C’è chi va in Irlanda per la musica, per gustare quelle sonorità che vengono da lontano e interpretano una cultura rurale densa di armonie e leggende. Musica a volte triste, a volte allegra, come se fosse sincronizzata con le condizioni climatiche di quest’isola. C’è chi va in Irlanda per quei paesaggi bucolici che solo l’Isola Verde sa offrire: valli morbide, pascoli che paiono usciti da dipinti ottocenteschi, villaggi che sembrano inventati per attrarre il visitatore. C’è anche chi va in Irlanda per giocare a golf. È qui, infatti, che si addensano molti campi rinomati in tutto il mondo, campi capaci di suscitare emozioni che solo il golfista sa cogliere e che vanno oltre al mero risultato di una partita.
Ma si può andare in Irlanda anche per il whiskey, forse il prodotto che ha fatto conoscere meglio di altri il gusto del bel bere a tanti, intenditori e non. Una vacanza alcolica da queste parti è un’esperienza che porta a conoscere aziende grandi e altre piccole, tutte caratterizzate dall’attenzione per ile materie prime che vengono impiegate e per la qualità del risultato finale. E forse è proprio questa continua cura del particolare che rende sempre più apprezzato il whiskey irlandese nel mondo. Sapore rotondo, gusto morbido, mai prepotente, blended o di puro malto, realizzato secondo le tradizioni di una volta, questo distillato si beve liscio o come base di numerosi cocktail. Gli intenditori suggeriscono di aggiungere a una generosa dose di whiskey solo qualche goccia d’acqua che aiuterebbe la rottura delle molecole alcoliche liberando un sapore e un profumo ancora più intenso.
Un ideale giro delle principali distillerie si può fare essenzialmente nella zona di Dublino. Se si fa eccezione per il Bushmills che viene prodotto nell’estremo nord dell’isola, gli altri principali centri di produzione gravitano nei dintorni proprio della capitale. Il viaggio può cominciare nel cuore della città, in Bow Street, dove nel 1780, John Jameson aprì quella che oggi è la distilleria più grande del Paese. Fino al 1971 la distilleria è rimasta attiva mentre oggi la produzione si è trasferita e la sede storica rimane un interessante museo che va visto (e assaggiato). Otto le fasi che portano dal chicco di cereale al prezioso distillato: la scelta dei prodotti migliori, acqua pura, orzo non maltato e orzo maltato; la maltazione in cui avviene l’essiccazione dell’orzo. È in questa fase che il prodotto irlandese si distingue da quello scozzese, essendo essiccato senza l’uso del fumo di torba. C’è poi la macinatura, l’ammostamento in cui viene aggiunta l’acqua calda a temperatura controllata. Segue la fermentazione, la distillazione, l’invecchiamento e il tino, dove il prodotto ormai finito viene lasciato miscelare per alcuni giorni.
La scoperta del whisky prosegue a Kilbeggan, a circa un’ora di auto da Dublino. È qui che sorge un altro pezzo della storia alcolica dell’Irlanda: la Locke’s Old Kilbeggan Distillery. È riconosciuta la più vecchia essendo sorta nel 1757. Un tuffo nel passato per scoprire gli strumenti e gli arnesi originali che servivano per la preparazione del distillato. Sofisticati (per l’epoca) meccanismi azionati dalla pala mossa dall’acqua e procedimenti accurati per una selezione di prodotti qualificati. Sempre nella zona, a Tullamore, il Tullamore Dew Heritage Centre, altro tempio per gli intenditori, dove DEW sta per Daniel E. Williams, il fondatore he nel 1887 avvio la produzione oggi gestita dal gruppo William Grant & Sons Irish Brands Ltd, detentore di altri prestigiosi marchi.
Rientrando a Dublino, il giro non può dirsi completo se non contempla due soste dove arricchire le proprie conoscenze sull’argomento. Il primo è il bar del Portmarnock Hotel. È qui che Guido Martino, l’italianissimo Jameson Bar Manager, accoglie l’ospite e lo coccola con degustazioni e precise informazioni sui distillati e le tradizioni locali. L’altro è il Jasmine Bar del Brooks Hotel, un’autentica istituzione dublinese. Altri marchi ed etichette si aggiungono a questi. Solo super intenditori riescono a distinguere i differenti prodotti che si differenziano, soprattutto, per piccoli particolari nel procedimento di produzione. Resta comunque, sopra tutti, il piacere di una degustazione gradevole e la scoperta, anche nel whiskey, del sapore che rende l’Irlanda sempre bella. Quasi dimenticavo. Tra un whiskey e l’altro si può sempre godere di una splendida Guinness. Non è vietato.
Testo e foto di Pietro Busconi
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