Due giovani viaggiatori disposti a macinare chilometri pur di collezionare esperienze autentiche sono in partenza per un lungo itinerario che dalla Nuova Zelanda arriva in Indocina e continua attraverso mezzo mondo fino all’Europa. Un itinerario tracciato solo a grandi linee, che Angelo Zinna e Lorenzo Dal Piaz racconteranno su Latitudes durante i prossimi mesi.
A Firenze, noi, non ci eravamo neanche mai incontrati e trovarsi contemporaneamente dall’altra parte del mondo, separati da nient’altro che una vigna, fu una curiosa coincidenza. Difficile al tempo prevedere quanto lontano quel raccogliere uva a Mildura, piccola cittadina di fattori nell’entroterra australiano, ci avrebbe fatto arrivare. Quante idee sarebbero venute fuori da quel lavoro sporco e malpagato che riempiva le nostre giornate bruciate dal sole, ma trovarsi faccia a faccia in un silenzioso campo delle dimensioni di un’intera città fu senza dubbio la scintilla che ci permise di conoscerci, discutere e creare quei progetti che oggi ci stanno spingendo a rimettersi in strada. Da quel autunno di raccolta abbiamo avuto bisogno di ventimila chilometri su un furgone scassato, un paio di incidenti e altrettanti anni di vita da espatriati in luoghi differenti per organizzare questa ultima grande partenza. Dalla Nuova Zelanda al Timor Est, e poi, via terra, fino in Europa. In quanto tempo? Non si sa. Con quali mezzi? Non è chiaro.
Circumnavigare l’Australia a settanta chilometri all’ora, da Melbourne a Port Douglas, per poi tagliare attraverso il deserto e scendere sulla costa ovest, fu per noi il primo assaggio di una vita vissuta viaggiando. Con pochi soldi in tasca abbiamo trovato il valore nei dettagli, nella lentezza la nostra religione e nella ricerca dell’esperienza si è fondata la nostra missione. Oggi ripartiamo con lo stesso spirito, vivere in maniera semplice, viaggiare leggeri, nel tentativo di capire se è possibile trovare ancora qualcosa di nuovo in un mondo dove tutto è già stato esplorato.
Il Timor Est sarà la prima tappa. Dov’è il Timor Est? Cosa e chi si può trovare da quelle parti? Poche sono le informazioni e tanta la curiosità. Finalmente un luogo del quale non è dato sapere cosa aspettarsi. Una delle ultime nazioni divenute libere al mondo, il Timor Est si trascina ancora oggi sulle spalle il peso di un passato tormentato. Da sfruttata colonia portoghese, non ci è voluto molto per capire che non basta dichiararsi liberi per esserlo realmente. L’Indonesia, dopo la ritirata del Portogallo nel 1975, trovò nel Timor uno stato ancora debole e ne prese il controllo senza pensarci due volte. Gli anni ottanta e novanta sono stati il periodo più duro per la storia di questo paese, con migliaia di cittadini costretti a fuggire e soltanto nel 2002 è arrivata l’indipendenza vera e propria, anche grazie all’intervento delle Nazioni Unite. A dieci anni dalla fine del conflitto il Timor è ancora in processo di rimettersi in piedi e quest’anno potrebbe essere il più delicato, in quanto le forze di polizia dell’UN hanno deciso di passare il controllo alle autorità locali per permettere loro di crescere in modo autonomo. Uno dei pochissimi stati a maggioranza cristiana dell’area asiatica, il Timor Est sarà tra le tappe più difficili e più interessanti di questo viaggio e aiuterà a capire quanto è stato grande il peso della cultura europea in un territorio così diverso.
Seguirà l’Indonesia, nella quale ci concentreremo principalmente sull’Isola di Sumatra, con i suoi trentacinque vulcani attivi e la sua ricchissima fauna, per poi dirigerci verso nord in Malesia attraverso lo Stretto di Malacca, dalla quale tenteremo di raggiungere il Borneo, la terza isola del mondo per dimensione, via mare. Con una delle foreste pluviali più antiche al mondo il Borneo presenta la più ricca flora di tutto il Sud-Est Asiatico, e seppure la parte indonesiana appare al momento difficilmente accessibile, tenteremo di coprire, sia fisicamente, che con carta, penna e macchina fotografica tutta la parte Malesiana, fino a raggiungere il curioso Sultanato del Brunei.
Un’altra nave ci porterà sulle coste del Sud-Est Asiatico vero e proprio. Risaliremo la lingua di terra della Malesia per poi entrare in Thailandia. Qui cercheremo di evitare le tappe più note e visitate, alla ricerca di quelle future e ancora inesplorate. Forse ci regaleremo una tappa alla fotogenica Angkor Wat, in Cambogia, dopo aver celebrato il Songkran, il capodanno Thailandese. O forse no, concentrandoci invece sulla Birmania, dove via terra non è possibile entrare, ma si è costretti ad entrare volando. Infatti, quello per la Birmania, a meno che la situazione non cambi durante l’arco di quest’anno, è l’unico volo programmato durante il nostro viaggio. E perché poi non visitare il Golfo del Bengala, nel poco noto Bangladesh? Dove due dei più grandi fiumi del mondo, il mistico Gange e l’incontrollabile Brahmaputra, si aprono in un grandioso delta sull’Oceano indiano.
Arrivare in India all’inizio dei monsoni, non è forse l’idea migliore, ma d’altronde sperare di attraversare la fascia tropicale senza bagnarsi sarebbe ingenuo. Rough Guides, la famosa casa editrice di guide turistiche, nel 2010 ha stilato una classifica che indica in quali paesi si possa viaggiare per più a lungo con 1.000 dollari americani. L’India era in testa con 71 giorni e una delle ragioni per cui noi la raggiungiamo è anche questa. Con l’intento di ispirare nuove persone a partire, dimostrando che anche budget piccoli possono portare molto lontano. Durante la nostra permanenza in India, infatti, tenteremo di documentare quanto poco sia necessario per viaggiare zaino in spalla, senza limiti di tempo. Il tempo, che solitamente è materiale raro, diventa per noi abbondante in India, in quanto l’attesa per la stagione del trekking in Nepal, dove proseguiremo, sarà a mesi di distanza. L’arrivo sulla costa orientale vedrà la discesa verso la regione del Tamil Nadu, per poi tagliare verso occidente e risalire fino al Rajasthan, per assistere al Festival dei Serpenti di Jodhpur. L’itinerario, in questa parte dell’anno rimarrà segnato dalle condizioni atmosferiche e rimane difficile segnare un percorso preciso in un viaggio che verrà improvvisato sulla strada stessa, ma quello che seguirà i mesi indiani saranno senza dubbio le vette dell’Himalaya. Dopo Settembre il Nepal offre le condizioni ideali per scalare alcune delle montagne più alte al mondo, l’Everest per primo e l’Annapurna successivamente, tentando poi di ottenere i permessi necessari ad entrare in Tibet verso la Cina.
La Cina è un colosso fatto di immense campagne e abnormi metropoli. Il paese che ha vissuto la più rapida crescita economica di sempre e che in soli trent’anni è divenuta una delle maggiori potenze mondiali. Cosa sta succedendo in Cina? Come misuriamo il progresso? Statistiche e numeri impressionano sicuramente i contabili, ma come vive realmente questa popolazione composta da oltre un miliardo di persone? La Cina è forse il paese che più incuriosisce, dove la competitività di chi i soldi non solo vuole farli, ma vuole farli vedere, sbatte contro di chi ancora spinge l’aratro. Anche qui la tempistica dipenderà in buona parte dalla stagione e la traversata verso l’Europa aspetterà l’arrivo della primavera. Alle grandi metropoli si alterneranno i paesaggi più rurali, ai cibi tradizionali si accosteranno i piatti più ignoti. La transiberiana era la prima scelta per l’attraversamento, ma data la difficoltà nel reperire un visto russo e il voler evitare di partecipare ad un qualche tipo di tour, si è trovata una via alternativa, si è deciso di stare bassi. Mongolia e Kazakhstan ci vedranno passare per avvicinarci all’Europa orientale, che sarà raggiunta navigando il Mar Caspio fino all’Azerbaijan e alla Georgia, per poi entrare finalmente in Turchia.
Cosa ci attenderà negli “Stans” ancora è da definire e al momento non è importante. Tutto potrebbe cambiare; ogni giorno potrebbero aprirsi nuove vie ancora neanche immaginate, ma questo fa parte del gioco. In fondo, non conta quanto grande sia il piano, il bello rimarrà sempre perdersi.
Testo e foto di Angelo Zinna e Lorenzo dal Piaz – Exploremore