Tour delle cinque regioni in bicicletta

Se non avessimo voluto fare salite saremmo andati nelle Valli di Comacchio!”

Il divertente racconto di Marco e Luca, due ciclisti quasi per caso, che hanno intrapreso questo viaggio per dimostrare qualcosa soprattutto a se stessi. A noi di Latitudes sono piaciute la loro simpatia e la verve nel proporci gli scatti raccolti durante l’itinerario e le emozioni vissute, così abbiamo deciso di proporvelo così come l’abbiamo ricevuto.

Per quale motivo abbiamo intrapreso questo viaggio

Intanto per me, Marco, c’è il terrore di invecchiare (eh già…) e di non avere più tempi e modi per concretizzare occasioni che mi hanno sempre reso grandi emozioni, poi perché il senso di libertà e benessere è tangibile, c’è insomma una semplice quanto potente consapevolezza di poter osare qualcosa in più. Per Luca c’è una promessa (a me) da mantenere, sfuggitagli di bocca in una serata di chiacchiere fra amici.

Dal lato pratico, quel che veramente temo ma che mi incuriosisce è quanto e con cosa Luca può riuscire a caricare la sua bici. Le nostre filosofie sul necessario da portarsi appresso sono piuttosto distanti e sono spesso causa di aspri scambi di opinione.

Intanto ci siamo accordati sull’acquisto di una tenda minima, dal punto di vista del peso e della spesa (19,90 €) alla quale abbiamo aggiunto qualche sostanzioso picchetto.

Alla fine Luca non è così tanto carico. Stavolta mi ha sorpreso poiché è riuscito a rimanere al di sotto del suo standard anche se non ho ben capito cosa trasporti in tre borse, visto che alla fine… la tenda l’ho caricata io!

I fatti.

(1° giorno , ven 5 agosto)

Sono da poco passate le 14 e dopo i saluti di rito eccoci pronti per prendere il largo e lasciare che l’aria di casa si strappi dalle nostre spalle.

Santarcangelo è sempre casa e il caldo è forte. La verità è che io ho dimenticato di riempire le due borracce prima di partire ma so che vicino all’arco dei becchi c’è la fontana.

I vari tratti di ciclabile sono stati collegati quasi tutti ed è un sollievo non venire limati dagli automezzi, così risaliamo la prima parte della Valmarecchia fino al nuovo rifornimento idrico a Ponte Verucchio.

Solo dopo Novafeltria si capisce che si sta entrando in “territorio straniero” e ci si può sentire veramente un po’ lontani da casa.

Luca ha fatto il turno di notte, ha riposato poco ed ora che la strada sale lievemente comincia ad accusare un po di stanchezza ed è sulle rampe prima di Badia Tedalda che la sua “faccia ricorda il crollo di una diga” (De Gregori).

A Badia gli chiedo se è il caso di fermarsi lì a dormire, avendo il sinistro presentimento che il dì seguente avrebbe potuto essere già quello del nostro ritorno. Una Coca Cola media e qualche carboidrato lo rianimano e si decide di guadagnare almeno il Passo Viamaggio, la prima meta programmata.

La salita è molto più facile di quanto credevamo e di quanto io mi ricordassi, avendola pedalata nel 91. La tenacia di Luca è sorprendente…sebbene la faccia sia sempre quella. Con poche pedalate raggiungiamo Sansepolcro quando ormai è buio. Un B&B, cena in pizzeria e presto a dormire.

(2° giorno)

Al bar a far colazione cia siamo solo noi ed altri ciclisti stradali che stanno facendo il giretto del sabato. Dobbiamo scollinare due gobbe e scendere a Le Ville per immetterci nella vecchia statale per Arezzo pedalando affiancati chiacchierando… mentre la nuova via, di lato, si fa calpestare dal traffico. L’umore è ottimo e la fatica di ieri non si avverte.

Palazzo del Pero ci attende per una merenda e per allungarci nella deviazione per Castiglion Fiorentino. La strada, ombreggiata e lieve, è un vero spettacolo. La salita vera e propria l’avvertiamo nelle ultime due curve mentre la vista del paese risveglia l’immaginario collettivo di toscanità. La discesa è veloce e sicuramente la via in salita è più impegnativa della stessa dalla parte opposta. Frotte di ciclisti domenicali si danno battaglia mentre noi discendiamo.

So dove ben dirigere la punta del mio naso ma scambiare qualche parola e raccogliere qualche indicazione stradale non guasta mai. L’attraversamento della Val di Chiana è un obbligo se poi ci si vuole arrampicare nelle colline senesi.

Un ciclista che ci aveva scorto sulla via per Castiglion F. ci affianca e ci accompagna per un po di km …alla sua andatura però! Quando lo stradista ci lascia lo stomaco ci obbliga ad una sosta ristoratrice.

Per risalire Torrita fino a Pienza abbiamo il carburante e la determinazione giusta, in barba al caldo delle 13 che ci bastona, curva dopo curva. Pienza bella, si … ma è uno di quei luoghi in cui tutto costa tanto di più: formaggio, vino, prosciutto,…pernottamento hanno prezzi esagerati, come se li avessero solo loro in tutta Italia! Questo mi induce una certa antipatia…

E’ una fortuna che un chioschetto promozionale (di chissà cosa?) distribuisce granite gratis! Non una, bensì due a testa.

La “cocacolona” ce la facciamo giù a Gallina, sulla Cassia, ed intanto cerchiamo di cogliere il meglio di queste colline variopinte, strafotografate da tutti… e da noi, anche in precedenti occasioni. L’imperativo è di cercare di stupire gli amici con buone immagini del nostro giro. Il 43° parallelo taglia Gallina, la Val d’Orcia e il nostro bicchierone di liquido bollicinoso e zuccherino.

Sappiamo bene che ci attende la salita dei Bagni di S.Filippo e l’ingresso ad Abbadia S.Salvatore e ci stiamo immergendo in una sorta di training per meglio affrontare quest’ultima prova.

Abbiamo allertato Cristina, amica di S.Fiora, compagna dei corsi UISP Ciclismo e di recenti escursioni in mountain bike, per recuperare un fazzoletto d’erba per la tenda. La salita è ben più dura e calda di quanto pensassimo anche al sole bieco del tardo pomeriggio. I 9 km della nostra ascesa sono accompagnati dal viavai di motociclette che provano l’aderenza dell’ottimo asfalto… che pacchia!

Ad Abbadia S.Salvatore il più grosso gelato è nostro; Cristina ci raggiunge proprio alla fine del cono e rimedia all’ultimo momento una stanza al B&B del suo amico Massimo che noi accettiamo di buon grado nonostante l’idea iniziale di dormire ovunque a spesa quasi zero.

La stanchezza è troppa per raggiungere il campeggio a Castel del Piano e qualche decina di km diventa un infinito. Ancora però dobbiamo pagare la nostra arroganza a voler bruciare le tappe con un plus di tratti in salita veramente tosti. La sera al ristorante io, Luca e Cristina abbiamo tanto di quel ciarlare che dimentichiamo anche di fissare il momento in qualche foto.

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