Quanto di frequente vi capita di mangiare per strada? Esistono luoghi dove lo street food ha le radici di una tradizione di vecchia data e, da abitudine consolidata nel tempo, diventa arte e gioco di colori, odori, profumi sottili capaci di incendiare i sensi e scrivere la storia di un posto attraverso le stuzzicanti malìe del nutrirsi in quanto bisogno e rito.
Bangkok, in Thailandia, è considerata una delle migliori città al mondo dove rimanere affascinati da una spropositata quantità di bancarelle: l’amore e la curiosità si intrecciano tra le padelle dove donne di ogni età gettano nell’amalgama bollente riso da impastare a forma di palline, che precipitano nei comodi sacchetti take away insieme ai bastoncini su cui infilzare cubetti di carne e verdure. Lo street food di Bankok ha i profumi dei fiori, che si rincorrono per tutta l’Asia, come il riso indonesiano lasciato a macerare nel gelsomino: a Penang, in Malesia, e Hong Kong soddisferete i sensi in un intrigante labirinto di sensazioni.
Cucina, specchio dei popoli. Ed è in una geografia dai molti rimandi che passa la storia del cibo, capace di attraversare i mari, unire i visi di fronte a un patto che si stringe sul più fondamentale dei bisogni umani. Da Istanbul e la Turchia del kebab agli spiedini della cucina marocchina, da assaggiare tra le luci di Piazza Djemaa el-Fna a Marrakech un assaggio tra i cibi che fanno l’aroma di un posto. Un viaggio nell’anima di un popolo.
Maddalena De Bernardi RIPRODUZIONE RISERVATA | Foto web
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