Thailandia: acqua santa

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Una sorridente signora vende ventagli, cappelli e chincaglierie a bordo di una barchetta, un uomo con la maglietta gialla porta i turisti in giro per la baia sulla sua codalunga gialla, una pescatrice con il viso arso dal sole raccoglie le reti, un uomo immerso nel canale fino al collo pesca lumache aggrappandosi ai pali della sua casa, un giovane guida una zattera di bamboo e mostra ai clienti stranieri gli animali incontrati lungo il percoros, un bimbo sta in equilibrio su un palo, tra un tuffo e l’altro. Storie di persone comuni che, consapevoli dell’importanza che l’acqua ha per la propria vita, la usano in ogni modo possiblie, con una naturalezza che fa quasi invidia.
Abituati a vivere in un luogo dove le piogge sono più che abbondanti, i thailandesi hanno una grande familiarità con l’acqua, che è considerata sacra. L’acqua porta ricchezza e sostentamento, nutre la vegetazione e ospita un gran numero di pesci, copre le risaie e innaffia i campi, rinfresca dalla calura ed è un’ottima via di comunicazione. Per questo molti thailandesi abitano lungo i fiumi, per questo si vedono tante barche in giro. Più veloce delle trafficate strade cittadine, un esteso e intricato sistema di canali, lagune e baie fa delle barche uno dei mezzi di trasporto più usati. Ne vanno matti i turisti, che affollano traghetti e agili long-tail boat per entrare nel groviglio d’acqua e scoprire un po’ di più di questo popolo. Lungo i canali di Bangkok come nella laguna di Phang Nga, la gente vive in palafitte, fa il bagno in mutande nel fiume e si sposta a remi o con l’aiuto di grandi e rumorosi motori.

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