Il Capodanno in Giappone si festeggia fra maschere e diavoli, nell’intrigante mistero dell’Oga Namahage Festival, quando la penisola di Oga viene attraversata da una ridda di diavoli scatenati e l’impeto delle tradizioni popolari del rituale Namahage salutano l’arrivo del nuovo anno.
Echi delle tradizioni nordiche di Santa Lucia e delle nostrane pire di fuoco volte a bruciare le cattive azioni dell’anno vecchio per lasciar posto all’energia della nuova annata, nell’Estremo Oriente del Capodanno giapponese si ripetono con miti che affondano nei simbolismi del fuoco e dello spavento.
Durante l’ultimo giorno dell’anno gruppi di uomini travestiti da Namahage scendono dalla montagna verso la città, bussando alle porte delle case vestiti di paglia, nel grido immobile di maschere di cartapesta capaci di rievocare il terrore diavolesco.
Il capo famiglia secondo l’uso accoglie i Namahage con cibo e sake, il caratteristico vino di riso, mentre i bambini vengono esortati a fare i bravi.
Da tempo immemore queste figure popolari costituiscono il nocciolo antico di riti di fertilità agricola, il cui folklore si perde nella notte dei tempi.
Messaggeri della divinità di montagna nella penisola di Oga, nessuno conosce l’esatta origine dei Namahage, ma sembra che nel dialetto del paese la parola namahage derivi da namomi haghi, ovvero colui che toglie la scottatura. Nella stessa lingua, namomi è la scottatura causata dal calore durato per un grande lasso di tempo. Proprio come quando si sta per molte ore di fronte al fuoco del camino.
I Namahage, armati di coltello, uccidono simbolicamente la pigrizia, evocando l’oscuro mistero di una trasformazione che giunge dal buio della montagna per portare l’augurio della fertilità agricola.
In Giappone, a Oga potrete visitare il museo dedicato ai Namahage e assitere al tradizionale ballo, cadenzato dal folle ritmo dei tamburi. All’alba, quando all’orizzonte fanno capolino le prime luci del primo giorno del nuovo anno, i demoni spariscono, ritornando alle montagne da cui sono venuti. Ma, come spiegano i Namahage ai bambini sbigottiti, basta battere le mani per tre volte per evocarli e assicurare di nuovo la protezione sulla casa di questi esseri la cui sagoma si perde fra leggenda e mito.
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