Il 22 settembre si è svolto il World Rhino Day: un’intera giornata dedicata alla sensibilizzazione nei confronti della salvaguardia dei rinoceronti. Ne rimangono solo 23.000 in tutta l’Africa, decimati per i loro corni. Una vera e propria mattanza che rischia in breve tempo di portare all’estinzione uno dei Big Five, animali simbolo della natura africana e dell’equilibrio delicatissimo della fauna selvatica.
Davide Bomben – presidente di AIEA Associazione Italiana Esperti d’Africa, associazione no profit che si impegna in prima linea nella salvaguardia delle specie in via di estinzione – ci racconta in
allegato come si può agire: promuovendo innanzi tutto il turismo responsabile, formando ranger e guide, insegnando alle popolazioni locali l’importanza del patrimonio naturalistico, organizzando ecomission”.
“ Tutto questo è dovuto all’aumento esponenziale del fenomeno del bracconaggio, vera piaga delle risorse faunistiche dei paesi africani.
A causa dell’incredibile richiesta di corna oggi ogni chilo di corno ha un valore pari a 60.000 dollari americani (ben più del valore dell’oro). L’INTERPOL ha stimato che dopo il traffico di armi e quello di droga, il mercato degli animali e delle loro parti è il terzo più redditizio del mondo illegale, un vero e proprio business che, a differenza dei primi due, nessuno conosce e che in pochi cercano di arrestare perché definito “meno importante”.
Noi di A.I.E.A. vogliamo promuovere i viaggi che si svolgono in aree dove i rinoceronti sono visti come risorse economiche (creando una grande ricaduta economica come in Namibia) e vogliamo che i paesi come lo Zimbabwe possano ricevere aiuti e fondi per arrestare le violenze dei bracconieri.
I ranger dei parchi africani hanno incominciato a tagliare il corno dei rinoceronti, tattica che si è rivelata inutile per due motivi: primo perché il corno è uno strumento sociale e di difesa fondamentale per i rinoceronti, secondo perché i bracconieri preferiscono abbattere gli esemplari senza corno per non rischiare di perdere tempo nel seguirne le tracce.
Lo spostamento degli esemplari in zone più sicure è un altro mezzo di protezione ma anche questa strategia è dannosa perché rende particolarmente nervosi i pachidermi che tendono a non accoppiarsi anche per anni a causa dello stress subito, aumentando il rischio di estinzione.
L’unico strumento utile è proprio quello di vigilare 24 ore al giorno gli esemplari rimasti realizzando anche dei piani formativi e di addestramento per migliorare la preparazione del personale che si occupa dello loro salvaguardia dotandoli di strumenti utili per contrastare il crimine poco organizzato ma molto efficace del bracconaggio… Perché il valore di un animale vivo è cento volte quello di un animale morto”.
A cura di AIEA – Associazione Internazionele esperti d’Africa
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