Poi la luce si pietrificò ed è così che nacque il marmo delle Apuane (tutta presa dalla luce e dal marmo, la leggenda tralascia di raccontare il destino della moglie). Te comunque dammi retta: lascia perdere le voragini e vai avanti. In giro qua e là ci sono delle incisioni rupestri risalenti alla preistoria. Immagino che non le vedrai: il preistorico, checché se ne dica, aveva mano raffinata, leggera, più del contemporaneo. Ma queste incisioni ci sono, soprattutto in certi punti panoramici ed esposti. Arrivi al Malpasso, un nome che si commenta da solo: o fai attenzione o fai un volo molto lungo. Da lì, davanti a te, hai una visione del Monte Sumbra che non dimenticherai, ti sembra impossibile che quella cosa sia lì.
Come posso descriverti questa visione? Non lo faccio. Probabilmente hai visto molte fotografie della parete sud del Sumbra, ma questa è una prospettiva diversa. Sulla tua sinistra vedi già (si fa per dire) il Bosco del Fatonero. Sta lì, adagiato nell’erba in pendenza, come un cuscino più verde, o un carrello delle montagne russe. Ha un tocco di irrealtà. Avvicinandoti al bosco passi delle rocce nere e stratificate, con un’aria viva, vagamente aliena, da cui stilla l’acqua. Il nome Fatonero può far pensare a un destino avverso, o – se sei un uomo televisivo, avido di autopsie – a un fatto di sangue. Invece pare voglia dire faggio nero. Stiamo parlando infatti di un bosco di faggi. È un esempio vivente di come erano i boschi delle Apuane molto tempo fa, prima dell’intervento umano.
Tu non noterai differenze di fondo, rispetto ad altre faggete. Neanche io. È perché siamo ignoranti. Bosco originario o meno, certo lo immaginavi più grande. È concentrato, diciamo così. E sembra galleggiare sulla montagna come su un’onda. Sarà suggestione, ma una certa atmosfera magica la percepisci, se non sei proprio un bruto senza cuore. Il sentierino che lo attraversa è a tratti ingannevole ma comodissimo. Questa è in effetti una peculiarità del Fatonero. Ci arrivi solo faticando, non ci puoi arrivare vicino con la macchina, ma una volta lì è tutto tranquillo e dolce. A meno che tu non sbagli strada.
Non ti posso riferire tutte le leggende che ruotano attorno al Fatonero, anche perché non le conosco. Molte dicono che è abitato da spiriti e folletti. Queste creature si manifestano soprattutto la notte. (Per esempio il Linchetto, che si mette a sedere sul petto della vittima addormentata impedendole di respirare). Di giorno hanno la tendenza a stare rintanate dentro i tronchi. È però vero che sia di giorno che di notte riescono a farti perdere la strada, impresa apparentemente impossibile in un bosco così piccolo. C’è chi dice che questi folletti siano iscritti al CAI, e traccino sulle pietre segni ingannevoli. Si tratta di superstizioni.
Di fatto se cominci a scendere per i sensuali fossi che incontri sul tuo cammino, pensando magari (e chissà perché) di fare una cosa furba, inizialmente il percorso è semplice, poi puoi trovare roccioni lisci e conche da cui senza l’adeguata attrezzatura, non esci più, se non a prezzo della vita. Prosegui in quota, è meglio. Intravedi in lontananza ruderi di edifici fantasma. Che razza di gente provò a abitare quassù? Mi dicono, non so se è una leggenda anche questa, che gli antichi romani fecero uno scambio di popolazioni. I Liguri Apuani erano particolarmente testoni. E anche i Sanniti lo erano. Così i romani deportarono i Sanniti sulle Apuane, e gli Apuani nel Sannio. Queste rustiche popolazioni, in luoghi per loro nuovi, offrivano minore resistenza.
Procedi. Sappi che, si dice, il vento che passa tra i faggi parla di un tesoro nascosto tra le radici argentate, a chi lo sappia ascoltare. Se hai seguito la retta via, in breve esci dal Fatonero. E se sei forma ti consiglio di salire sulla Penna di Sumbra (Penne, poi trasformato in Panie, è il nome con cui furono chiamate le vette più alte). Arrivi al colossale lastrone di marmo del Passo Fiocca, luogo ideale per la cottura rapida di esseri umani, in estate. Se non hai acqua e un cappello è la fine. Da quel momento inizia il tuo percorso nel paradiso dei Liguri Apuani, ma è una gita che non ho fatto. Se invece sei vivo, dal Passo Fiocca una breve ferrata ti conduce in cima al Sumbra. Ne vale la pena.
Potresti tornare ad Arni passando dal Monte Fiocca e facendo un anello dal Passo Sella. Ma cos’è questa mania contemporanea per gli anelli? Pensi forse di aver visto tutto quello che dovevi vedere nel percorso di salita? Ma se hai perfino perso il sentiero, in certi punti! Girati e torna per la stessa via. Da questa prospettiva, ti sembrerà di poter tagliare per alcuni scoscendimenti, abbreviando così il cammino. Non cedere alla tentazione. Tempo fa la Madonna e il Diavolo fecero una sfida di salti da quelle parti. Al Diavolo sembrava facile saltare da un punto all’altro. Ebbene, nonostante i suoi poteri, non ci riuscì. La Madonna invece sì. Ma non ti vorrai mettere sullo stesso piano.
Testo di Enzo Fileno Carabba Immagini e cartografia di Alberto Bernardini
Caro lettore,
Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.
Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.