Nel XVII° secolo, i re Malla costruirono tre capitali così vicine da poter passeggiare a cavallo o in carrozza da Kathmandu a Patan e Bhadgaon fino a Pashupatinath. La valle di Kathmandu, 20 chilometri per 25, regno di preziose città che ingioiellano i campi rubati alla montagna. Nel XXI° immagini colte al volo, emozioni in libertà in sella alla nera Railegh godendosi il paesaggio e scoprire angoli di vita.
Durbar Square. Biciclette sulla rastrelliera. Tintinnano i campanelli della pagoda, sfugge dalle botteghe odore di chapati, cuoio e hashish. Gli Sherpa calpestano i rossi mattoni a spina di pesce dei vicoli sotto un peso di ottanta chili. Centinaia di thangka arruffati da una brezza giocosa. Mercati di frutta, verdura, tessuti disposti con naturalezza accanto a sapone, blocchi di sale e vasi, tra la povere delle strade coi barbieri e sarti accucciati su sgabelli sgangherati. Tappeti di peperoncini rossi tra palazzi in legno e affollate fontane dove sguazzano bimbi. Nera, freni a bacchetta. Pesante e robusta. Enorme campanello. La vecchia inglese Raleigh. Subito in sella per sgusciare nel traffico urlante, poi il silenzio della campagna. Forza di gambe su sentieri per ridiscendere a valle lungo fiumi mitici. Kathmandu, nostalgica e viva a 1400 metri, in mezzo al confluire dei fiumi Bagmati e Vishnumati. In armonia con la natura i templi dai tetti sovrapposti, sculture di porte, finestre e balconi. Passaggi angusti che guizzano tra graziosi altari ricoperti di fiori e cibo.
Ritorno a Kathmandu
Stesso sguardo dei nepalesi di anni fa. Simpatia e curiosità. Le città non sono molto cambiate. Sempre un po’decadenti nei loro abiti principeschi, superbe e magiche dalle suggestioni nascoste e dai segreti preziosi. Durbar Square, cuore della “Città di Legno”, Kathmandu. Pedalare nel centro storico, tra le belle piazze e pagode dall’aspetto sobrio. Poco importa la prima reazione davanti ai rifiuti, cani, vacche e capre. Gimcana tra vasai, incisori, donne che sbattono i panni nel fiume, artigiani che cesellano oro e argento. Sfiori l’antico palazzo reale, il tempio di Vishnu Narayan e, nelle vicinanze, il palazzo della Kumari, un edificio del XVIII secolo a tre piani ornato da stupende finestre scolpite dove serpenti, demoni, spiriti e uccelli s’affacciano da una foresta di rododendri e fiori di loto. Seduzioni della capitale nepalese. Colori, odori, febbrile animazione dei bazar. Incanto di monasteri e templi. Gente cortese che vive accanto ai propri dei e prega Buddha. Case dai tetti di paglia e dai muri di terra battuta dipinti d’ocra e di bianco.
Patan, sull’altra sponda del Bagmati
Pedalare immersi in una distesa verde. Vento dolce e profumo di mille fiori ancora freschi di rugiada nella valle di Kathmandu adagiata alle pendici dell’Himalaya. In lontananza banani, papaia e mango illuminati da coni di sole con in testa fiocchi di nuvole. Squillo dopo squillo dell’ardito campanello per scansare piccole mandrie di yak. Sguardo dopo sguardo, sfrenatezza di suoni e silenzi, presenza seducente dei campi di riso, eccesso di luce che lambisce le cime innevate. Sei chilometri di saliscendi e libertà fino a Patan, fondata dal re Ashoka nel 2500 a.C. Nell’antichissima Laliptur “Città della Bellezza”, le bici scivolano tra i bassorilievi di santuari e stupa. Ad ogni angolo piccoli templi dove si pregano gli Dei, il profumo d’incenso è “l’odore” della città, di misticismo e magia che non t’abbandona più. Patan, sull’altra sponda del fiume Bagmati trabocca d’architettura “newari”, antica etnia che popola tutta la vallata. Le bici a terra nella più bella piazza di tutto il Nepal dove s’affacciano il Palazzo Reale e il Jagannarayan Temple.
Intreccio di visioni dal Jagannarayan temple
Nuvole minacciose annunciano il monsone. La piazza si oscura, l’ombra penetra nel labirinto di stradine piene di negozi di oggetti di ottone e botteghe di fabbri. Gli ultimi guizzi di sole s’infrangono sulle figure in posizioni erotiche del grande tempio. Sotto il tetto in cima alla scalinata incantano le forme di quei corpi intrecciati che il chiaroscuro della luce sembra far muovere in un sinuoso ondulare. Schiaffi di pioggia improvvisa interrompono la magia dei sensi. Fremiti di pensieri e di freddo mentre centinaia di donne pazientemente in fila aspettano di affidare alla divina benedizione il loro desiderio di maternità. E’ la Festa della Fertilità. Giovinette col sari rosso. Donne con gioielli al collo, alle caviglie. Una a ridosso dell’altra in un lungo serpentone controllato da poliziotti. Sulla collina tra gli inganni d’acqua si apre il Golden Temple, monastero buddhista sorvegliato da tartarughe sacre che si aggirano nel cortile. E il Kumbeshawar, forse il più antico di Patan.
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