Che cos’è che distingue un turista da un viaggiatore? Le differenze sono molteplici, tuttavia ciò che principalmente li distingue è l’istinto di cogliere i segnali che il destino continuamente ci trasmette e ovviamente la ricerca della scoperta. Già Vasco De Gama, dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza e alla ricerca di rotte migliori sulla via delle Indie, seguendo l‘intuizione di navigare lontano dalle coste per ottimizzare l’uso delle vele, scoprì l’isola di Praslin appartenente all’arcipelago delle Seychelles.
Sbarcò sulla spiaggia di Anse Possession riparandosi nelle tranquille acque del golfo antistante. Certamente oggi la spiaggia non ha più l’aspetto di come la videro gli occhi di Vasco de Gama ed il suo equipaggio, ma per coloro che sono alla ricerca di un ambiente meno antropizzato e per avere l’illusione della scoperta basta spostarsi più a nord verso Anse Lazio. Lì ci si trova in una delle spiagge più belle e incontaminate del mondo, caratterizzata dalle formazioni granitiche che si alternano alla sabbia bianchissima e alla vegetazione spontanea.
Per illudersi di essere un moderno esploratore è però necessario giungervi di buon mattino, ovvero prima che orde di turisti la colonizzino, e soprattutto, per essere i primi a lasciare le tracce calpestando la sabbia levigata dalla marea notturna. Ma è il destino e l’istinto che ci riservano ogni volta sorprese e regalano ai viaggiatori che sanno cogliere certi segnali quella volontà di proseguire nella scoperta, esattamente come è accaduto a chi scrive. La spiaggia era completamente deserta e la parte oscurata alla vista a causa di una formazione rocciosa o dalla vegetazione induce alla voglia di proseguire fino a che un pescatore, l’unico altro essere umano in zona, mi chiede se fossi diretto alla “Georgette“.
Non sapevo neanche di cosa parlasse, ma ne approfitto per vederlo sistemare il pescato del giorno dentro un sacco e per poi seguirlo con lo sguardo finché sparisce nella vegetazione. Lungo la spiaggia c’è un’insegna fatta con il coperchio di polistirolo di una cassa per riporre il pesce fresco, su c’è l’indicazione dell’Honesty Bar; incuriosito salgo i pochi gradini che conducono ad una baracca dalla vista impareggiabile sulla spiaggia, con alcuni tavoli, un bancone ed alcuni frigoriferi.
Sul banco e sul fusto di una pianta che serve anche come pilastro della copertura della costruzione, ci sono le istruzioni; spiegano che si tratta di un bar self service, ci si serve e si paga semplicemente mettendo il dovuto in una scatola di plastica. Non so se la cosa più sorprendente è la fiducia che il proprietario ripone nella gente oppure se è il panorama. E’ subito evidente che questo posto appartenga a persone sensibili, colte e certamente singolari, di conseguenza mi soffermo a leggere gli articoli dei giornali di tutto il mondo che ne parlano, il bollettino con la previsione delle maree, ma soprattutto osservo quella carta topografica che indica un sentiero.
Si tratta di una pista per arrivare ad Anse Georgette, una spiaggia. Torno a godermi la scoperta di Anse Lazio, quando dalla vegetazione spunta un ragazzo che mi chiede se stessi cercando la “Georgette“; è stato il segnale che mi obbligava a proseguire la ricerca. Mi da la direzione. E’ necessario procedere all’interno della vegetazione seguendo piccoli, e spesso impercettibili, segnali di un sentiero poco battuto. Arrivo in una radura, c’è una casa tipica delle Seychelles di colore celeste, e scorgo una signora che, come se si trattasse di un segreto, mi chiede se fossi diretto alla Georgette, e mi dice di seguire il sentiero che si trova a destra del fiore giallo.
Testo e foto di Paolo Moressoni
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