Mosca. La stazione del nonno




Sono partito, assieme a mia moglie, finalmente per Mosca . Dico finalmente perchè da tempo mi riproponevo di visitare la città ove hanno soggiornato per 5 anni i miei nonni, all’inizio dello scorso secolo. Il nonno, ingegnere, aveva partecipato, dal 1913, alla costruzione della stazione ferroviaria Briansky, che ora si chiama Kievsky. La ferrovia infatti, a quel tempo da Mosca arrivava solo fino a Briansk, in Ukraina; oggi va a Kiev e poi verso occidente. Si è trattato comunque di un viaggio organizzato e quindi mi sono dovuto ritagliare il tempo giusto per soddisfare il mio grande desiderio di recarmi a vedere la “stazione del nonno“.




Forte è stata l’emozione nell’ attraversare una città di più di 20 milioni di abitanti, di infinite razze e provenienze e nel districarsi a fatica nel dedalo delle splendide stazioni della Metro , vero vanto della città. Poi finalmente la stazione sorprendentemente identica, come allora, identica alla cartolina che ho ritrovato fra i ricordi dei miei. La facciata con la torre dell’orologio a ricordare l’ora ai viaggiatori e soprattutto la struttura in ferro sopra i binari. Ce n’è voluto per trovare l’ingresso giusto ! In russo le parole “ingresso” e “uscita” sono praticamente identiche, unica piccola differenza una vocale “i” immersa in una salsa di impronunciabili consonanti.



Due conflitti mondiali, una rivoluzione , la perestroika, e la stazione è ancora lì , come cento anni fa. Che ingegneri questi italiani ! Ma tutto intorno è cambiato: grandi centri commerciali, una vasta area di parcheggio, fontane e giardini. Il paese ha finalmente virato ad occidente. Assieme a turkmeni, caucasici, azeri e a tante altre varie etnie che si mescolano in una sofferta convivenza, vedi spuntare , di lontano, le guglie dorate del Kremlino e ti ricordi che Mosca è capitale. Capitale di un impero come più vasto non poteva essere al mondo. Una città interessante come poche altre in Europa. E non solo per le sue indubbie ricchezze culturali ma soprattutto per il momento che sta vivendo. Un momento ricco di aspettative ma anche di disagio e di sofferenza per una difficile trasformazione economica, sociale e politica.

Mi rendo conto di non aver descritto molto altro della città, ma il resto è proprio come lo anticipano i depliant turistici. Una sola eccezione, almeno per chi, come me, ha vissuto l’eco e la storia di gran parte dell’ultimo secolo: la Piazza Rossa o Piazza Bella, come si dice in russo. Qui affiorano offuscati i ricordi di un passato che sembra ormai così lontano da farti dubitare che sia mai avvenuto. Dov’è il mausoleo di Lenin ? ed il busto di Stalin ? Ah si, devono essere proprio di fronte ai grandi magazzini GUM. Questa è Mosca, oggi. Mosca vale un viaggio, anche senza la cartolina del nonno.


Testo e fotogalleria di Roberto Giatti  | Altre foto: Roberto Giatti e web

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