Carnevale in Italia: non solo Venezia




Che cosa resta della parola Carnevale se escludiamo le V di Venezia e Viareggio? In realtà davvero molto, perchè in Italia le tradizioni territoriali legate alle piccole realtà locali sono infinite, ed ognuna racchiude e tramanda  la memoria di riti antichissimi riconducibili alla natura e al suo rapporto con l’uomo. Ne abbiamo segnalati alcuni in zone diverse d’italia, ognuno interessante per storia e particolarità.



SARDEGNA


La Sardegna terra antichissima e magica, culla di tradizioni per antonomasia vive nel periodo delle celebrazioni del carnevale uno dei suoi momenti più caratteristici e suggestivi. Tradizionalmente il Carnevale inizia con la festa dei fuochi di Sant’Antonio Abate ad Ottana il 17 gennaio, e si conclude il mercoledì delle Ceneri. Le date del Carnevale 2013 si concentrano soprattutto tra il giovedì e il martedì grasso (7 -12 febbraio). La festa conserva spesso il ricordo di riti arcaici di fine d’anno, quest’ultimo rappresentato da un re/regina (ad esempio Re Giorgio di tempio Pausania) o da un fantoccio di pezza che viene processato, condannato al rogo e pianto con un ridicolo lamento funebre (Gioldzi a Bosa, Maimone in Ogliastra, Cancioffali a Cagliari ed altri ancora). Maschere mute d’antica origine caratterizzano invece il Carnevale dei centri barbaricini di Mamoiada (Mamuthones e Issoadhores), Ottana (Boes e Merdules) e Orotelli (Sos thurpos), mentre, soprattutto nell’Oristanese, le esibizioni equestri costituiscono il fulcro della festa (Sartiglia di Oristano, Sa corsa e sa pudda di Ghilarza). I festeggiamenti sono quasi sempre accompagnati dalla distribuzione prodotti tipici locali, come fave con lardo, zeppole (frittelle) e abbondante vino.

  • Sa Sartiglia di Oristano


I documenti più antichi che testimoniano questa tradizione risalgono al 1547, anno in cui la Sartiglia (o Sortilla) di Oristano, sembra venne organizzata in onore dell’imperatore Carlo V, ma la Sartiglia come tradizione cavalleresca è assai più antica, e le sue radici si perdono tra echi di tornei cavallereschi, duelli e crociate in paesi lontani, influenze more e colori spagnoleggianti. Da secoli si ripete di anno in anno nella sua originalità per riportare in vita una delle tradizioni senz’altro più spettacolari e suggestive della Sardegna. Il nome sembra derivare da Sortija, a sua volta dal latino sorticola, diminutivo di sors, sorte, fortuna. Ed è proprio questo in fondo il senso di tutto: invocare ed attirare la buona sorte. Al rullo dei tamburi, il cavaliere che indossa una maschera misteriosa corre al galoppo tenendo in mano la lunga spada che va ad infilzare la stella tra le grida del pubblico che acclama Su Cumpoidori ed esulta davanti al trofeo. L’ultima domenica e il martedì di carnevale rivive a Oristano questa spettacolare festa dal profondo significato simbolico. Cavalieri, magia, cicli popolari di morte e rinascita si mischiano ad alcuni degli aspetti più interessanti della ritualità pagana, che permea ogni cultura. Come tutte le tradizioni popolari strettamente legate al territorio, anche la Sartiglia è vissuta con un coinvolgimento emotivo difficile da descrivere per chi non vi assiste in prima persona.

Dove: Oristano
Quando: Domenica 10 Febbraio Sartiglia del Gremio dei Contadini, Martedi 12 Sartiglia del Gremio dei Falegnami
Info prezzi, biglietti e programmi dettagliati sul sito.
Dove dormire: Hotel Mistral, al centro di Oristano, Hotel Le Torri ad Arborea.

  • I Mamuthones di Mamoiada


Il ritmo qui si fa diverso, possente e cadenzato, quasi ipnotico. Non più furore e azione nell’energia del torneo cavalleresco, ma una ritualità antica e misteriosa, scandita dal rapporto con la natura più selvaggia. Le origini di questa tradizione, sicuramente tra le più popolari e forse più conosciute anche al di fuori della Sardegna sono davvero remote, cio’ che resta pero’ immutato fino ad oggi è il fascino sprigionato da queste maschere antiche: i Mamuthones e gli Issohadores. Caratterizzati dall’austera e imperscrutabile maschera lignea di colore nero, dalla casacca di pelle di pecora e dai campanacci (garriga) i primi, e da un costume dal corpetto rosso e pantaloni bianchi, cintura di piccoli sonagli un lungo laccio (soha) ed un cappello nero ad ampia falda i secondi. La processione si svolge secondo un rituale molto particolare dalle regole precise. I Mamuthones disposti su due file avanzano a piccoli passi, mentre una fila pone avanti il piede destro e retrocede con il sinistro, l’altra fa il contrario. La processione assume cosí  quasi l’andamento di una danza, sotto lo sguardo attendo degli Issoadhores, che invece si muovono a passi più agili, con il compito apparente di coordinare lo svolgimento dell’azione e di “catturare” con la soha le prede, oggi intese come femminili, in un mimare e ripetere in eterno il processo di cattura e addomesticamento del selvaggio.

Dove: Mamoiada (NU).
Quando: dal 2 al 16 Febbraio.
Info: Programma sul sito.
Dove dormire: B&B Sa Rosada a Mamoiada.


PIEMONTE

Il riferimento al selvaggio e ai ritmi della natura ci porta anche in Piemonte, dove sono particolarmente interessanti i carnevali tradizionali che ruotano intorno alla figura dell’orso, in quanto simbolo del selvatico, di quel rapporto con la natura indomita che viene appunto prima temuta e poi addomesticata. Sono molto particolari come carnevali e legati ad una tradizione tipica soprattutto in zone alpine. Dal Piemonte alla Lombardia e fino alla Slovenia.

  • L’orso di Segale di Valdieri (CN)


Rientrano in pieno in questa tradizione l’antica e propiziatoria danza dell’Orso che si svolge a Mompantero (TO), oppure la rappresentazione dell’Orso di segale di Valdieri, in Valle Gesso (CN), in cui l’animale (oggi una maschera rappresentativa) ricoperto di gambi di segale attorcigliati, è incatenato dal domatore e accompagnato da un gruppo di suonatori di semitun, l’organetto tradizionale della musica occitana. Contemporaneamente ha luogo nel paese un programma molto ricco di attività, eventi e degustazione di prodotti tipici. Sabato 16 Febbraio: Sulle tracce del lupo. Escursione con le racchette da neve sul sentiero panoramico che attraversa la vallata passando da antichi canali, boschi fantastici fino ad arrivare alla miracolosa fontana di Corda in località Casermette di Entracque. Partenza da Valdieri ore 10. Rientro previsto ore 16. Domenica 17 febbraio: Carnevale alpino, con festa dell’Orso di segale. Antica tradizione interrotta per oltre 50 anni e poi ripresa a partire dal 2007 grazie alle memorie di un anziano del luogo che da giovane aveva interpretato più volte questa tipica figura.

Dove: a Valdieri (CN)
Quando: il 16 e 17 Febbraio
Info: sul sito. t. 0171.97397

  • L’orso di piume di Cortemilia (CN)





A Cortemilia si festeggia l’apparizione, fuga, cattura e addomesticamento dell’orso di piume, maschera simbolo della langa inselvatichita. L’orso è simbolo di una tradizione che apparteneva alle colline dell’alta langa. il significato di questa figura è legato, nel periodo del carnevale, a un ritorno alla natura, alla langa selvaggia, custode di misteri, di segreti e al tempo stesso generatrice di fertilità e vitalità. La grande festa vede celebrati, grazie alle maschere, i carri e i falò, le percussioni, la musica i dolci e le bevende, tutti quegli aspetti della langa che contribuiscono a riconnetterla alla sua origine e a riscoprirene il fascino.

Dove: a Cortemilia (CN)
Info: Comune di Cortemilia. t. 0173.81027






LIGURIA

In provincia di La Spezia, a Rocchetta di Vara, si ritrova un’altra tradizione carnevalesca che vede ancora una volta protagoniste maschere che si rifanno al mondo animale o comunque alla natura. L’ultimo sabato di carnevale sfilano infatti tra i vicoletti del piccolo borgo i brutti e i belli in un grande corteo al ritmo di antiche musiche. I brutti indossano pelli di animali, hanno il volto dipinto di scuro e corna sul capo, mentre i belli indossano abiti floreali e conchiglie nei capelli.

Dove: a Rocchetta di Vara (SP)
Quando: Sabato 9 Febbraio.
Info: t.0187.868752


TOSCANA


Dal 27 gennaio e fino al 3 Marzo va invece in scena a Foiano della Chiana, piccolo borgo in provincia di Arezzo, quello che viene indicato come il più antico carnevale d’Italia, non tanto come manifestazione carnevalesca, quanto piuttosto come celebrazione della festa del paese su stampo carnevalesco. Celebrazione giunta ormai alla sua 474esima edizione, resta una tradizione di particolare importanza nel suo genere, sia per spettacolarità che per valore storico. Evolutasi dalle sue origini di festa del borgo e della comunità lunga tre giorni, è oggi un’ottima occasione, spalmata su più di un mese, per visitare questa parte remota ma splendida di Toscana. Oggi la maggiore attrattiva sono gli enormi carri allegorici, esattamente quattro come i rioni del paese, che vengono realizzati all’inerno di altrettanti cantieri durante le settimane precedenti l’evento da mani esperte ed abilissime fino a raggiungere la dimensione di veri e propri piccoli capolavori giudicati alla fine da un’apposita commissione di esperti: uno scenografo, un critico d’arte, un pittore, uno scultore e un giornalista. La gara si svolge nelle tre domeniche che precedono il martedi grasso e in quella successiva: ciascun carro sfila per le strade del paese. Emesso il verdetto, nella quarta e ultima domenica seguono la lettura del “testamento” di Re Giocondo, ideale figura che regna su questo periodo fuori dal tempo e dallo spazio, e il suo simbolico rogo, che segna la fine del carnevale e di tutte le celebrazioni.

Dove: Foiano della Chiana (AR)
Quando: dal 27 Gennaio al 3 Marzo.
Info: sul sito.


Testo Elisa Bosco |  Foto Elisa Bosco e web

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