Autostadt – efficienza su 4 ruote
Nasce nel 94 ma viene concretizzata nel 2000 in occasione dell’Expo, l’idea di realizzare una sede importante e soprattutto emozionalmente significativa per la VW, quasi un “tempio” dell’auto, dove non solo il cliente, ma anche il visitatore possano sentirsi parte integrante di un meccanismo, un sistema-auto che qui in Germania è vissuto praticamente come un credo. L’Autostadt ha collezionato 25milioni di visitatori in 12 anni, principalmente tedeschi ma non solo. Moltissimi ad esempio gli italiani che hanno lavorato e continuano a lavorare qui e molti anche quelli che vengono anche solo in visita per curiosità o passione. Per chi fosse interessato è possibile prenotare un test drive della nuova Golf elettrica Blue motion (in commercio presumibilmente entro il 2013).
Wolfsburg è stata fondata nel 1938 e prende il nome dal castello, che infatti ha un ruolo fondamentale nell’architettura del parco grazie all’asse che lo collega direttamente al padiglione dove vengono smistate le auto. Come dire: l’inizio e la fine intorno ai quali ruota tutto.
Goslar – Streghe, miniere e imperatori: la Germania tra storia e mitologia
Oggi non si direbbe che questa piccola cittadina un tempo sia stata importante per la storia d’Europa quasi quanto Roma, Parigi o Vienna. Goslar mantiene intatte non solo la maggior parte delle strutture all’interno del suo centro storico, ma anche il fascino che l’ha resa in passato una delle città più ricche del vecchio continente.
Nota anche come “cassaforte del Nord”, Goslar ebbe quindi grande importanza economica grazie alle vicine miniere di rame e argento (le miniere di Rammelsberg, chiuse nel 1988, che sono oggi siti protetti e ancora visitabili) e storica per il fatto di essere stata per quasi 300 anni sede della casa reale di Sassonia. Molti imperatori, tra i quali Federico Barbarossa dimorarono nel Kaiserpfalz, imponente castello del 1000 che ancora domina la città.
Oggi Goslar è una delle attrazioni più famose di tutta la Germania, e da sola colleziona circa 5 milioni di visitatori l’anno. La Marketplatz è come sempre il cuore della città, ma in questo caso lo è anche in senso strettamente architettonico e geometrico: una piazza circolare dalla armoniosissima prospettiva, evidenziata dal disegno a raggiera dei mattoncini al suolo e dalla fontana centrale sulla quale svetta l’aquila dorata simbolo della Germania. Oltre ai principali bar, ristoranti e hotel, sulla piazza si affacciano anche alcuni degli edifici più belli della bassa Sassonia, come il Kaiserworth, con il Glockenspiel, il “carillon” che suona 4 volte al giorno illustrando la storia mineraria di Goslar, la Siemenshaus e il Brusttuch, adornati da particolarissimi decori tipici a colori vivaci. L’imponente chiesa dei santi Cosma e Damiano domina invece il paese a poche decine di metri dall’ingresso della piazza. Le abitazioni del centro storico, tutte simili a prima vista ma nessuna identica all’altra, sono cariche di storia e anch’esse sotto il patrocinio dell’Unesco.
Lw streghe di Goslar
Complice forse l’atmosfera naturalmente fiabesca e un po’ misteriosa di questi luoghi, tra foreste remote e leggende antiche, le streghe (Hexe), sono il simbolo di questa parte della Germania, e in particolare dell’area montuosa dell’Harz che circonda Goslar. La leggenda che collega le streghe a questa città trae origine dal Faust di Goethe in cui la notte di Valpurga (La notte tra il 30 aprile e il 1maggio), veniva celebrata sul vicino Monte Broken, ma non solo. Sembra infatti che da queste parti la caccia alle streghe sia stata purtroppo una realtà, e l’ultimo rogo sia stato spento nel 1657. La notte di Valpurga o delle streghe è tradizionalmente una festa pagana di derivazione celtica che segnava l’inizio della buona stagione e della fertilità dei campi, divenne poi festa popolare celebrata appunto con una notte di festeggiamenti, musiche balli e fuochi.
Hildesheim
“Fino a che il roseto continuerà a fiorire, Hildesheim prospererà”
Era l’anno 815 quando l’imperatore Ludovico il Pio (figlio di Carlo Magno), appese il proprio crocifisso ad una pianta di rose. Il giorno dopo sembra che non sia più riuscito a staccarlo. Interpretando ovviamente l’evento come un segno divino, decise di edificare in quello stesso punto una cappella, divenuta poi in seguito il Duomo. Quando nel 1945, in piena guerra e durante i bombardamenti della città, gli abitanti si accorsero che il roseto, seppur gravemente danneggiato e apparentemente morto, riprese a fiorire, la cosa venne nuovamente interpretata come un segno divino, un incoraggiamento ad affrontare la ricostruzione in vista di una nuova rinascita. E così è stato. La città si è orgogliosamente rialzata, riuscendo a ricostruire non soltanto strutturalmente e architettonicamente una delle piazze più suggestive d’Europa, ma anche a ricrearne l’autentica originale atmosfera che attira ogni anno migliaia di visitatori. Bisognerebbe programmare di arrivare a Hildesheim sul calare della sera, quando, dopo aver attraversato una periferia piuttosto anonima e fredda, si imboccano i vicoli che portano verso la piazza centrale e ci si ritrova all’improvviso (letteralmente) trasportati in un altro tempo e in un’atmosfera che, riscaldata dalla luce delle lampade e dei lampioni, appare ancora più magica e surreale. Proprio sulla piazza del mercato, incorniciata da palazzi dagli stili diversi, si affacciano gli unici due rimasti intatti e originali, tra cui anche la casa a graticcio più grande (e alcuni dicono più bella) del mondo, la Knochen-hauseramtshaus (del 1529).
Ma Hildesheim ha anche altri due vanti, entrambi sotto tutela dell’Unesco dall’85: la chiesa di San Michele e il Duomo di Santa Maria, entrambi particolari per l’architettura e per le leggende che vi ruotano intorno. Come appunto quella riguardante il simbolo della città, il roseto millenario, che si trova ancora oggi nel cortile del Duomo. San Michele è un esempio di gotico e romanico risalente al 1033, costruita su volontà di San Bernardo (Bernwald). All’interno è facile rimanere impressionati dallo splendido soffitto ligneo di inizio ‘200 raffigurante l’Albero di Jesse, che racconta una diversa versione della paternità di Gesù. Uno degli unici due nel suo genere rimasti in Europa (l’altro è in Svizzera). La chiesa è orientata secondo l’asse est-ovest, ed è stata concepita su modello della Cattedrale di Tours, mentre le misure rispecchiano le proporzioni geometriche utilizzate per il tempio di Gerusalemme. Nella cripta (l’unica parte ancora cattolica), si trovano le spoglie di Bernardo. Il Duomo è una delle basiliche più antiche di Germania e la leggenda narra che sia stata edificata su un giardino (quello delle rose) che ospitò per qualche ora una reliquia della Vergine. Imperdibile è la grande porta in bronzo che un tempo era posizionata all’ingresso e che attualmente si trova in esposizione nel Museo adiacente. Alta 4 metri e 70 e pesante oltre due tonnellate, è praticamente unica nel suo genere e la più antica di cui si abbia notizia. Questa meraviglia risale ai primi anni del mille, e raffigura, lungo le due ante, scene del vecchio e del nuovo testamento, dalla creazione di Adamo ed Eva alla crocifissione di Gesù. La particolarità è data dall’espressività e dal senso di movimento delle immagini, che sembrano uscire dal loro letto di bronzo per trasmettere all’osservatore tutta l’intensità delle scene che rappresentano. La porta verrà posizionata nuovamente al suo posto tra tre anni, nel 2015, al termine dei lavori di ristrutturazione del Duomo e in occasione delle celebrazioni per il 1000°anniversario dalla sua fondazione e della fondazione della città.
Testo di Elisa Bosco | Foto di Eugenio Bersani
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