Croazia: l’isolotto di Kosljun tra sacro e profano



Proprio di fronte a Punat, il paesino sul versante sud-occidentale dell’isola di Veglia (Krk in croato), in una delle baie più riparate di tutto l’Adriatico del nord, s’incontra la paradisiaca isola di Kosljun con un perimetro di un chilometro, una superficie di 70 ettari e un’altezza di 6 metri sopra il livello del mare. Tra spiritualità, cultura e natura emerge magicamente dalle limpide acque il convento francescano di S. Maria, che dalla costa appare come una visione irreale. Il padre francescano Mavro Velnic scrisse infatti: “Visitare l’isola di Veglia e non vedere l’isolotto di Kosljun, è come essere a Roma e non vedere il Papa”. Pertanto, ci conferma frate Klement facendoci strada lungo i verdeggianti sentieri dell’isola: “Quasi tutti i diportisti nautici che si fermano al Marina & Shipyard Punat, credenti o no, la prima escursione che effettuano è proprio in questo luogo sacro, che dista soltanto ottocento metri dalla costa”. Siamo accolti all’arrivo dalla allegorica statua in bronzo di San Francesco con fratello lupo e il suo messaggio è: “Uomo, ammansisci il lupo che c’è in te e in ogni uomo, vedrai un amico e un fratello, e non un lupo!” Questo piccolissimo territorio permette ai frati del convento di essere autosufficienti, vivendo dei prodotti dell’orto, dell’olio dei loro ulivi, di turismo e di preghiera. Giunti alla piccola cappella della Natività, ci appaiono le statue del XVII secolo di Giuseppe e Maria in adorazione di Gesù, uno dei primi esempi di barocco in questa regione.

Per i francescani qui, proprio come a Greccio nel 1223, ogni giorno è Natale, perché il presepio è presente tutto l’anno. Nell’atrio del museo i frati raccolgono e salvaguardano numerosi reperti storici: una collezione etnografica e d’arte sacra; una biblioteca con volumi preziosi; opere culturali, storiche e oggetti del passato. Quest’oasi di pace fu l’ultima dimora di Caterina Frankopan, la più nota dei membri della gloriosa famiglia dei signori di Veglia che dopo la sua morte a Venezia nel 1520 venne sepolta qui nella sua terra d’origine. La raccolta di oggetti d’arte sacra è parte del bellissimo complesso ecclesiastico costituito dalla basilica di San Quirino, patrono della città, della chiesa di Santa Margherita e della cattedrale a tre navate dell’Assunta. All’epoca in cui nell’isola di Kosljun, esisteva il ginnasio, cioè tra il 1894 e il 1928, Padre Nikola Spanjol iniziò a raccogliere oggetti tradizionali della vita degli isolani, tra cui fazzoletti e acconciature delle donne, per tutte le età e con i diversi significati: per sposate, libere o fidanzate, vedove, insomma…come un biglietto da visita in un sottile linguaggio. Questo è l’unico posto dove sono raccolti insieme tutti i costumi popolari dell’isola di Veglia, che oggi si utilizzano con orgoglio solo nelle grandi occasioni di festa, in ricordo del tempo che fu. Il cuore di ogni singola casa era la cucina e anche qui si può vedere come appariva all’epoca, quando tutta la famiglia stava raccolta al caldo del caminetto.

Una ricca collezione numismatica, con monete dal tempo di Roma a quelle di altri paesi moderni; una collezione di ceramiche, porcellane e tanti altri oggetti di uso quotidiano, lasciati qui dai marinai provenienti da varie parti del mondo; da curiose lucerne a olio, per finire con le prime lampadine elettriche; macchine da scrivere, apparecchi fotografici, strumenti musicali tipici di questa regione come le “sopile” simili all’oboe e tutti gli utensili necessari per costruirle; quindi oggetti per la lavorazione della lana, dalla conocchia al fuso, fino al telaio per la tessitura. C’è una vetrina che espone i canti neumatici (partiture di musica su pergamena dell’XI secolo); una pagina della ristampa della Bibbia di Guttenberg, un missale del 1483 che fu il primo libro croato stampato in caratteri “glogolitici” l’antica scrittura croata; la bolla di Papa Niccolò V che permise ai francescani di insediarsi su questo isolotto e il più piccolo dei libri che riproduce il Padre Nostro in sette lingue.

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