“Petit pays je t’aime beaucoup”
17 dicembre 2011 Sal, Capo Verde.
Sulla terrazza di fronte all’oceano ad assaporare sashimi di tonno freschissimo e vinho branco do Fogo. Arriva la notizia della scomparsa di Cesária Évora, la cantante che ha portato la musica e il nome di capo Verde nel mondo. Le sue canzoni raccontano la nostalgia, la sodade – versione creola della saudade portoghese – di questo popolo di migranti dopo esser stati schiavi per secoli. Sono musiche lente, struggenti, che entrano nel cuore e lasciano l’impronta indelebile delle cose e delle persone amate e perdute. “Hà bebito toda vida”, mi dice un avventore al bar che ha bevuto forse un po’ troppo anche lui in omaggio alla reinha das mornas. Perché Morna era la sua musica, originaria di Boa Vista, una delle dieci isole dell’arcipelago. L’amico si prodiga per spiegarmi in italiano che Cesária ha sempre cantato e vissuto come voleva. Ma 70 anni sono pochi per un personaggio così vulcanico, testardamente a piedi nudi anche sui palchi più eleganti e prestigiosi dopo aver lasciato la sua Mindelo, nell’isola di São Vicente per cercare successo e fortuna. Poco prima di morire è voluta tornare e restarci; questa volta, per sempre. E per sempre risuoneranno le note di Petit Pays, Cafè Atlantico, Sodade, ricordando al mondo questo piccolo Paese dai tanti contrasti: le sue isole, diverse una dall’altra; le sue genti, sintesi caleidoscopica di tanti popoli d’Africa e d’Europa. Un unico tratto distintivo: la bellezza.
Testo di Teresa Sacchi Foto archivio
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