La morte di Gabriele Basilico, fotografo e narratore, ha scosso il mondo dell’arte e la coscienza dei viaggiatori, immersi nella visione di un paesaggio che diviene improvvisamente narratore di se stesso. I suoi scatti rimarranno il rapido flash di un’istantanea del tempo. Perché la materia del tempo è ciò di cui stiamo parlando: una soluzione d’arresto capace di fissare nel tragico dolore di un istante il presente di uno spazio, la città, vittima e splendida regina di se stessa.
La passione verso la fotografia per Gabriele Basilico nasce quasi per caso, tra le aule della facoltà di Architettura del Politecnico di una Milano anni Sessanta, dove nacque nel 1944. Testimone attento delle evoluzioni urbanistiche, Gabriele Basilico oggi resta negli scatti della nuova piazza Gae Aulenti, nel quartiere di Porta Nuova Garibaldi a Milano, piattaforma oniricamente futurista in una metropoli che tesse la tela del tempo in un ritratto tra centro e periferia.
Scomparso il 13 febbraio 2013, Gabriele Basilico mostrò di cercare le coordinate del mondo attraverso lo spirito del viaggiatore bloccato nell’irrealtà di una linea che diventa cartapesta, scenografia sottile di una vuota immensità. L’occhio è quello di un camminatore solitario, per il quale scompare ogni possibilità di confronto col proprio simile. É la città stessa a prendere parola: le sue costruzioni esprimono l’autentica nudità di un organismo che vive di alti e bassi, vuoti e pieni, danza del senso che prende vita dalla materia per trapelare oltre l’epidermide della forma.
L’amico Stefano Boeri, tra i primi a dare notizia della scomparsa dell’artista, di Gabriele Basilico ha spiegato: «I suoi occhi di fotografo sono divenuti col tempo gli occhi di tutti noi, davanti alla complessità infinita dei fenomeni urbani. Occhi che hanno incorniciato, registrato e documentato centinaia di spazi urbani e città del mondo, riuscendo trasmettere la loro sensualità, a decifrare le contrapposizioni più stridenti e a dare dignità anche ai luoghi più derelitti»
«Mi trovai con una macchina fotografica in mano e pensai che quello poteva essere il mio modo di testimoniare e partecipare al cambiamento» disse di se stesso Gabriele Basilico, rivolgendosi a Mario Calabresi mentre ricorda il suo incontro con obbiettivo. Lo sguardo proteso verso una trasformazione che oggi diventa definitivo riscatto dello spazio sulle stagioni sociali, scatto dopo scatto.
Maddalena De Bernardi © RIPRODUZIONE RISERVATA | Foto web
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