Birmania: fascino discreto di magica bellezza

Ancora poco conosciuta, la Birmania (o Myanmar) è un gioiello dove i lampi d’oro delle pagode e arancio degli abiti dei monaci bucano il verde intenso delle ultime foreste di teak.  In questi ultimi anni si è aperta al turismo e ora si possono raggiungere luoghi un tempo solo sognati.

Birmania. Yangon: Shwedagon Pagoda di notte


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Birmania Yangon: la Sule Pagoda, con moderni grattacieli sullo sfondo



Tra le  “tigri  asiatiche “-  i paesi  del sud est del continente lanciati in un processo di rapida metabolizzazione dei simboli della cultura occidentale, cui non esitano spesso a sacrificare i propri – ce n’è una che tenta di resistere. Un Paese in larga parte incontaminato, ricchissimo di tradizioni, di cultura e storia bagnate da fiumi possenti, nascoste in incontenibili foreste, posate sulle spiagge dorate delle sue coste e sui tetti scintillanti delle sue infinite pagode. La Birmania nasconde nelle sue viscere tesori, pietre preziose e rubini soprattutto nelle miniere di Mogok , e il 70% delle foreste di teak superstiti del mondo, mira inconfessabile dei Paesi confinanti. Ma la maggiore ricchezza della Birmania sta nella religione buddhista theravada, la più antica scuola di pensiero buddhista, che scandisce il ritmo di vita della popolazione e permea i rapporti interpersonali, predisponendo ad un approccio sereno e un po’ fatalista dell’esistenza, in stretto contatto con la natura.






Birmania. Yangon: case coloniali in centro

Questa è la prima impressione che si riporta atterrando a Yangon, insieme a Mandalay unico aeroporto internazionale di accesso al Paese e capitale della Birmania fino al  2005, quando venne trasferita a Nay Pyi Taw, un villaggio in mezzo alla jungla 320 km. a nord di Yangon, riconvertito al nuovo ruolo. Da questa città disegnata a tavolino, moderna e senza anima, il governo amministra la  Republic of the Union of Myanmar, che tutto il mondo conosce come Burma (o Birmania). Per le motivazioni del trasloco, abbastanza misteriose ai nostri occhi, si fa riferimento al desiderio di ingraziarsi il cielo e Buddha. Non incredibile in un paese  dove gli indovini sono tenuti in grande considerazione, giocano un importante ruolo nelle decisioni politiche e per gli eventi e l’agenda dello Stato si consultano astrologi esperti delle congiunzioni astrali. Se pensate che io stia esagerando, sappiate che in Birmania, accanto ai tagli “normali” da 1, 5, 20, 50, 100, 200. ecc,  esistono le banconote da 15, 45 e 90 kyats,, che aiutano a confondere i resti, dovute alla devozione del generale Ne Win, per il 3, suo numero fortunato. Sembra di parlare di un mondo arcaico, ma non è così e anche in questa dimensione magica e misteriosa risiede il fascino del Paese.



Birmani. Yangon: monaco in preghiera

A Yangon svetta la Shwedagon Pagoda, il tempio più venerato perché al suo interno custodisce, 8 capelli donati dal Buddha durante la sua vita terrena. Il suo enorme cono dorato di quasi 100 metri di altezza si erge su un colle ed è visibile da tutta la città. Un intrico di leggende narra la sua costruzione protrattasi fino alla fine del XVIII secolo.. All’interno è tutto un percorso simbolico che parte dalle porta orientale, alla quale si ritorna percorrendo il perimetro in senso orario, costellato di padiglioni di preghiera, sfingi, animali mitologici, ogre, e colonne astrologiche che riportano i 12 simboli dello zodiaco cinese, ciascuno protettore di uno specifico anno. Nel cuore della città la Sule Pagoda ha una storia altrettanto leggendaria, che risale a 2200 anni fa, quando due monaci ne iniziarono la costruzione per custodire un altro capello del Buddha. Ora ha intorno piccoli negozietti che vendono di tutto ed è il punto di riferimento  della zona sud di Yangon. Ogni città asiatica che si rispetti è contraddistinta dai mercati, tanto più animati e imponenti, quanto più crescono le sue dimensioni e Yangon non fa eccezione. Il Bogyoke Aung San Market conta alcune migliaia di stand che vendono oggetti di lusso e generi di prima necessità, antichità e bigiotteria, artigianato, pietre preziose, pentole e talismani. In onore al progresso ha da non molto perfino un sito internet.



Birmania. Panorama delle pagode di Bagan

La Birmania che per prima si è aperta al turismo e dotata di buone infrastrutture è delimitata dal quadrilatero che ha i suoi vertici in Yangon, Bagan, Mandalay e il lago Inle, in senso orario. Bagan è un sito archeologico straordinario. In una pianura assolata, che copre 40 kmq di un’ansa dell’Ayerawady (ex Irrawaddy) sono stati edificati tra il 1044 e il 1057 dal re Anawrahta 4446 edifici, di 4000 dei quali restano tracce e 2217 sono stati identificati. La maggior parte di essi si concentra nell’area di Old Bagan, Nyaung U e New Bagan. Tra i templi più celebri la Shwezigon Pagoda, eretta, secondo la leggenda, sul luogo dove si fermò a riposare l’Elefante Bianco, che trasportava un dente di Buddha da Kandy (Sri Lanka), il tempio di Ananda e di Htilominlo, Pochi monumenti conservano la doratura originale; dall’alto di uno dei rari tetti accessibili il panorama dei i templi disseminati nella vasta piana e illuminati dalla luce calda del tramonto,  è uno spettacolo difficile da dimenticare.




Birmania. Intorno a Mandalay scultore al lavoro


A Mandalay, ultima capitale del regno birmano prima dell’occupazione inglese, i monumenti sono meno numerosi e più recenti. La sua principale attrattiva sta nei villaggi che la circondano, Sagaing, Mingun, Amarapura e Ava, dove vengono prodotti gran parte della cultura e dell’artigianato artistico birmano. La natura torna prepotente sulle sponde del lago Inle, un vero bacino di luce, sulle cui sponde i villaggi continuano a vivere secondo un ritmo secolare e i pescatori remano sulle sottili piroghe aiutandosi con un calcagno in modo caratteristico.

Birmania. Lago Inle: Nga Phe Kyaung il "monastero dei gatti che saltano"




In mezzo  sorge lo straordinario Nga Phe Kyaung, il monastero dei gatti che saltano, piantato in mezzo al lago su 654 pali di teak e dello stesso materiale interamente costruito.I monaci che lì vivono hanno pazientemente insegnato questa abilità circense alla colonia di gatti che con loro lo condivide. Ma al di là di queste incantevoli località ormai ben conosciute, che chiunque abbia visitato la Birmania ha incluso nel suo itinerario, altri tesori assai meno noti,  sono ora aperti ai turisti e da soli valgono un nuovo viaggio.




Birmania. Mrauk U: Dukkan Thein Pagoda



Se Bagan vi ha impressionato Mrauk U vi rapirà. Innanzitutto per come ci si arriva: da Sittwe, nel nord ovest del paese, navigando un fiume che scompare tra i campi, così che la barca pare strisciare sull’erba. Poi per i romantici carretti a traino animale con cui esplorare i templi, sparpagliati su un’area molto più limitata di Bagan, e infine per i templi stessi, restaurati o affogati nella foresta, verdi di muschi e felci, assolutamente affascinanti. Completamente diversi da quelli di Bagan, appaiono come fortezze di pietra che racchiudono all’interno sorprendenti luoghi di culto.

Birmania. Kyiaiktiyo, la Sacra Roccia d'Oro




Difficilmente più sorprendenti di Kyaiktiyo, la Sacra Roccia d’Oro in bilico su un precipizio, trattenuta in quella instabile posizione da un capello di Buddha. Arrivarci è già un’avventura, dato che occorre sedersi su una panchetta nel cassone di un camion, che parte solo quando a bordo ci sono almeno 40  passeggeri. I pochi km. per arrivare in cima si percorrono in 45 minuti su una ripida strada con tornanti da brivido. In alternativa 4 ore a piedi. Dal capolinea altri 45 minuti di salita quasi di corsa per raggiungere il tempio per il tramonto. Una squadra di portantine trasporta chi non ce la fa. Una faticaccia ripagata però da uno degli spettacoli più intensi cui mi sia stato dato di assistere. Centinaia di persone, musiche,  preghiere, offerte, fiori, frutta, candele e incenso si mescolano in una scena mistica strabiliante, che si incendia con il tramonto, dura tutta la notte e riprende nuovo vigore all’alba.



Birmania. Keng Tung: donne Akha al mercato



Altro oro su fondo porpora orna l’interno dei 35 monasteri di Keng Tung, capitale dello stato Shan al confine con la Cina, qui chiamati wat alla thailandese invece che kyaung come nel resto della Birmania.Sono dei veri e propri scrigni zeppi di statue di Buddha dorate di ogni misura, assiepate generalmente dietro l’altare principale. Oltre che per i monasteri, Keng Tung è famosa per il suo mercato centrale, per quello dei bufali d’acqua, prezzati in gesso sulla pelle scura .e per gli insediamenti delle diverse minoranze etniche intorno alla città,facilmente raggiungibili. Akha, Lahu, Palaung, Shan, Enn e Wa vivono vestendo quotidianamente meravigliosi costumi tradizionali  in villaggi tipici, molto accoglienti, dove il tempo pare essersi fermato.









Birmania. Myitkiyna: Manao festival

Anche a Myitlkyina, capitale dello stato Kachin e città in sé non interessantissima, ci si reca per lo spettacolo offerto dalle minoranze etniche presenti nella zona. Rawang, Lisu, Khamti, Shan, Jinhpaw, Maru, Azi e Lashi abitano un’area ancora poco inurbata e permeabile alla penetrazione occidentale. In gennaio vi si tiene il  Manao festival in onore dei nat, spiriti di nobili ed eroi deceduti in circostanze violente e perciò irosi e inquieti. Sono oltre un centinaio e si riconoscono per il loro costume, per l’arma che portano e per la spiccata tendenza di impicciarsi dello scorrere della vita degli umani. Chi ha la fortuna di trovarsi a Myitlkyina in questo periodo non lo deve perdere: è un caleidoscopio di colori sgargianti e di musiche ossessive e ipnotiche.



Birmania. La spiaggia di Sandoway

A sud, sul Mar delle Andamane e sul Golfo del Bengala si aprono splendide spiagge, sconosciute ai più, che permettono di godere quella settimana di mare che è un must delle vacanze. Come Ngapali Beach nei pressi di Thandwe, il cui nome apposto da un connazionale nostalgico pare sia una storpiatura di Napoli. Il motivo è assolutamente oscuro, dato che si tratta  di una splendida spiaggia lunga15 km, orlata di palme e giganteschi ficus e di vulcani non se ne vede la lontana ombra. Ma si sa, la Birmania è una terra magica e il nostro povero connazionale ne sarà rimasto stregato, come Ulisse di Calypso, dimenticando i caratteri della patria lontana.



Testo e foto di Federico Klausner




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