Docili come Lipari, bucoliche come Salina, selvagge come Filicudi: sono le Eolie, sette gemme incastonate nel blu della Sicilia orientale che conservano il fascino del mito e dell’inesplorato. Ospitali e generose, come lo fu Eolo quando qui accolse l’errante Ulisse, le isole sorelle sono perfette fuori stagione.
L’aria è immobile e in questa notte di fine estate anche Eolo ha ceduto a Morfeo. Si riflette languida la volta celeste nello specchio del profondo blu. Dubhe, Merak, Phecda, Megrez, Alioth, Mizar e Alkaid: sembra quasi di toccare l’Orsa Maggiore; sette stelle luminosissime che guardano altre stelle cadute nel Tirreno: le Eolie, le isole sorelle che si stringono in un abbraccio fraterno al largo di Milazzo. Il velluto che ammanta queste sette meteore ha ascoltato le preghiere delle madri a San Bartolomeo, protettore delle isole e patrono di Lipari, affinché gli uomini usciti in mare facessero ritorno. E ha esaudito i desideri di chi qui si è fermato, come il mitico Ulisse, che qui trovò accoglienza alla corte di Eolo, e di chi invece da qui è voluto fuggire, cercando fortuna in posti remoti come l’Australia.
Ma i cieli trapuntati delle notti eoliane non ingannino, perché le isole placide in realtà celano un cuore pulsante. Fucina di Efesto, più di un milione di anni fa queste isole sono nate dal fuoco, che ne ha plasmato quei morbidi declivi che a tratti si alternano a spigolosi dirupi. La lava, qui origine di tutte le cose, le ha rese somiglianti e al contempo diverse tra loro: così Lipari ha i fianchi scavati dalla pomice e dall’ossidiana; e se Salina si è coperta di Malvasia per nascondere le cicatrici sui seni, Filicudi invece, sfacciata, mostra le ustioni dell’antico furore nella nudità della terra.
Cenere, magma e pietra hanno fatto delle Eolie un museo a cielo aperto, motivo per cui sono state nominate nel 2000 Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Non sorprende quindi se le penne di Alexandre Dumas, Guy de Maupassant e altri scrittori siano rimaste incagliate tra i faraglioni, le calette e gli anfratti dove i flutti si infrangono.
Chi si aspetta di venire qui solo per godere degli ultimi bagni di sole, ha sbagliato posto. Perché in quest’ultima propagine di Sicilia c’è di meglio da fare; qui ci si abbronza percorrendo a piedi sentieri e antiche mulattiere, scheletro petroso delle isole; accanto alle infradito, alle borse di paglia e i parei, fate posto in valigia per un binocolo perché, alle Eolie, molto di quello che si deve vedere è lontano. Si raggiungono luoghi solo per il piacere di cogliere panorami e vedere scorci di mare da tutte le possibili angolature, seguire la cometa di una barca, saltellare con lo sguardo dietro ai delfini intorno a Basiluzzo e sbirciare a casa delle altre isole. In questi luoghi delle emozioni, l’anima errante si spinge verso gli orizzonti rossi di Stromboli, esala tra le fumarole gialle di Vulcano e a Lipari rispolvera la memoria; e se nella mondana Panarea cede alla lussuria, nella verde Salina si purifica, per poi naufragare dolcemente nei paradisi intatti di Filicudi e Alicudi.
Qui è l’incanto, e non c’è cera che turi le orecchie per salvarsi dalla voce ammaliante di queste sette sirene. Trovata la vostra isola , sarà difficile resistere alla tentazione di rimanere. Tra partire e restare c’è di mezzo il mare.
Sfoglia il magazine – Vai alla photogallery – Vai alle info utili
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.