Di notte, illuminato di rosso e di blu sembra un UFO posato sul lago. Di giorno un moderno, imponente castello futuribile, che pare in ogni momento pronto a decollare, dissimulando l’astronave di Frank-N- Furter in The Rocky Horror Picture Show.
Comunque la si guardi, la struttura, progettata nel 2007 dall’architetto svizzero Mario Botta, appare sproporzionata: il casinò più grande d’Europa sembra occupare, con i suoi 55.000 mq, buona parte dell’unica exclave italiana in territorio svizzero, Campione d’Italia. Le austere lastre di pietra che lo rivestono, appena ingentilite da un colore dorato, nascondono spazi volutamente asettici, per non interferire con i tavoli verdi e con le coloratissime slot-machine che lo animano. La sera, soprattutto nei weekend, gli smisurati parcheggi si affollano di supercar e figure silenziose scivolano rapidamente all’interno. Eppure nonostante l’atmosfera elegante e un po’ ambigua e le leggende che hanno sempre avvolto il mondo dei giocatori, inaccessibile ai più, la crisi si è fatta sentire erodendo gli incassi del 3,74% nel 2010 e del 4% nel 2011 rispetto all’anno precedente per un passivo pari a 21 milioni di euro. Ci si appella alla forza del franco svizzero rispetto all’euro – i frequentatori pagano in euro, mentre tutti costi sono in franchi svizzeri – e alla crisi economica.
Solo sottovoce si riconoscono le fette di mercato conquistate dal fenomeno del gioco online, in vero e proprio boom. I motivi risiedono nei minori costi del gioco via web (hotel , trasporti, mance, ecc.), nel minor rischio di essere trascinati in giocate pericolose, di potere interrompere e riprendere un numero illimitato di volte secondo il mood e di potere giocare contemporaneamente su più tavoli, ovviamente impossibile nel mondo reale, a scapito ovviamente del fascino. Sia come sia, a risentire in modo più pesante di questi mancati introiti saranno le casse del comune di Campione proprietario della struttura. Questo fazzoletto di Italia in terra elvetica da cui si entra ed esce senza documenti, ha con il suo casinò un rapporto di
amore-odio come quello che si prova per un parente un po’ troppo ingombrante. Già, perché al di là della casa da gioco, Campione ha una storia millenaria e curiosa, iniziata nel 777, quando Totone di Campione, proprietario terriero e commerciante longobardo, si mise sotto la protezione dell’Arcivescovo di Milano , Tommaso, e di S. Ambrogio donandogli suoi beni, case e chiese incluse. Come dire: in buone mani. Dalla scelta di Totone derivò l’appartenenza millenaria di Campione all’Abate del Monastero di Sant’Ambrogio Maggiore di Milano. Il feudo monastico di Campione rimase intoccabile da ogni altro potere fino alla soppressione napoleonica, anche quando i feudi circostanti, di proprietà del duca di Milano, passarono ai Signori Svizzeri attorno al 1512.
I due kmq e mezzo del suo territorio accolgono diversi monumenti d’arte, tra cui il Santuario di S.Maria dei Ghirli (VI sec. d.C.), compreso nel testamento di Totone a favore dell’Arcivescovo di Milano, che deve il nome ai rondoni, in estate qui particolarmente numerosi. La facciata verso il lago, inizialmente romanica, venne trasformata nel seicento in stile protobarocco, secondo i dettami della Controriforma, da Isidoro Bianchi architetto campionese. L’interno a navata unica è diviso in tre parti: l’aula per i fedeli, il Santuario e il Presbiterio decorati con affreschi trecenteschi e dipinti secenteschi. L’Oratorio di San Pietro, che risale al trecento, è uno dei monumenti più antichi. La Galleria civica ex Basilica di San Zenone, utilizzata per esposizione e concerti e l’attuale Chiesa
Parrocchiale di San Zenone (1967) un grande edificio a forma di nave che sorge su una piccola altura. L’interno a due piani, è caratterizzato dal grande Crocifisso della parete di fondo, opera di Giannino Castiglioni, e dai colori delle grandi vetrate della facciata. E soprattutto dall’affresco “Angeli Protettori” strappato del celebre pittore Bruno Saetti, premiato alla Biennale di Venezia del 1962. Tutti i monumenti sono visitabili con un percorso guidato. Parte della locale cultura, poi, si diffuse in Italia ed Europa sulla scia dei Maestri Campionesi, richiamati da una lumaca nello stemma di Campione. Da ultimo il lago su cui il casinò si affaccia, il Ceresio, che seduce con la sua forma sensuale incastonata tra le montagne e i suoi panorami bellissimi. Una gita in battellino aiuta a svelarne la sorprendente geografia politica e a ritrovare il sorriso chi rimprovera alla dea bendata di essere stata …troppo bendata.
Testo di Federico Klausner Foto archivio
Informazioni utili
Come arrivare: In auto: dall’Italia: Autostrada A9 Milano- Chiasso continuare sulla A2 autostrada Chiasso-Lugano uscita Bissone-Melide-Campione (circa 20 minuti dopo la frontiera). Dalla Svizzera: A2 autostrada Basilea-Chiasso uscita Melide-Campione d’Italia
Dove mangiare e dormire: Tutte le informazioni al sito dell’Azienda Turistica di Campione d’Italia.
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