Champagne: viaggio nella regione del vin du diable



Champagne, una regione vasta divisa in 2 sub regioni totalmente diverse fra loro: la Marne, dove sorgono le grandi Maison, famosa quanto sfarzosa e l’Aube, il territorio da scoprire con centinaia di piccoli produttori, che vendono i loro champagne per lo più direttamente in cantina. Un viaggio inconsueto, ideale per golosi appassionati di bollicine, ma anche per chi vuole scoprire un mondo ricco di sorprese, fatto di personaggi (i piccoli-grandi vigneron), che stanno rivoluzionando il carattere del mitico “vin du diable”.

A poco più di un’ora d’auto da Parigi, è la regione vinicola più settentrionale del Paese. Proprio il clima difficile, segnato dai venti che arrivano dall’Atlantico e il terreno ricco di gesso e tufo, determinano le caratteristiche uniche del vino prodotto in questo angolo di Francia. Arrivando dall’Italia si incontra per prima proprio l’Aube. La base ideale è Troyes, città capoluogo, ricca di storia, caratterizzata dal centro storico punteggiato di palazzi, dalle tipiche case a colombaia e dalla bella Maison de l’Outil con la più grande collezione del mondo di utensili. Lungo la Strada dello Champagne dell’Aube, 220 chilometri di paesaggi rurali che si sviluppano lungo la Côte des Bar, ci si può fermare in centinaia di cantine grandi e piccole. Da visitare: Essoyes, il paese di Renoir dove hanno appena aperto uno spazio interpretativo e la casa del grande pittore, Les Riceys, Bar-sur-Seine, l’Abbazia di Clairvaux e la Cristallerie Royale di Bayel fondata nel 1666 per volere di Luigi XIV.

Il primo appuntamento è a Urville, tra Bar-sur-Aube e Bar-sur-Seine, nel centro della Còte des Bar. La Maison Drappier è forse l’etichetta più rinomata dell’Aube, espressione di una famiglia che da quasi 200 anni si impegna per realizzare vini straordinari. Splendide le cantine a volte di pietra del XII secolo, che appartenevano ai monaci cistercensi di Clairvaux. Da provare l’incredibile Carte d’Or 1995, il Brut Nature Sans Souffre e la Grande Sendree, sia in bianco che rosé. Si tratta di champagne formidabili per qualità, ma non destinati a svuotarvi il portafoglio. Subito sotto Bar-sur-Seine, il paese di Celles-sur-Orce poggia su alcuni milioni di bottiglie distese a invecchiare. Di 450 abitanti , 40 famiglie producono champagne. Fra queste spicca quello che è indicato come l’astro nascente delle bollicine. Cedric Bouchard è considerato da molti il più talentuoso fra i giovani produttori di champagne. I suoi vini sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura, senza filtrazioni, usando solo i lieviti autoctoni presenti nell’uva, raccolta con la cura di chi possiede solo pochi ettari e si può permettere vendemmie altamente mirate. La coltivazione è totalmente organica con rese bassissime rispetto agli standard della regione. Si tratta di micro produzioni di poche centinaia di bottiglie.


Altra cittadella dello champagne è Les Riceys, che vanta tre denominazioni. Alla Maison Morize val la pena di fermarsi, oltre che per la bellezza delle cantine del XI secolo, anche per capire come nell’Aube sia possibile trovare champagne di qualità a prezzi davvero competitivi. Da provare il Brut rosé, ottenuto da uve Pinot noir in purezza e il Millesime 1999, un blend di Chardonnay e Pinot noir di notevole struttura ed equilibrio. Questo è l’indirizzo giusto per assaggiare anche l’inconsueto Rosé de Riceys, un rosso fermo ottenuto dalla macerazione di uve Pinot noir davvero unico. Sempre a Les Riceys bisogna fermarsi da Bauser, altro piccolo produttore dove provare il Brut Reserve 2008, vino eccellente dal prezzo molto contenuto. Lungo il percorso s’incontrano altri produttori formidabili come Devaux con la sua cuvée D, Remy Massin con il suo Louis Aristide e il Millesime 2004 e la linea Charles Collin con il Millesime 2002 e il Selection Brut. Lasciata Troyes, si entra nella Marne, la parte più blasonata dello Champagne. Viaggiando verso nord, si costeggia la prestigiosa Côte des Blancs, falesia calcarea patria di eccellenti chardonnay. Avize sorge in un territorio particolarmente vocato e qui opera un vigneron assai interessante per la sua filosofia: Anselme Selosse, mostro sacro e vero e proprio faro per tutti i produttori innovativi. La scoperta dei vini di Selosse è un percorso a sé: da cominciare sorseggiando una bottiglia di Brut Initial fino ad arrivare al Substance. Da Chouilly a Epernay sono pochi chilometri raccontati dalle linee ordinate di filari. Si entra nel cuore della regione della Champagne. Non a caso si dice che ” bere champagne a Epernay è come ascoltare Mozart a Salisburgo“.

Il villaggio di Dizy potrebbe passare inosservato se non fosse che è la base di uno dei produttori più interessanti del panorama offerto da questa regione: Jacquesson. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a scelte precise, radicali, innovative. Il “progetto Jacquesson” consiste nell’eliminazione di una gamma di vini classica a favore di un’offerta a dir poco minimalistica: una sola cuvée ogni anno, la migliore possibile. Infine Ambonnay, per incontrare un altro grande personaggio, quasi un mito: Jacques Beaufort (in etichetta Champagne André Beaufort). Una storia di ritorno alla natura cominciata nel 1969 in seguito a un episodio di allergia verso una sostanza di sintesi impiegata in vigna. Oggi Jacques Beaufort è un “talebano” geniale, che ha saputo stravolgere le regole di una regione votata alla produzione di massa. Divenuto riferimento e padre ideologico di gran parte di quel numero crescente di vigneron che scelgono un approccio più naturale in vigna e in cantina, è capace di tradurre con una semplicità e un’umiltà disarmanti le sue idee in vini straordinari. Quello con Jacques è un incontro che lascia il segno. La degustazione dei suoi vini apre una finestra su orizzonti totalmente inaspettati. Le sensazioni che si provano bevendo un Ambonnay Grand Cru Millesime 1999 o un Polisy Brut Nature Reserve sono destinate a cambiare per sempre la percezione di cosa possa essere uno Champagne.

Testo e foto di Marco Santini

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