Un intricato labirinto di canali da percorrere in canoa, pagaiando nel silenzio. Ma anche bici su rotaie, dipinti rupestri, panorami verdissimi punteggiati di casette colorate. Dall’alto di un virtuale ottovolante, la Svezia non finisce di stupire.
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Si dice che non sia mai troppo tardi per tornare bambini e forse è vero, almeno se si è a Göteborg e si decide di trascorrere qualche ora al Liseberg, il parco di divertimenti più grande della Scandinavia. Noi lo abbiamo fatto e non ne siamo per nulla pentiti: potevamo scegliere fra la spettacolare montagna russa in legno, l’ottovolante da brivido, la ruota panoramica, l’hotel dei fantasmi e altre 40 attrazioni di ogni genere. Così è stato e ne siamo usciti ringiovaniti
nello spirito e un po’ meno nello…stomaco. Goteborg è una piacevole città molto semplice da visitare, essendo suddivisa in “aree tematiche”: la zona studi, la zona storica, la zona amministrativa, la zona culturale; basta scegliere quello che interessa e il gioco è fatto. Venne costruita dagli olandesi nel 1621, su ordine del Re Gustavo II, bonificando una vasta zona di acquitrini, dei quali sono stati conservati i numerosi canali che caratterizzano la città. Una gita in battello consente di apprezzarne la struttura generale, ma una visita a piedi permette di soffermarsi su alcuni punti di interesse. Masthuggskyrkan, ad esempio, la chiesa degli alberi maestri, così chiamata perché edificata nel luogo in cui venivano costruiti gli alberi maestri delle navi a vela. Oppure il giardino botanico, con 3000 tipi di rose, o la Feskekorka, letteralmente la chiesa del pesce, il mercato ittico della città che ha l’aspetto di una moderna costruzione sacra. Molto bella la vista dal Ponte di Alsvborgsbron, che collega il centro con l’isola di Hisingen, Curiosa è la statua di Gustav II Adolf, il fondatore di Goteborg, che con un dito indica perentoriamente il luogo su cui sarebbe nata la città. Goteborg è il centro principale di una vasta zona chiamata Gotaland, che si estende sul versante sud occidentale della Svezia ed è ricca di tante opportunità che sembravano aspettare solo noi. La prima esperienza che non volevamo perdere consisteva nella scoperta di un affascinante itinerario in canoa della regione del Dalsland.
L’area è ricchissima di laghi e itinerari fluviali, con molti canali facilmente percorribili. Nessun’altra parte della Svezia è attraversata da così tanta acqua. Raggiunto il paese di Ed, incontriamo Borje, la nostra guida del Canodal, il
centro attrezzato per itinerari in canoa di uno o più giorni. Una guida è decisamente consigliabile, non perché ci siano pericoli a navigare da queste parti, ma per il rischio di perdersi nell’intricato sistema di bracci secondari a volte molto simili al corso principale. Saliamo così su un grosso fuoristrada con le canoe al traino e raggiungiamo Kornsjo, in territorio norvegese. Inizia di qui il nostro itinerario fra fiumi tranquilli, piccoli laghi, facili canali e altri corsi d’acqua minori, per poi tornare su quello principale. Quando un violento temporale oscura il cielo con nubi di carbone e i fulmini sembrano la brace che arde al loro interno, noi continuiamo tranquillamente a pagaiare: in acqua, e per di più bagnati, ci siamo già. Molto più tardi approdiamo in una piccola isola in mezzo al fiume: siamo a Northern Kornsjon, dove trascorreremo la notte in una minuscola capanna, con un lato aperto sul barbecue che ci servirà anche per scaldarci un po’. Dopo una notte tranquilla, avvolti nei sacchi a pelo, riprendiamo il nostro viaggio, fra boschi, canali naturali, stretti passaggi fra le canne o lunghe pagaiate su vasti bacini. Continueremo così anche il giorno successivo, immersi in panorami sempre diversi dopo ogni ansa del fiume, finché non arriva a prelevarci il pick up di Canodal per riportarci alla base. Archiviata la prima “avventura” ci spingiamo in auto fino a Forsbackabaden, nella municipalità di Amal. Lì vivremo una curiosa esperienza: c’è, infatti, la possibilità di percorrere un tratto della ferrovia abbandonata usando i “dressin”, una sorta di bicicletta “con sidecar” su ruote metalliche in grado di spostarsi sui binari. Pedaliamo per un’intera giornata, tranquillamente, con molte soste che ci permettono di rivivere i tempi nei quali la ferrovia conduceva da Amal a Arjang . Era il 1928 e per sessant’anni i treni passavano su quei binari ora abbandonati. Nel 1989 fu chiusa anche l’ultima tratta, ma alcuni nostalgici costruirono una serie di carrelli azionati a pedali, dando inizio ad una originale attività turistica. Ed eccoci qui, a pedalare su una vecchia strada ferrata, costeggiando laghetti circondati da boschi, attraversando piccoli corsi d’acqua e transitando in un vecchio tunnel, dopo il quale si entra in un tratto di ferrovia incastrato fra le rocce che si arresta a Svanskog, una cittadina sulle rive del lago Svan. A quel punto ritorniamo indietro, prima che faccia notte.
Il giorno dopo siamo a Tanumshede e seguiamo l’indicazione per il Vitlycke Museum, dove sappiamo esserci dei dipinti rupestri che risalgono anche a 3000 anni fa. Segnate nella roccia, ci sono storie e miti di popoli di cui si è ormai persa la memoria. Il museo offre anche la ricostruzione di una fattoria dell’età del bronzo, dove si può comprendere facilmente come si svolgesse la vita in quel lontano passato. E’ ormai tempo di tornare ad occidente, verso il mare, per constatare se davvero queste coste possono essere paragonate alla nostra Sardegna, come si dice da queste parti. Effettivamente il litorale che da Goteborg giunge al confine con la Norvegia è un continuo susseguirsi di isolotti e scogli di granito, un paesaggio insospettabile da queste parti. Ritorniamo verso Goteborg attraversando piccoli villaggi che un tempo vedevano la dura vita dei pescatori e oggi assistono alle tranquille passeggiate dei vacanzieri. Grebbestad è uno di questi, con le sue capanne rigorosamente rosse e le casette colorate con a fianco le ceste per la pesca delle aragoste. Come Fjallbacka, rifugio di Ingrid Bergman, quando scappava dai clamori del successo e veniva qui durante l’estate. Il villaggio nasconde anche un’attraente curiosità: si tratta di Kungsklyftan, un canyon molto stretto fra due impressionanti pareti rocciose al quale si accede direttamente dal centro. In alcuni punti le pareti sono tanto ravvicinate da avere impedito, ai grossi massi precipitati dall’alto, di cadere a terra, formando un vero e proprio tetto naturale. Salendo una lunga scalinata in legno si raggiunge la vetta, dalla quale si può scorgere quasi tutto l’arcipelago e lo scenario che appare farà dimenticare in fretta il piccolo sforzo necessario per arrivare fin lì.
Testo di Pier Vincenzo Zoli Foto di Mauro Camorani
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