Vacanze in Sardegna


Premessa: il diario che segue utilizza termini che, pur essendo entrati a far parte del linguaggio dei dei talk show televisivi, sono gratuite volgarità. Non ci piace questo modo di scrivere. Lo abbiamo fatto presente all’autore che, viceversa, giudica queste espressioni funzionali al racconto e non modificabili. Latitudes, che ritiene la libertà di espressione un valore da salvaguardare, non vuole censurare il pezzo, ma non ne condivide affatto lo stile. (fk)

Quando la sfiga ti segue e ti insegue!


Erano quattro anni che non facevo ferie. Quest’anno mi viene prestata da un caro amico la propria casa in Sardegna; l’occasione è ghiotta perché ciò significa un bel risparmio e in tempi di crisi come questi, visto che io faccio un mestiere di “lusso”, l’architetto, e quindi praticamente disoccupato, scarse sono le finanze a disposizione. Pertanto comincio a studiare il trasporto. Scartato il viaggio via nave in quanto io sono l’unico al mondo che patisce il mal di mare nuotando, indago su tutti i siti di compagnie aeree low cost. Naturalmente da Genova non c’è nessuna compagnia che effettua la tratta con Olbia e di conseguenza mi devo comunque sobbarcare un viaggio in auto a Malpensa. In auto perché in treno non combaciano gli orari e pertanto o arrivo 7 ore prima o al pelo con relativa certezza di perdita del volo. Bizzarro è il fatto che per andare da A a B, debbo prima andare a C che è 120 km più distante da B, con un aggravio di costi di almeno 100 euri. Ho investito un tot aggiuntivo al costo del biglietto per avere lo speedy boarding che mi permette di passare per primo e scegliere i posti migliori. Arrivo prudentemente al gate con 2 ore di anticipo e mi trovo già pronta una coda kilometrica di passeggeri, tutti con lo speedy boarding in mano! Naturalmente mi toccano i posti sull’ala, dove il rombo dei motori mi rincoglionisce per tutto il volo e separato dalla mia compagna.



Finalmente arrivo coi motori nelle orecchie ad Olbia e mi porto verso l’area Car Service per ritirare la macchina che ho prenotato, con un certo orgoglio di me stesso, perché nella navigazione in internet sono riuscito a trovare una compagnia di autonoleggio, anch’essa low cost, che mi ha affittato una Pandina ad un costo assolutamente conveniente. Entro quindi in un salone che presenta al perimetro tutta una serie di loculi ognuno targato con un nome di compagnia di autonoleggio. Strano, mi dico, ci sono almeno una trentina di loculi senza clienti, con gli impiegati che spuntano della sola testa dai banconi, con sguardi chi annoiato, chi smarrito, chi con panino in bocca, chi con la settimana enigmistica e penna. Tutti tranne uno, dal cui bancone si diparte una coda a serpentina composta di almeno unmilionedipersone, tutte con un modulo in mano drammaticamente simile, anzi uguale al mio! Tutti sono stati bravi a trovare la stessa compagnia che affittava macchine al prezzo più basso! Esattamente due ore e venti di coda per ritirare la macchina! Ci sono 40mila gradi di temperatura e quindi attacco immediatamente il condizionatore. Quale condizionatore? La pandina costa poco ma ovviamente è sprovvista di condizionatore. Un’ora e mezza di guida con i guanti di sudore che mi fanno sguishare le mani ad ogni curva e finalmente si arriva a casa. Dopo aver preso possesso della stessa ed aver sistemato i bagagli, è necessaria una doccia per risollevare corpo e spirito. Apro l’acqua e dal soffione scende un filino fine fine di acqua, una lunga e triste teoria di goccette che si inseguono in caduta libera. Chiamo il padrone di casa che mi dice che sino a due giorni prima, l’ultima doccia fatta da lui si era presentata forte, vigorosa, scrosciante e salutare. Mi lavo a pezzi per evitare l’esaurimento nervoso!



Bisogna andare a fare la spesa e quindi prendo le chiavi dello scooter messo a disposizione dal mio amico; un casco è nel bauletto, l’altro è sotto il sedile. Come cazzo si apre il sedile? Ci provo in tutti i modi, girando la chiavetta a destra, poi a sinistra, poi schiacciando sia a destra che a sinistra, poi prendendo a pugni il sedile non sia mai che si sia incastrato. Niente! Sudato come una spugna, parto da solo e vado in paese a vedere se trovo qualcuno che mi possa aiutare. Trovo un moto noleggiatore (che culo!) e gli spiego il problema, pregandolo di darmi un aiuto. Questo si alza dalla scrivania, si avvicina allo scooter, inserisce la chiave, gira a sinistra e “clack” si sblocca il sedile. Mi guarda come se fossi un pirla che è esattamente quello che pensa, e senza dire una parola si va a risedere al suo posto. Fatta la spesa, torno a casa e finalmente mi rilasso. Giro un po’ per il giardino che il mio amico cura amorevolmente e dove ha piantato ortaggi vari e alberi da frutto. Su un muro di perimetro riconosco un pergolato di vite dal quale pendono grappoli d’uva perlopiù ancora acerbi, ma tra le foglie ne scorgo uno bello grosso che appare maturo, color uva matura, appunto. Ne assaggio un acino e mi piace, anche se ancora leggermente acidulo ma già piuttosto dolce. Lo stacco e pari pari me lo mangio continuando a giracchiare per il giardino.



Non passa mezz’ora che mi prende un crampo assassino alla pancia e devo correre in bagno.Ho passato tutta la notte seduto sulla coppa del cesso, tra dolori di pancia, culo infuocato  e sudori freddi! La mattina mi alzo, sconvolto dalla diarroica nottata e apro le finestre: autunno pieno! Cazzo, al 21 di luglio si presenta una giornata dalla luce tipica novembrina, con una temperatura di 40 gradi ma percepita 60 gradi come dicono i metereologi per via dell’umidità. E che si fa in una giornata di luglio autunnale come questa? Giro in scooter! Indossiamo i caschi che ho potuto estrarre dal sedile perché magicamente si è aperto senza difficoltà, oh, e metto in moto. Tac tac fa la chiavetta ma nessun rumore di motore! Classico esempio di batteria scarica! Telefonata al mio amico che inizia a preoccuparsi per l’incolumità dei suoi possedimenti il quale mi spiega che probabilmente, anzi certamente ho fatto il seguente errore: girando la chiavetta per la chiusura, dopo l’ultimo scatto bisogna tornare indietro di uno, perché altrimenti rimane accesa una lucina che non so a che cazzo serve ma che sicuramente è causa di scaricamento di batterie! Prendo i cavi e riesco a mettere sto cazzo di scooter in moto. Girovago per il paese e per le spiagge per decidere a quale andare quando sto cazzo di tempo si deciderà di tornare estivo e si ritorna a fare la spesa al supermercato. Ci fermiamo al banco del pesce, prendo il numero e ho quattro persone davanti; dall’analisi del pescato in vendita, niente mi solletica la voglia e quasi quasi ce ne andiamo, quando nell’angolo del bancone scopro una scatola di polistirolo contenente un bel kilozzo di fragolini, i piccoli dei moscardini, che infarinati e fritti sono la mia passione e sono anni che non ne mangio.



Arrivano a servire la signora che ha il numero precedente al mio, la quale prima chiede mille prezzi, poi sceglie un pesce, poi ci ripensa e ne chiede un altro, poi si informa su come cucinare un altro tipo di pesce ancora e infine, dopo aver frantumato la minchia al pesciaiolo e al sottoscritto che aspetta, fa: “no, ci ho ripensato, quasi quasi prendo i fragolini, me li dia tutti”! Puttana della puttana di Eva! Cena con fettina di carne e insalata. Secondo giorno, uguale tempo di merda, anzi peggio perché ci si mette anche la pioggia. E’ il 22 luglio! Il terzo giorno mi sveglio e intravedo dalle fessure delle persiane un bagliore di luce; apro e finalmente il sole splende alto nel cielo. “Evvai”! esulto svegliando Nadia, la quale si gira e esordisce – “ ma cos’hai nella schiena?” Mi propongo con una schiena totalmente piena di puntoni rossi e brufolosi, tipici della rosolia, o del morbillo o della varicella o della scarlattina o di che cazzo mi è successo! In più febbre a 38,7. Guardia medica, dove sono già in attesa duecento persone e dopo 3 ore di attesa vengo visitato da una dottoressa che mi guarda un po’ schifata la schiena e dopo un breve interrogatorio, decreta che la manifestazione puntiforme è dovuta ad una reazione a tutte le punture fatte negli ultimi giorni per alleviare un brutto mal di schiena. Pertanto, mi fa un’altra cazzo di puntura con gli antistaminici e mi raccomanda di non prendere il sole. Come non prendere il sole? in vacanza dopo quattro anni, in Sardegna, a 40 gradi all’ombra!?!



Ho passato i successivi 2 giorni sotto un ombrellone, all’ombra, con maglietta girocollo come il più sfigato dei turisti tedeschi! La sera dopocena, mi siedo su una comodissima sdraio in puro teak del siam, tipo ponte passeggiata delle navi da crociera, a leggere alcune pagine del mio libro, godendomi la fumata del mio Antico Toscano, fin quando mi viene sonno. Faccio per alzarmi e TRACK di colpo la sdraio si rompe e si ripiega su se stessa facendomi cadere col culo a terra! Comunico la cosa con un certo imbarazzo al padrone di casa che, costernato e a questo punto anche seriamente preoccupato, non si spiega come sia stato possibile, visto che la parure completa di tavolo e poltroncine in teak era sta appena acquistata a caro prezzo e che nessun culo si era posato ancora su di esse! Finalmente il giorno successivo mi libero della maglietta e dell’ombrellone e passo a crogiolarmi all’agognato sole. -“ Mettiti la crema” mi dice Nadia. –“Ma figurati, sono già abbronzato e poi ho preso le pastigliette che preparano al sole e che da anni non mi fanno più scottare”- rispondo io. La mattina dopo, mi alzo e scopro che sulle lenzuola ho lasciato uno strato di pelle come i serpenti che fanno la muta! Ritorno sotto l’ombrellone con maglietta girocollo! E così finisce l’agognata vacanza che aspettavo da quattro anni. Incontro un amico che mi dice –“ sarai fortunato eh? Tu in vacanza a godertela in Sardegna mentre c’è gente che non ha la stessa tua fortuna e se ne deve stare a casa”! Sta correndo ancora adesso dopo che l’ho rincorso per prenderlo a calci nel culo!


Testo e foto di Pino Accettulli e web

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