallazione sud 2, Molinella (BO) t.051881180.

Agriturismo Il borgo del riso , solo 2 stanze, via Rondanina 12, loc. Selva Malvezzi, Molinella (BO). t.0516907233. B&B Villa Anna, appartamenti in una casa colonica dei primi ‘900, via Fume vecchio 2, Molinella (BO).

Dove mangiare: Da Gastone, Ristorante e pizzeria, specialità pasta e riso co n il pesce, anguilla alla griglia, via Imperiale 8/A. Molinella (BO) t.051881515. Trattoria Della Selva, cucina casalinga, locale modesto, ma ottima cucina e prezzi onesti, via Boscosa, 11, Molinella (BO) t.0516900400. ?Agriturismo il Borgo del Riso (vedi sopra).

Dove acquistare: Ottima gastronona locale presso  Supercarni Golinelli, via Provinciale Inferiore 69, Molinella (BO). t.051881211.

Link utili: Pro loco Molinella t.3665948497 anche per richiesta di guide turistiche

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