Immaginate un laghetto nascosto nelle foreste finlandesi, una casa che un tempo era il rifugio delle guardie forestali, un’unica strada per raggiungere il più vicino villaggio lontano 20 km e nessuno nel raggio di decine di chilometri quadrati. Nessuno tranne loro, Aki Käräjäoja e Suvi Tauriainen, con i loro 18 husky siberiani.
La loro è una storia che assomiglia ad una fiaba, ma non è rarissima in questo paese dove si contano soltanto 15 abitanti per chilometro quadrato ( in Italia siamo 200).
Dopo avere abitato in piccole città, impegnati in vari lavori che non amavano, hanno deciso di affittare dallo stato finlandese il rifugio e la terra circostante, tornando a vivere come i loro avi, in maniera autarchica e senza risparmiare fatica e sacrifici, pur di stare a contatto diretto con la natura e le sue leggi.
Prima di questa scelta, Aki ha fatto pratica con musher esperti e in Finlandia non mancano certo abili conduttori di cani da slitta. Una volta divenuto lui stesso guida, ha cominciato ad allevare i cani: prima quattro, poi otto e via via sempre di più, fino agli attuali diciotto.
“Non ne alleverò altri” dice Aki” per nostra scelta non organizziamo tour con i cani per più di 2 slitte per volta e quindi, con mute da sei animali, impiego tutti i cani, compreso, ovviamente, quelli per la mia slitta.” Mentre parla, il canile è in fermento: è l’ora del pasto e gli husky si fanno sentire.
E’ ancora giorno pieno, anche se l’orologio segna le 20,30: da queste parti, all’inizio dell’estate, non fa mai buio, anche se non c’è il sole di mezzanotte.
Ci troviamo nella municipalità di Kukmo, molto vicino al confine con la Russia, sul versante centro orientale del paese. “Durante la bella stagione” continua Aki, da metà maggio a metà settembre, mantengo i cani in allenamento organizzando trekking, anche di più giorni, nel bosco e fra i laghi che certamente non mancano da queste parti.”
Una lunga fune elastica che parte dalla cintura dell’escursionista è allacciata all’imbragatura dei cani i quali, avanzando velocemente com’è nella loro natura, aiutano notevolmente nella camminata, consentendo, a chi è allenato, di percorrere lunghe distanze giornaliere.
Chiediamo se non temono l’incontro con l’orso bruno e Suvi risponde con un sorriso. “Anche se questa zona è nota per l’alta concentrazione di ursus arctos, tanto che diverse compagnie hanno attrezzato appositi punti di osservazione, la possibilità di imbattersi casualmente in un esemplare è bassissima.
Gli animali temono l’uomo e ne percepiscono odore e rumori ben prima che possa essere avvistato e scappa più lontano che può. Pensate che le guardie di frontiera con la Russia, che pattugliano quotidianamente porzioni di foresta al confine fra i due stati, in una vita di lavoro riescono a vederli non più di 3 o 4 volte.
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