Roma è una città “rotonda”, multidimensionale, un piccolo universo che, nel corso dei secoli, è stato in grado di condizionare e modificare l’altro universo esistente, quello che le girava intorno. Il rapporto della capitale con la musica è sempre stato profondo ma mai viscerale al punto di generare una vera e propria “scuola romana” di artisti, nonostante un’importante tradizione legata alla canzone popolare. Roma è stata ed è ancora una grande cassa di risonanza per la musica moderna, resa immortale in musiche e testi che ne hanno esplorato ogni pertugio.
Il primo filone musicale autoctono che l’epoca moderna ricordi nasce durante il Fascismo italiano, periodo in cui vengono composti brani indimenticabili come “Quanto sei bella Roma” e ”Arrivederci Roma”. Gli anni Quaranta portano con sé un approccio diverso alla musica: nascono i primi concorsi di cantanti popolari e la fine della guerra porta un’esplosione di feste ed esibizioni di piazza; proprio su uno di questi palchi, in piazza San Giovanni, durante le celebrazioni pagane per la Festa delle Streghe, un giovanissimo Claudio Villa incanta la folla accorsa per l’occasione e viene ufficialmente incoronato “Il Reuccio di Trastevere”. Da questa piazza e da questo momento storico inizia il nostro percorso ideale che, attraverso il tempo e lo spazio, racconta la storia della musica a Roma.
Arrivano gli anni Cinquanta e con essi il rock&roll e si diffonde l’uso delle fonovaligie per ascoltare i 45 giri, primi prodotti di massa dell’industria musicale. Nel 1953 nasce a Roma un’istituzione del settore, la casa discografica RCA (Radio Corporation of America), situata al km 12 di via Tiburtina. La RCA ha avuto il merito di diffondere in Italia artisti del calibro di Elvis Presley e Paul Anka ma anche di produrre numerosi artisti italiani: Gianni Morandi, Nico Fidenco, Wilma Goich, Rita Pavone, Edoardo Vianello per poi arrivare negli anni successivi a Paolo Conte, Ivano Fossati e Francesco De Gregori. Proprio ai talent scout della casa discografica viene inoltre attribuita l’invenzione, negli anni Sessanta, del termine “cantautore”.
Gli anni dei Beatles e degli Stones segnano una svolta anche nella vita sociale e artistica romana, che si divide letteralmente in due: “quelli del Piper Club”, locale inaugurato nel 1965 in via Tagliamento 9 (tutt’ora in attività come discoteca), e quelli del Folkstudio, piccolo tempio dell’underground situato nel quartiere Trastevere, in un garage di via Garibaldi. Il Piper è un punto di riferimento per la musica beat, ospita esibizioni di musica leggera e popolare in un ambiente di stampo marcatamente pop. La struttura lancia Patty Pravo (chiamata per l’appunto “la ragazza del Piper”) e successivamente Renato Zero, ma negli anni si è distinta anche per altri tipi di live, come quello dei Pink Floyd nel 1968. Il Folkstudio offriva un ambiente totalmente diverso, meno curato esteticamente ma di stampo internazionale (si dice che nel 1963 uno sconosciuto Bob Dylan abbia tenuto qui la sua prima esibizione italiana). Il Folkstudio ospitava concerti di ogni genere, senza alcuna limitazione, divenendo una vera e propria calamita musicale a livello internazionale.
Il circolo culturale è rimasto in attività fino al 1998, anno della morte del suo gestore Giancarlo Cesaroni. Pochi anni prima, nel 1994, c’era stata la storica esibizione dei Nirvana al Palaghiaccio di Marino, lungo la via Appia. Da quel concerto è nato un disco, intitolato per l’appunto “Roma”, l’ultimo lavoro in vita del frontman Kurt Kobain, morto suicida circa una settimana dopo l’esibizione romana. La capitale fortunatamente ha mantenuto anche negli ultimi anni dei punti di riferimento per la realtà musicale grazie soprattutto al Circolo degli Artisti di via Casilina Vecchia 42, una struttura composta di sala concerti, giardino con punti ristoro e palco all’aperto, sala cinema e piscina, che ricorda molto i centri sociali del nord Europa, luoghi di promozione e produzione culturale a tutto tondo. Sul palco del Circolo sono saliti i più grandi gruppi musicali d’Europa e non solo, e il programma dei live si rinnova costantemente durante tutto l’anno. Uno dei tanti punti forti del locale, ormai entrato nel mito, è l’accessibilità del prezzo dei biglietti per le serate, che contribuisce a renderlo una tappa obbligata per tutti gli amanti della musica.
Testo di Alessandra Narcisi | Foto web
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