Polonia | Ci vediamo a Bialowieza

Dalle guerre mondiali ad oggi

Movimentatissimo l’anno della prima Guerra Mondiale (1915). Arrivano i tedeschi e la caccia si scatena, malgrado i divieti esistenti: soldati, bracconieri polacchi e predoni sovietici sterminano i bisonti; l’ultimo viene ucciso nel gennaio del 1919, un mese prima della riconquista polacca della zona e l’istituzione del Parco Nazionale. Negli anni che seguono si liberano i bisonti rinchiusi nei vari zoo e nel 1939 il numero arriva a ben 16 unità! Lo stesso anno vede la deportazione della popolazione polacca in Siberia, sostituita da lavoratori sovietici, a loro volta deportati a seguito dell’invasione nazista. Seguono anni di lotte partigiane, esecuzioni di massa; i bisonti vengono in un certo senso ‘risparmiati’ perché i tedeschi pensavano di istituire in zona la più grande riserva di caccia del mondo, ma nel 1944 vengono a loro volta scacciati dall’Armata Rossa. Dal 1947 la parte di foresta entro i confini della Polonia è tornata ad essere Parco Nazionale, mentre la parte Bielorussa, che ai tempi rientrava nei confini dell’URSS, è protetta solo a partire dal 1991 ma non è Parco Nazionale. Nel 1992 la foresta polacca è diventata Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO e dall’anno successivo è stata riconosciuta come Riserva della Biosfera.

Nel regno incantato dello ?ubr (Bisonte)

Attorno all’area ristretta e inaccessibile della Foresta, visitabile solo se accompagnati dalle guide autorizzate, il villaggio di Bia?owie?a si è sviluppato con case d’abitazione, molte delle quali in legno, alberghi rispettosi del paesaggio, ristoranti, laghetti, parchi ecc.; non manca l’attrattiva della vecchia ferrovia, con la Stazione oggi ristorante molto chic; non mancano le carrozzelle guidate da grandi cavalli che portano i turisti lungo i molti itinerari situati nell’enorme area verde che circonda la zona integra del parco. Varcato il grande cancello in legno della riserva integrale, si cambia mondo e prospettive. Tutto è silenzio e i soli ‘rumori’ sono quelli del volatili: centinaia di specie di uccelli che comprendono, tra le altre, molte specie di silvidi (cince, usignoli, luì, balie ecc.) rapaci diurni (falchi, sparvieri, astori, aquile ecc.) e notturni (gufi reali, civette, assioli ecc.) e ancora una decina di specie di picchi fra i quali vi sono quelli che prediligono l’abete rosso e quelli detti dal dorso bianco che si nutrono di insetti degli alberi caducifogli, oltre al raro picchio tridattilo. Camminare lungo i sentieri della riserva è un po’ rivivere le emozioni delle favole dei fratelli Grimm; tutto è sospeso, tutto è vivo e vitale. I raggi del sole a volte fendono l’intrico dei rami, sino a illuminare, al suolo, la vegetazione in decomposizione, i tronchi slabbrati o seghettati di enormi piante morte. Ma nulla nella foresta è ‘vivo’ come una pianta morta; la vita all’interno e tutt’attorno brulica, ricreando a ritmo incessante nuove piante, nuove manifestazioni di vita animale e vegetale. E in questo universo di incredibile bellezza si muovo altri attori: gli animali che popolano Bia?owie?a sono molti: anzitutto i bisonti (oggi presenti in circa 500 esemplari) poi cervi, caprioli, alci, cinghiali (oltre 3000 e sono cinghiali enormi e potenti) per finire con tre o quattro branchi di lupi, una ventina di linci, quindi tassi, volpi, procioni. Nella foresta risaltano gli opposti: ospita il più grande mammifero (bisonte) e il più piccolo (toporagno). Infine, lo spettacolo superbo e continuo delle piante, alcune vecchie di 600 anni, vere regine del Parco Nazionale: querce, abeti rossi, frassini, tigli, tredici specie salici, oltre ad arbusti, piante acquatiche e felci di tutti i tipi e dimensioni. Non mancano gli insetti: stercorari, formiche, mosche, api, vespe ecc. fra i quali molti sono necrofagi. E’ di casa anche il maggiolino. In previsione quindi di visitare la Foresta di Bia?owie?a, sarà opportuno esercitarsi con la lingua polacca, per mezzo di questo celebre scioglilingua, ostico persino per quelli nati da queste parti: ‘W Szczebrzeszynie chrz?szcz brzmi w trzcinie’ (nel paese di Szczebrzeszynie un maggiolino ronza nel canneto). Auguri!

Testo di Federico Formignani | Foto di Lucio Rossi © RIPRODUZIONE RISERVATA

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