Shogatsu, il capodanno giapponese: una tradizione antica

Lo Shogatsu è la più importante delle feste nipponiche. In occasione del capodanno giapponese, infatti, si fermano tutte le attività in modo che ognuno possa rimanere con la famiglia e festeggiare i primi tre giorni di gennaio. Prima del 1873 la festa faceva riferimento al calendario cinese e veniva celebrata in primavera, successivamente venne adottato il calendario gregoriano e la festa venne spostata al 1° gennaio.

I preparativi prevedono un’approfondita pulizia della casa, l’invio di biglietti augurali a parenti, amici e colleghi di lavoro ed il confezionamento di decorazioni fatte con bambù, rami di pino e corde intrecciate a mano da mettere sopra la porta come amuleto contro gli spiriti cattivi.

La notte del 31 dicembre in Giappone si cena assieme a tutta la famiglia per poi andare al tempio che apre solo a mezzanotte, quando risuona la campana. Tutti i presenti in coda, una volta giunti all’altare battono le mani due volte per chiamare gli dei, recitano una breve preghiera e fanno un’offerta. La campana suona 108 volte, tanti quanti i desideri ed i peccati che l’uomo si porta dentro e che devono essere cacciati fuori.

Viene prestata molta attenzione agli alimenti preparati per la festività che, infatti, devono simboleggiare longevità, fertilità, salute ed abbondanza.

La vigilia vengono organizzate feste, chiamate bonekai, durante le quali viene figurativamente concluso l’anno precedente. Ogni nuovo anno è fonte di progetti ed aspirazioni mentre si suppone che i problemi si siano dissolti con quello passato. Le case vengono decorate con ornamenti della tradizione e le celebrazioni vengono programmate con molto anticipo.

Per quanto riguarda il cibo, non esiste solo il sushi e molto importanti sono i soba noodles, preparati con la farina di grano saraceno, simbolo di lunga vita. Il Osechi-ryori viene servito dal periodo di Heian (794-1185) e prevede preparazioni servite in speciali scatole laccate, conosciute con il nome di jubako. Possono contenere omelette dolci, datemaki, una pasta di pesce affumicata, kamaboko, alghe kombu, il cui nome assomiglia alla parola che significa ‘gioia’ e kuro mame, soia nera che simboleggia la salute. Questi piatti vengono consumati il 3 gennaio ma preparati alla vigilia, per trascorrere i giorni di festa senza dover cucinare.

Particolari torte di riso glutinoso sormontate da un’arancia, vengono consumate come auspicio di molte generazioni a venire mentre viene servita una speciale versione alle erbe del sake, chiamata otoso, perché si crede che pulisca l’organismo dallo stress dell’anno precedente.

Infine, il primo gennaio ci si alza presto, a differenza di ciò che accade in Occidente, per ammirare la prima alba del nuovo anno.

Testo di Federica Giuliani

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