I panorami si svolgono intorno a noi senza pause, alberi, case, siepi strade, monti, monumenti mentre assistiamo ad una variopinta e fantasmagorica rappresentazione del nostro paese. Vedute rapide, multiple, fatte di accostamenti improvvisi e di acrobatici sorvoli, unificate da una luce d’acquario che, scolorando un poco, rende le visioni indelebili. Innanzi agli occhi passano oggetti recenti e oggetti antichissimi, le opere degli uomini e le opere d’Iddio, montagne, cattedrali, fiumi e acquedotti, necropoli e città nuove. Il panorama della natura è integrato e animato dal paesaggio della storia, dal paesaggio della civiltà, rassodato attraverso il processo dei millenni. Un viaggio a “volo” dentro l’Italia, senza un itinerario ben preciso, una visione come in un unico quadro dove l’occhio spazia senza una regola.
Dopo le guglie delle Dolomiti ecco i pinnacoli del Duomo di Milano, il campanile pendente di Pisa, le torri svettanti di Bologna, la mole Antonelliana e le cento torri di San Gimignano. Alle abetaie natalizie delle vallate alpine balzano incontro le odorose pinete di Toscana o di Ravenna, gli oliveti di Calabria grandi e solenni a specchio sul mare, i malinconici prati del Tavoliere, gli aranceti di Sicilia in fiore e in frutto. Le cascatelle delle sorgenti montane e le acque scroscianti e zampillanti della fontana di Trevi, le cave di marmo di Carrara, le solfatare, le rovine di Selinunte, di Metaponto e delle altre antiche pietre dissepolte.
Una visita al Museo Nazionale di Napoli, alla Galleria degli Uffizi, passando da piazza del Popolo o piazza della Signoria e da questa, puntando verso est, sorvolando Perugia e Verona per arrivare a piazza San Marco. Poi una virata per Ravenna per la tomba di Dante e via verso Mergellina e Fuorigrotta per rivedere le tombe di Virgilio e di Leopardi. I Colli Euganei, la Versilia e i cipressini di Bolgheri, la quercia del Tasso sul Gianicolo, Recanati, Pescara e San Mauro di Romagna: un fantastico itinerario attraverso la poesia italiana.
Cala il velario sull’ampio golfo di Napoli che si schiude in larghi aloni di malinconia per riaprirsi sulla Laguna tra vezzi e malizie, poi, gli incantesimi dell’Alto Adige in cui la malinconia evapora in fiabe e sortilegi. Alla musica dei mandolini succede la nenia dei campanacci e delle cornamuse. Le sirenette che abitano i mari diventano silfidi e reginette d’acque nei laghi di Carezza e Misurina.
Ora siamo nella piazza di Legnano, nel vetusto e travolgente teatro di Siracusa, a Pompei, al Colosseo, agli imponenti e maestosi Fori Imperiali. Ecco Calatafimi e dagli spalti di Mantova ai Piombi di Venezia, a San Giovanni in Fiore, a Sapri, al ponte del
Piave e dell’Isonzo dove passò anche la dolorosa e sanguinosa storia d’Italia a colpi di baionetta. Dall’alba al tramonto tra le glorie marinare; Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. Poi i castelli svevi della Puglia, Castel Sant’Angelo a Roma, i castelli della Valle d’Aosta, le rocche umbre, toscane e lombarde, le ville venete e tutte quelle sparse a grappoli nella Valle Padana. Piccoli borghi arroccati, stemperati sulla pianura, a picco sul mare con la loro storia antica o recente, con le loro grevi pietre, consunte dal tempo e dai viandanti, odorose di santità o di pesanti accadimenti. Isole grandi e minuscole, dalla Sicilia alla Sardegna, dall’Elba, all’Isola delle Femmine, all’Isola Bella, a quella di Procida, alle Tremiti, a Capri ed Ischia, vulcani sonnolenti, insidiosi, e poi il tratto verde dell’Appennino che porta a Montecassino, a Subasio, a Santa Maria degli Angeli per salire alla Verna. Ogni tratto è un racconto millenario, è la storia di tante genti e poi di un solo popolo, impossibile da rinchiudere in un “volo”.
Nei volti, nei tratti, nei gesti delle genti, così variopinti nei costumi e nella parlata, è un rincorrersi di immagini, di storia, di emozioni, di memoria dove sasso su sasso l’Unità d’Italia si cementa, si disegna intera e intatta e il tempo non avrà più polvere per cancellarla.
Testo di Patrizia Berardo
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