Per gli aborigeni che la abitano da 40.000 anni, l’Australia è un immenso altare, che reca impressi i segni della cosmogonia relativi al Tempo di Sogno, per gli australiani una terra di opportunità, originale, dove vivere a stretto contatto con bellezze naturali uniche al mondo. Per i milioni di turisti che annualmente la visitano è una terra sospesa tra mito e sogno, metafora di una vita diversa e di un nuovo inizio, che possiede tutto ciò che un visitatore può desiderare.
L’Outback
L’Australia è come una pizza all’inverso: il condimento sta sul bordo, lungo le coste, nelle cui città abita il 98% dei 22 milioni di australiani. L’immenso interno, l’outback, è virtualmente vuoto: un deserto non-deserto di cespugli color paglia, arbusti ed eucalipti verde cupo, terra rossa che si accende al tramonto di colori mai visti. Simbolo universalmente noto di queste zone selvagge è Uluru , Ayers Rock nella lingua dei pionieri, il più grande monolite del mondo (3 x 2 km), che si erge per 350 metri dalla pianura circostante in splendido isolamento, rosso sul rosso, che varia tonalità a seconda dell’ora. Nonostante si sia ammirato centinaia di volte in film, programmi tv, immagini, trovarsi al suo cospetto lascia senza fiato. Nelle sfaccettature delle sue pareti gli Anangu, i traditional owner, leggono la storia della creazione, il dreamtime, così come tramandata dagli antenati. Per la stessa ragione pregano di astenersi dalla tentazione di scalarlo e di dedicarsi invece a una delle molteplici attività che si svolgono alla sua base: dall’assistere all’incanto dell’alba e del tramonto sorseggiando un flûte di champagne (o un caffè) a una corsa, capelli al vento, sulla sella di una Harley, con la sensazione di essere soli al mondo . Oppure ascoltare i racconti di una guida aborigena dell’Uluru-Kata Tjuta Cultural Centre svelare la magia del Tempo di Sogno.
Racconti magici avvolgono anche le Flinders Ranges, in South Australia, che le forze della natura hanno sollevato dagli abissi marini, imprigionando in esse innumerevoli fossili. 400 km di rocce e gole, abitate da wallaby ed emù, un paesaggio brullo, lunare, che dopo le piogge primaverili si tappezza di fiori sbucati dal nulla. Un vero paradiso per trekker, geologi e naturalisti che hanno a disposizione una palestra unica al mondo.
I parchi
Da oltre 200 milioni di anni l’Australia è separata dal Gondwana. La sua flora e la sua fauna si sono così evolute in modo isolato, dando origine ad alcune tra le più curiose e particolari specie esistenti. Ora protette da 3200 Parchi Nazionali, pari al 5% dell’area del Paese, oltre che dagli innumerevoli parchi privati, per non parlare di quelli marini. Il più famoso e il più vasto, quanto metà della Svizzera, è il Kakadu, nel Northern Territory, per ben 3 volte iscritto nel Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Un trionfo di foreste e cascate che nascondono più di 5.000 straordinari siti archeologici. Risalirebbero a 50.000 anni fa, sebbene la datazione sia incerta, perché gli antichi pittori trovavano comodo dipingere nuovi strati sui precedenti. Alcuni luoghi sono raggiungibili solo in fuoristrada, attraversando un Jurassic Park da condividere con coccodrilli d’acqua dolce e salmastra, che qui vivono in abbondanza e in libertà, mentre nel cielo volteggia un terzo delle specie di tutti gli uccelli australiani, che accompagnano i passi dei novelli Indiana Jones. Ha invece 135 milioni di anni, ma li porta splendidamente. La Daintree Forest, nel Queensland, anch’essa protetta dall’Unesco, è la foresta pluviale più antica del mondo. I suoi numeri sono impressionanti: 3.000 specie di piante, un quinto di tutti gli uccelli australiani, incluso il rarissimo casuario, e 60% delle specie di farfalle del continente abitano un’area di dimensioni modeste, per gli standard australiani. Sotto l’ombrello fitto delle immense felci a ventaglio, che rendono scure anche le giornate più assolate, si può esplorare un ecosistema intatto, incontrare i coccodrilli padroni del Daintree River dalla fiancata sicura di un’imbarcazione, osservare tutto passeggiando tra cime di alberi e uccelli su una passerella a 20 m. di altezza, oppure volando appesi a una fune.
Le coste
L’Australia è una terra immensa e sorprendente e anche il mare non è da meno. Lungo le coste del Queensland, a oriente, si stende per 2.000 km. la più lunga Barriera corallina del mondo, che è anche la più vasta area protetta dall’Unesco sul pianeta. Un fantasmagorico caleidoscopio di coloratissimi pesci e coralli, tartarughe, balene e delfini, su cui galleggiano isole dipinte da sempre nei nostri sogni. Se sott’acqua la natura ha espresso il meglio in fatto di forme e colori, anche sopra non si è risparmiata, creando sagome bizzarre come l’Heart Reef , una formazione corallina simile a un cuore perfetto. A tutto ciò si aggiunga che il Great Barrier Reef non è un’emozione riservata a pochi fortunati: da Port Douglas veloci catamarani raggiungono un pontone ancorato sulla barriera corallina, dal quale ci si può tuffare per un’esperienza inebriante, anche senza saper nuotare. Un mare da ammirare all’asciutto è invece quello che si costeggia seguendo la Great Ocean Road, nel Victoria, dove a pochi metri da riva, in una nebbia di spruzzi, torreggiano i Dodici Apostoli, faraglioni alti 70 m. e vecchi 20 milioni di anni, che mutano colore a seconda dell’inclinazione dei raggi del sole, per i fotografi imperdibili all’alba e al tramonto. La loro imponenza, il rumore cupo delle onde che su di essi frangono crea l’atmosfera di un dipinto di Turner. I 243 km. lungo cui la strada si snoda, sono un invito alle attività a contatto con la natura: dal museo del surf di Torquay, dove la Great Ocean Road ha inizio, a quelle praticate tra le onde della Bell’s Beach. Oppure alle partite di golf giocate all’Anglesea Golf Club contendendo il green ai canguri, che lo hanno eletto loro pasto preferito, incuranti del sibilare delle palline. Tra maggio e ottobre Warnambool, al termine del percorso, offre lo spettacolo delle balene migrate dall’antartico per riprodursi nelle acque della sua baia.
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